martedì 18 marzo 2025

Palermo Città del Volontariato 2025. I dati del terzo settore in Sicilia.

 Il MEDITERRANEO 24 - 17 marzo 2025

Dal Terzo Settore un’opportunità per la Sicilia: il punto sul non profit nell’isola

Francesco Palazzo

https://www.ilmediterraneo24.it/buone-notizie/dal-terzo-settore-unopportunita-per-la-sicilia-il-punto-sul-non-profit-nellisola/



Palermo, dopo Bergamo, Cosenza e Trento, è Capitale italiana del volontariato 2025. L’inaugurazione sarà il 24 marzo alle ore 10 al Teatro Politeama di Palermo. Il CSVnet, associazione nazionale dei centri servizi per il volontariato, dal 2021 pubblica un bando con l’obbligatorietà che vi siano le adesioni di comune, Caritas diocesana e Forum del terzo settore, visto che i promotori oltre che il CSVnet sono l’ANCI, l’Associazione dei Comuni, la Caritas italiana e il Forum Italiano del terzo settore. Il CeSVoP (Centro Servizi per il Volontariato di Palermo) ha partecipato ed è arrivato l’importante riconoscimento. Il lancio dell’evento sarà fatto in due momenti. Il 18 marzo alle 9 e 30 nel Quartiere Sperone presso il Giardino delle parole con l’inaugurazione della Casetta dei Libri. Il 21 marzo a Pallavicino alle 9 presso Attia Taliu – Giardino di via Pallavicino durante la Festa di Primavera. Il programma annuale vede tante iniziative, molte in capo al CeSVoP, altre in collaborazione con gli altri due Centri servizi per il volontariato siciliani: il CSVE, Centro Servizi per il Volontariato Etneo (province di Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna) e il CESV, che si occupa della provincia messinese.

Il CeSVoP comprende le province di Palermo, Agrigento, Trapani e Caltanissetta. Insieme, nel programma Palermo Città del Volontariato 2025, cureranno alcune iniziative sul volontariato siciliano, sul protagonismo civico dei giovani e sulla protezione civile. I tre Centri Servizi siciliani fanno comunque fisiologicamente azioni comuni, campagne comunicative, eventi giovanili, corsi di formazione.

Riavvolgendo il nastro di quello che è un grande movimento a livello nazionale, che mobilita in vario modo quasi 7 milioni di volontari, cerchiamo di aprirne la carta d’identità di come si svolge in Sicilia la vita del cosiddetto terzo settore. Terzo perché posto dopo il settore pubblico e quello privato. Lo abbiamo fatto con Nunzio Bruno, coordinatore dell’area comunicazione del CeSVoP, presso la sede che si trova a Palermo in Largo Villaura, 27. Abbiamo analizzato con attenzione dal sito del CeSVoP (cesvop.org) il Barometro RUNTS Sicilia. Il RUNTS è il Registro unico nazionale del terzo settore, istituito nel 2017 e attivo dal novembre 2021. Al 31 gennaio 2025 risultano sul RUNTS 9906 enti siciliani, anche se tale numero è destinato a calare poiché è in atto una procedura di cancellazione per oltre 800 enti che non hanno più i requisiti. Il dato siciliano è il 7,49% del totale degli iscritti in Italia (132.264), con un incremento del 17,37% in un anno (8.499 il 31 gennaio 2024). Ma di che natura sono questi enti? Abbiamo le Organizzazioni di Volontariato – ODV (2143), le Associazioni di Promozione Sociale – APS (3525), le Imprese Sociali (3399), gli Enti Filantropici (18), le Società di Mutuo Soccorso (8) e altri Enti di Terzo Settore (810). Rispetto alle altre regioni italiane si registra in Sicilia una preponderanza di Imprese Sociali e una presenza minore di Organizzazioni di Volontariato e Associazioni di Promozione Sociale.

Per quanto riguarda le singole province i numeri sono i seguenti. Ad Agrigento abbiamo 378 Imprese Sociali, 362 APS, 172 ODV e altri 45 Enti di Terzo Settore. A Caltanissetta 205 APS, 167 Imprese Sociali, 132 ODV e altri 27 Enti di Terzo Settore. A Catania 784 Imprese Sociali, 674 APS, 456 ODV e altri 148 Enti di Terzo Settore. A Enna 180 APS, 109 Imprese Sociali, 99 ODV e altri 18 Enti di Terzo Settore. A Messina 550 APS, 400 Imprese Sociali, 264 ODV e altri 102 Enti di Terzo Settore. A Palermo 823 Imprese Sociali, 823 APS, 547 ODV e altri 292 Enti di Terzo Settore.  A Ragusa 187 APS, 175 Imprese Sociali, 99 ODV e altri 47 Enti di Terzo Settore. A Siracusa 271 APS, 258 Imprese Sociali, 172 ODV e altri 71 Enti di Terzo Settore. A Trapani 305 Imprese Sociali, 273 APS, 202 ODV e altri 60 Enti di Terzo Settore. I dati numerici complessivi per provincia vedono avanti Palermo, Catania e Messina. Poi Agrigento, Trapani e Siracusa. Nelle ultime tre posizioni troviamo Caltanissetta, Ragusa ed Enna. Facendo una riflessione sui grafici, Nunzio Bruno ci fa notare un dato diverso sulla provincia di Palermo rispetto alle altre. Solo nel palermitano la presenza degli enti del terzo settore è prevalente nel capoluogo rispetto al resto della provincia. In tutte le altre province accade invece il contrario. Nei comuni capoluogo vi sono meno realtà di terzo settore rispetto al resto delle province. Le APS Associazioni di Promozione Sociale e le ODV Organizzazioni di Volontariato hanno ambedue scopi solidaristici, la differenza è che le ODV svolgono attività prevalentemente in favore di terzi (non soci), possono assumere lavoratori dipendenti solo nei limiti necessari al loro funzionamento, il numero dei volontari deve essere prevalente rispetto al numero dei lavoratori; le APS svolgono attività prevalentemente in favore dei propri associati, familiari o terzi e possono assumere lavoratori dipendenti con maggiore flessibilità rispetto alle ODV. L’Impresa Sociale è un ente privato che esercita in via stabile e principale un’attività d’impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, finalizzata all’inserimento lavorativo.

Per quanto riguarda la presenza più elevata in Sicilia di imprese sociali si potrebbe spiegare con il fatto che questo spezzone di terzo settore sembra assumere un ruolo di “ammortizzatore sociale”: laddove c’è poco lavoro si cerca di creare lavoro con l’impresa sociale. L’impresa sociale può fare convenzioni a pagamento, può avere affidati dei servizi tipo casa famiglia con convezioni con comuni e tribunali. I centri di servizio per il volontariato (CSV) sono autonomi, nascono con la Legge 266 del 1991. Le fondazioni di origini bancaria devono destinare un quindicesimo del loro patrimonio in denaro da trasformare attraverso i CSV in servizi gratuiti agli enti del terzo settore. I CSV vengono gestiti e orientati dagli stessi volontari che stabiliscono quali sono i servizi più adatti. Per diventare centri servizi per il volontariato occorre partecipare a un bando.  

La maggiore difficoltà delle associazioni di volontariato è il ricambio e la difficoltà ad attrarre giovani per il calo demografico, la desertificazione della partecipazione, e anche per le modalità di partecipazione più informali, liquide. Spesso i ragazzi rifiutano il tipo tradizionale di volontariato, lo identificano con la carità. Il loro è un volontarismo più episodico, legato allo scopo e non alla partecipazione continua, poi magari nasce una nuova esigenza e si riattiva un altro gruppo, che è una modalità tipica dei social. Parlare di volontariato in generale è molto approssimativo; c’è una galassia di volontariati che poi si cerca di unificare unendo le caratteristiche comuni. Per quanto riguarda la formazione, va specificato che alcuni interventi specifici, tipo protezione civile, ambito ospedaliero, carceri, accompagnamento ai minori stranieri non accompagnati, affido familiare e disabilità mentale, richiedono una specifica formazione preventiva. Altre forme di volontariato più spontaneistiche hanno meno contatti con la formazione, però man mano che si confrontano sui problemi sono costretti a mettere nel loro bagaglio conoscenze teoriche e pratiche. Negli ultimi tempi i CSV hanno adottato un metodo formativo più legato ai territori e .i loro bisogni. Quindi più una formazione induttiva che deduttiva.

I CSV collaborano anche a individuare leadership di comunità, non persone messe da fuori.  E’ la comunità che genera i propri leader e a quel punto si interviene con la formazione e si facilita una continuità nel tempo. Le associazioni di volontariato hanno un certo ciclo di vita legato alle persone che ci lavorano.  Dopo il covid è aumentata la crisi economica, ci sono associazioni di volontariato che affrontano questa emergenza e altre che puntano più al cambiamento. Nei rapporti con le istituzioni, a partire dai comuni, i centri servizi hanno adottato i nuovi principi della coprogrammazione e della coprogettazione. Ci si siede attorno allo stesso tavolo, a pari livello amministrazioni pubbliche ed enti del terzo settore, non per mettere le pezze dove il pubblico non arriva, ma per disegnare insieme le politiche sociali coinvolgendo i cittadini. Il CeSVoP ha lavorato attorno al termine amministrazione condivisa attraverso un regolamento, nel massimo della trasparenza, e chiede ai comuni di fare patti di collaborazione con i cittadini.

Nelle province di interesse del CeSVoP oltre 30 comuni hanno sposato tale metodo. Grazie a questo approccio, ad esempio, a Bagheria è stato recuperato un bene confiscato. Gli enti del terso Settore hanno, proponendo un progetto al comune, hanno proposto allo stesso di utilizzare i fondi europei per il recupero e il riutilizzo sociale dei beni confiscati. Il bene è stato restaurato e restituito ai volontari. Si chiama Centro giovanile don Milani. Il Comune paga alcune spese, altre le affrontano il CeSVoP e i volontari stessi. Pure Palermo ha approvato il regolamento per la sperimentazione condivisa anche se esperienze significative ancora non ve ne sono. Il CeSVoP per fare in modo che le realtà si conoscano e si riconoscano ha istituito case e sportelli del volontariato nel territorio. I servizi base che queste strutture di secondo livello danno alle organizzazioni di terzo settore sono diversi. Informazioni per fare volontariato, consulenze amministrative, fiscali, normative e statutarie, indicazioni per realizzare progetti sociali e per fare formazione, assistenza nelle necessità di supporto logistico e per le esigenze di comunicazione. Tali servizi vengono forniti pure ai non iscritti.

Alla fine dell’anno di Palermo Capitale Italiana del Volontariato 2025, nei giorni attorno al 5 dicembre, giornata internazionale del volontariato, si organizzerà una convention del volontariato siciliano e vi sarà il passaggio di testimone alla capitale italiana del Volontariato 2026. Per l’occasione è stato invitato il Capo dello Stato, il presidente Sergio Mattarella. Infine, per lasciare un “monumento” a Palermo Capitale del Volontariato, si tenterà di creare una Fondazione di comunità: un ente che possa promuove e sostenere azioni di rigenerazione della città. Ciò perché la capitale del volontariato ha il seguente motto: “Il volontariato che non ti aspetti… il tuo”. L’obiettivo è quello di mettere il cittadino in una posizione attiva, in modo che prenda in mano le proprie capacità di trasformazione e di partecipazione e le utilizzi per migliorare la città.


Palermo Cremonese. Tre gol in un quarto d'ora.

 Rosalio Il blog di Palermo 

14 marzo 2025

Palermo – Cremonese, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

Francesco Palazzo 

          https://www.rosalio.it/2025/03/14/palermo-cremonese-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/


Prima della partita

Anticipo di Serie B. Il Palermo torna a giocare al Barbera nella stessa posizione di classifica che aveva prima di andare a Genova a vedersela con la Sampdoria. Inutile dire che una vittoria contro i blucerchiati valeva oro ed era assolutamente alla portata del Palermo. Inutile dire che una vittoria oggi con la Cremonese consentirebbe al Palermo di mettersi nella scia della quarta posizione. Inutile, tuttavia, affermare pure che una sconfitta della Cremonese potrebbe rendere sempre più ampia la distanza dalla terza Spezia, un distacco tale che si potrebbero non celebrare i play off. Inutile dire che una sconfitta aprirebbe ampi scenari di crisi. il Palermo vinse all’andata fuori casa. Il ritmo sotto Monte Pellegrino dei rosanero torna ad essere quello dei tempi migliori. Abbiamo 16 punti nelle ultime 8 gare disputate al Barbera. Peraltro proprio dentro casa il Palermo ha subito soltanto 10 reti. Nessuno ha fatto meglio tra le mura amiche. Dunque le cinque gare in casa saranno decisive per individuare il piazzamento del Palermo nei play off. Dopo la Cremonese, i rosanero ospiteranno il Sassuolo, che magari potrebbe aver cucito già sul petto lo scudetto della promozione. Il 21 aprile, a Pasquetta, il Palermo se la vedrà con la Carrarese, per la festa dei lavoratori scenderanno nel catino del Barbera i sudtirolesi, il 9 maggio la regular season sotto lo sguardo del Castello Utveggio raggiungerà l’ultima puntata contro il Frosinone. Alcune di queste gare sono abbastanza “facili”. Occorre però sapere che in serie B non ci sono gare semplici e che alcune squadre potrebbero trovarsi in zona play out e dunque per nulla consenzienti a fare la parte delle vittime sacrificali. Ho letto da qualche parte che questa tra Palermo e Cremonese è la partita tra le due squadre dove c’è stato un più elevato turn over tra quanti hanno fatto gol. Il Palermo scende al Barbera con 39 punti, la Cremonese con 45. Nelle ultime cinque Palermo imbattuto, Cremonese con una sconfitta. L’unione Sportiva Cremonese ha quasi la stessa età di nascita del Palermo (1903), i colori del club sono il grigio e il rosso, e come grigiorossi sono individuati i calciatori cremonesi. Il terzo portiere del Palermo, Sirigu, 18 anni fa ha giocato nella Cremonese. Gigliorossi sono stati pure il compianto Gianluca Vialli e il campione del mondo spagnolo, Antonio Cabrini. Anche l’ex commissario tecnico della nazionale, Cesare Prandelli, ha indossato la maglia grigiorossa negli anni settanta. In organico alla Cremonese c’è l’ex rosanero Franco Damián Vázquez, elegante ed estroso trequartista che a Palermo ha segnato 22 reti in 91 partite tra il 2013 e il 2016. Leggiamo che l’accordo fra il Comune di Palermo e il Palermo FC per la gestione dello stadio è pronto. Si attende il nulla osta del Consiglio Comunale. La concessione dovrebbe essere di 80 anni con scadenza nel 2105. Quando il mondo non sapremo come sarà e che impatto avrà il gioco del calcio nella società. Il Palermo dovrebbe presentare entro due anni un progetto di ammodernamento per adeguare l’impianto agli standard UEFA in vista degli Europei del 2032. Il canone annuo include pure l’uso del Pallone di viale del Fante e dell’ex campo nomadi della Favorita. Intanto il Palermo ha ottenuto il via libera per gli interventi necessari a garantire l’idoneità statica dell’impianto entro il 18 marzo. Per tornare al prepartita, va detto che Cremonese e Palemo si somigliano abbastanza. Partite per avere un ruolo da protagoniste di prima fascia, hanno alternato cose buone ad altre molto meno. Qualità nella discontinuità, potremmo dire.

La partita

Sotto un cielo sciroccoso e una temperatura agostana si inizia. Nei maxischermi scorrono le cose che non è possibile fare, cioè il 90% di quelle che vengono fatte, compresa quella di non pronunciare slogan offensivi contro altri. E infatti subito dopo «catanese pezzo di merda» parte dalla nord. Se non sei in grado di fare rispettare le regole, inutile declamarle. Spettatori in aumento. Ceccaroni ammonito al 7mo. La Cremonese sembra più in palla. Più volte si sono presentati pericolosi nell’area avversaria. Al 14mo Brunori servito da Pohjanpalo da fuori fa la barba alla traversa. Il Palermo attacca verso la nord. Al 20mo quasi gol della Cremonese a due passi dalla porta, Audero si oppone. Al 23mo stesso quadro. Rosanero poco reattivi e propositivi. Al 24mo altra parata di Audero. I grigiorossi affondano facilmente verso la porta rosanero. Ammonizione di un grigiorosso. Mezz’ora di gioco, nessun tiro del Palermo che abbia centrato lo specchio della porta. Verso la fine del primo tempo il Palermo tenta qualcosa ma non si finalizza nulla. La Cremonese è molto più decisa e pericolosa. A Pohjanpalo giungono pochi palloni. Audero esce bene. Se i rosa non hanno subito gol il merito è suo. Nell’intervallo ciascuno ha la sua tesi vincente. Non c’è mestiere più facile e appagante che fare il commissario tecnico dagli spalti.

Al 50mo errore della difesa rosa, “calcio di rigore” dal limite dei grigiorossi, che sbagliano. Giallo per Brunori, pare per simulazione. E come fu e come non fu al 56mo Gomes, il migliore in campo, buca la rete grigiorossa. Audero si fa male alla gamba. Al 68mo rosanero pericolosi. Al 69mo fallo in area cremonese e rigore per il Palermo. Il VAR conferma e Brunori mette il secondo sigillo. Due tiri in porta due gol. Verre ammonito per un fallo a centrocampo. Al 74mo dormita della difesa rosa e i grigiorossi dimezzano le distanze. Al 76mo entrano Ranocchia, Segre e Vasic. Escono Gomes (uscita fischiata), Verre e Ceccaroni. Ancora dieci giri d’orologio. Ammonito Vasic. All’86mo i grigiorossi riprendono il Palermo. Negli ultimi minuti la Cremonese cerca di fare tombola. Brunori e Diakité fanno posto nei sei minuti di recupero a Le Douaron e Lund. Quasi sul finire i grigiorossi fanno tombola e si prendono i tre punti. Buio. E non perché sia sera.

Dopo la partita

Il Palermo, in attesa delle partite di sabato e domenica, che potrebbero peggiorare la situazione, va a letto con gli stessi punti di quando era entrato in campo ma adesso di nuovo fuori dai play off superato dal Bari. Ma non è questo il punto. Una squadra con un minimo di velleità di promozione, sapendo quando contano le partite in casa, non può giocare una gara così. Primo tempo brutto e secondo ancora molto peggio, allucinante, un incubo, perché i tre gol subiti sul 2 a 0 sono molto più pesanti di quelli fatti. I cambi proposti dal Palermo alla fine sono stati controproducenti, inspiegabile l’uscita di Gomes. Quelli fatti dalla Cremonese sono stati invece risolutivi. Con la vittoria, la Cremonese si avvicina allo Spezia e scongiura il mancato svolgimento dei play off. Bisogna vedere se li farà il Palermo. Alla fine i fischi sono arrivati a Bagheria, insieme al Dionisi vattene. È chiaro che sono adesso diversi gli incontri che il tecnico non ha letto bene nei momenti cruciali. Ma prendere un altro tecnico a poche partite dalla fine, ammesso e non concesso che il City Group metta il pollice verso, non è semplice. Il 30 i rosa vanno a Salerno, il 6 aprile scende al Barbera il tritatutto capolista Sassuolo. La società avrà il coraggio di rischiare un altro bagno di sangue casalingo con lo stesso tecnico? Una cosa va detta alla fine. Questa partita la stavano vincendo anche abbastanza casualmente i giocatori in campo. L’hanno persa dalla panchina. Ora il punto è che la società, visto che ha i denari, oltre che prendere pezzi grossi per il campo, deve soprattutto individuare dal prossimo anno un tecnico con caratteristiche molto diverse.

Un francescano nella chiesa di don Puglisi

 Porta di Servizio

Notizie Chiesa locale e universale

13 marzo 2025

Brancaccio, a “tu per tu” con don Gabriele Virga

Francesco Palazzo

  https://www.portadiservizio.it/2025/03/13/brancaccio-a-tu-per-tu-con-don-gabriele-virga/



Don Gabriele Virga è un sacerdote diocesano che guida la comunità di San Gaetano a Brancaccio. Quella dove Puglisi ha vissuto gli ultimi tre anni della sua vita. Recentemente è andato via, dopo una malattia, don Maurizio Francoforte. Molto vicino a Biagio Conte, i cui funerali si sono svolti presso la chiesa della missione Speranza e Carita dove è sepolto il frate laico.

Ci vediamo nel tardo pomeriggio di martedì 11 marzo presso la parrocchia. Don Gabriele è puntualissimo. Mi avvicino a lui mentre sta aprendo la porta per entrare in chiesa. Nel frattempo si sta congedando da due suore con le quali è stato in giro a visitare le famiglie. Non è un luogo privo di significato la chiesa di San Gaetano per chi scrive. Sono nato nel quartiere, ho frequentato la parrocchia da piccolo e sino all’età adulta.

L’incontro

Don Gabriele l’ho conosciuto in ascensore a fine ottobre 2022. Ho capito che andavamo nella stessa casa dopo il penultimo piano. Stava portando l’estrema unzione a un mio zio che se ne stava andando. Mi colpirono le sue profonde parole e lo sguardo partecipe una volta seduto dopo aver impartito il sacramento. Al telefono mi aveva detto che non poteva prima di un certo orario perché sarebbe stato in giro appunto con le suore nelle case del quartiere.

Mi è parsa una buona notizia. Le suore furono chiamate da don Puglisi, prima ancora che il Centro Padre Nostro di fronte la parrocchia, quello pensato e voluto da don Pino, entrasse in funzione.

Prima di incontrare don Gabriele mi soffermo davanti al Centro. Nella targa c’è scritto: Centro Parrocchiale di Accoglienza Padre Nostro, fondato dal Beato Padre Pino Puglisi il 16 luglio 1991 ed inaugurato dal Cardinale Salvatore Pappalardo il 29 gennaio 1993.

In questa palazzina c’è l’essenza di don Pino. Un centro parrocchiale, cioè in piena sintonia con la parrocchia che si trova dall’altra parte della strada, meno di quaranta metri, di accoglienza, completamente slegato da prebende e finanziamenti. Entrati in chiesa, sento il coro che si esercita.

Don Pino e don Maurizio

Don Gabriele deve affrontare con una volontaria l’accesso problematico in una casa. A volte occorre pure capire e incassare i no di chi non vuole il tuo aiuto. Mi ospita nell’archivio. Le foto di Puglisi e di don Maurizio si trovano una accanto all’altra. Don Gabriele, mi parli di queste due preti.

“Per quanto riguarda don Puglisi a me sembra di riscontrare in molti la sua eredità, la sua ispirazione, il suo modo di servire il quartiere.  Cerchiamo di incarnare il suo modo d’essere, non nel senso di fare quello che ha fatto lui, ma nel senso di provare a vivere le cose come le ha vissute e viste lui. La sua dedizione, il suo spirito di sacrificio. L’altra cosa in cui si vede la sua traccia indelebile è l’interesse delle famiglie verso l’istituzione scolastica. Poi c’è, nel suo nome, un flusso continuo, l’invasione di tanti ragazzi e ragazze, scuole, gruppi, movimenti. Mi sono chiesto cosa cercano. Secondo me l’uomo di fede che ha vissuto per la giustizia, per la legalità”.

“Il centro e il legame con la parrocchia”

Parliamo brevemente del mio casuale incontro serale o meglio notturno a metà luglio del 1993 con 3P.  Prosegue don Gabriele. “Il centro lui l’ha voluto di fronte la chiesa in modo che ci fosse uno stretto legame con la parrocchia. Al centro si fa catechismo e tre volte la settimana vengono i ragazzi del liceo Danilo Dolci, che si trova a cento metri, per il recupero scolastico dei bambini del quartiere. I ragazzi del liceo non possono stare da soli, quindi ci sono sempre dei volontari della parrocchia che fanno da supervisori. Il Centro Padre Nostro, come voleva don Puglisi, è completamente slegato da finanziamenti pubblici”.

L’esempio di don Maurizio

Don Gabriele parla cercando le parole giuste ad ogni passaggio. “Maurizio Francoforte aveva una personalità fortissima, anche se silente, molto silente, non era l’uomo mediatico, ma lui ha lavorato tantissimo proprio nel silenzio, con tenacia. Ho ammirato la sua praticità, cercava e trovava soluzioni per la parrocchia, per il territorio”.

Gli chiedo quali sono le attività parrocchiali. “Oltre quelle classiche, prima del Covid abbiamo fatto molti campi scuola con altre parrocchie del nord, con altri volontari che venivano per esempio dagli oratori delle chiese del nord. Stavano qua una settimana, andavano a prendere i bambini per esempio nella zona cosiddetta degli Stati Uniti e li portavano al Padre Nostro, si cucinava, i ragazzi dormivano lì. Questo ha funzionato molto”.

Il territorio

Stati Uniti e Via Hazon e dintorni sono i luoghi più sofferenti del territorio parrocchiale. “Il problema – sottolinea don Gabriele – è che le due zone dialogano pochissimo e non collaborano, ci sono problemi diversi anche se non molto differenti, ma sono due povertà diverse. La parrocchia è come se fosse composta da tre anime che non interagiscono, quelle più problematiche degli Stati Uniti e di Via Hazon e la terza parte, preponderante, composta da famiglie che potremmo definire della classe media. Ciò a livello parrocchiale rende molto difficile costruire la comunità, anche se noi giriamo casa per casa, con un servizio che stiamo assicurando a tappeto. Nelle zone più difficili molti non aprono, le famiglie disponibili hanno comunque dei punti di riferimento religiosi pregressi”.

Don Gabriele si ferma un attimo per argomentare meglio. “Noi lo facciamo per far capire alle persone che la parrocchia è vicina a loro e che in qualunque momento ci siamo”. Mi racconta che c’è un problema di divario generazionale che non si riesce a colmare.

“Ci sono pochi giovani e molti over sessanta – precisa Don Gabriele -, quei pochi sono i figli o i nipoti del periodo di quando la comunità era fiorente con Padre Ignazio Acquisto, Don Giuè, Don Puglisi, Don Mario Golesano e Don Maurizio. È un periodo di crisi sul quale secondo me incide, per quanto riguarda i giovani, l’eccessivo utilizzo dei cellulari già da piccoli. Fanno fatica a ragionare, a lavorare sul proprio vissuto. E non è una cosa che riguarda soltanto Brancaccio”.

“Ricreiamo un tessuto comunitario”

Percepisco che la parte di parrocchia non irrilevante numericamente che appartiene al ceto medio non collabora più come nel passato. Don Gabriele concorda. “Stiamo cercando con pazienza di ricreare un tessuto comunitario”. Ma oltre le ombre, che probabilmente riguardano la vita di tutte le parrocchie, ci sono pure le luci nel racconto di don Gabriele.

“C’è il bel gruppo del coro, un gruppo famiglie, coppie di persone sposate che camminano insieme al diacono, don Angelo. Poi c’è un ottimo servizio agli ammalati, li vanno a trovare portando anche la comunione. Non c’è più la confraternita. Si collabora molto con la scuola media, con il liceo Danilo Dolci, con la scuola elementare e con qualche associazione come ad esempio Quelli della Rosa Gialla“.

Oggi più attenzione per la legalità”

Parliamo di un gruppo attivo nel sociale che ha prodotto musical che hanno fatto il giro d’Italia con migliaia di spettatori. Non possiamo certo non toccare il tema delinquenza e della mafia. Il sacerdote ha le idee abbastanza chiare.

“La delinquenza ha un andamento sinusoidale, ci sono delle fasi più acute e delle fasi in cui il fenomeno è meno rumoroso. Ora per esempio temo quello che ogni anno si scatena contro le forze dell’ordine con le vampe di San Giuseppe. Riguardo all’antimafia, invece, c’è anche a Brancaccio una coscienza diffusa che prima non c’era. E c’è un po’ più di attenzione verso la legalità. Poi c’è sempre, non solo a Brancaccio, il virus culturale mafioso che continua a vivere”.

Un passato francescano

Prima di transitare verso l’impegno diocesano, don Gabriele ha attraversato il deserto. “Ero un fratello francescano, lo sono stato per 28 anni, a un certo punto mi è stata stretta quella forma di vita troppo rigida e per me è diventato tutto insostenibile, sia psicologicamente che fisicamente. Mi sono dovuto fermare per tre anni e chiedermi per quale motivo mi stava succedendo questo. Tale lungo periodo è stato però prezioso perché ho scoperto che il Signore mi stava chiamando ad un altro tipo di servizio. Sono in diocesi da quasi tre anni e questo di Brancaccio è il primo incarico che mi è stato assegnato. All’inizio è stato traumatico. Uscire da una forma di vita eremitica e trovarsi in trincea è stato duro durante il primo anno. Oggi devo dire che sono onorato di calpestare un territorio segnato dal sangue di un martire e di servire la gente che ha servito don Pino. La mia lunga crisi mi aiuta a stare vicino alla gente che soffre”.

“Facciamo ponte”

Da come scruta l’interlocutore durante l’ora del dialogo, questo appare chiaro. Don Gabriele cerca di catturare ogni esigenza di chi si trova di fronte a lui. Ma cosa può chiedere una comunità come quella di Brancaccio alla città e alla chiesa di Palermo?

“Bisogna rilanciare la fiducia in noi stessi come comunità, magari coinvolgendoci in piccoli gesti dove ci si chiede a vicenda un minimo di collaborazione. Nei confronti della chiesa diocesana occorre tenerla aggiornata, coinvolgerla, non isolarci, fare da ponte”.

Dalla morte di don Maurizio, dicembre 2024, la comunità aspetta che le venga assegnato un nuovo parroco, ma nel frattempo don Gabriele cerca di accompagnarla nel miglior modo possibile. Con le altre parrocchie della zona dialogate?

“Con le altre parrocchie vicine si collabora. Segnalo che intorno alla chiesa esistente nell’ex deposito delle ferrovie, che noi amministriamo, c’è una bella comunità da curare. Noi andiamo ogni domenica”.

La fede, un terzo occhio”

Ma cosa è la fede adesso per un francescano eremita di stretta osservanza passato a lavorare sul territorio? “La mia fede è un terzo occhio. Prima la fede era con meno responsabilità, un cammino di perfezionamento spirituale personale. Oggi la mia fede si sta arricchendo di un percorso di attenzione maggiore verso gli altri. Quando si chiude il portone della parrocchia a me continuano a rimanere in testa le persone con i loro problemi e l’impegno che ci vuole per tentare soluzioni possibili. L’occhio della fede è dinamico tuttavia, cresce sempre, si arricchisce di continuo”.

Il ricordo del Papa

Nel 2018 Papa Francesco pellegrino a Palermo nei luoghi del martirio di don Pino, entrò quasi da solo a San Gaetano. Chissà quali pensieri e meditazioni si è portato appresso. Nella facciata della chiesa, che per la precisione si chiama Maria Santissima del Divino Amore e San Gaetano, ci sono da quel giorno le gigantografie del Papa e di don Puglisi. Chiedo a Don Gabriele due parole sul pontefice.

“Papa Francesco ha segnato il futuro della chiesa, che dopo di lui non può più tornare indietro. Per quanto riguarda me, spesso mi sono stupito che la mia crisi spirituale e la sua soluzione è coincisa con questo papato e con Brancaccio. Non riesco a non collegare questi due aspetti”.

La porta sull’altare

Poi mi porta un po’ a visitare la chiesa. Rivedo la porticina che sbuca sull’altare. Da chierichetto entravo e uscivo da lì. Facciamo una foto davanti la mensa in legno semplice che fu di Puglisi. Siamo alla porta. “Quando verrà eletto il nuovo parroco lo saprai dai giornali”. Replico. “Magari, chissà…”. “Quello che vuole il Signore”, è il suo saluto finale.

Vado a riprendermi l’auto, ripasso dal Centro Padre Nostro. Prima era chiuso adesso è aperto con tanti giovani e un frate in visita. Don Pino è ancora in questo centro pagato a caro prezzo.

La sera del 15 settembre 1993 telefonò dalla cabina che c’era sul marciapiede di fronte al centro. Il commando mafioso di morte vedendolo decise di agire subito. Ma non sapevano che, poverini, come recitano Ficarra e Picone nel loro bellissimo pezzo su don Puglisi, ci sono diverse nascite. Parto naturale, cesareo, in acqua e parto per uccisione. Ci auguriamo che la vita di don Pino, che non è finita, riesca ad indicare alla sua parrocchia e alla Chiesa palermitana sempre più la strada da percorrere.

martedì 4 marzo 2025

Palermo Brescia, da Carducci ai play off.

 ROSALIO - Il Blog di Palermo 

2 Mar 2025

Palermo – Brescia, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

Francesco Palazzo

https://www.rosalio.it/2025/03/02/palermo-brescia-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/ 


Prima della partita

Il Palermo si presenta al Barbera, nel mese in cui già la primavera si sente, anche se la domenica è fredda, reduce da un tondo 3 a 0 in quel di Cosenza. Ma pure da due brutti pareggi contro Spezia e Mantova e dalla sconfitta in casa con il Pisa, nonché dalla sconfitta con la Reggiana fuori casa. Cinque punti in cinque partite, le ultime, appunto. Media più da play out che da play off. Qual è il Palermo che giocherà le ultime undici gare? Pare che gli innesti di portiere, difensore e attaccante dovrebbero da un lato rassicurare nel gioco difensivo, dall’altro consentire di guardare la rete avversaria con meno problemi. Visto che peraltro i rosanero proprio nel numero di gol fatti rispetto a quelli presi presentano maggiori difficoltà. I rosa sono noni con 35 punti prima di scendere nel catino del Barbera, dunque di un pelo fuori dalla zona play off. Ed è molto probabile che ci restino pure con una vittoria contro i bresciani. Considerato che la posizione ottava, quella del Bari, è a due punti e che le altre formazioni ancora più sopra non possono essere raggiunte dal Palermo anche vincendo. Se poi non si dovesse vincere, siccome il Modena, che gioca in casa con l’ultima in classifica, è a un punto del Palermo, la squadra di Dionisi alla tirata dei conti si potrebbe trovare decima stasera. Con un distacco dall’ottava che, nella peggiore delle ipotesi, ossia sconfitta dei rosanero, si cristallizzerebbe a cinque punti. Insomma, al punto in cui siamo, se il Palermo vuole rimanere agganciato al gruppo dietro le prime tre, di queste undici incontri deve vincerne almeno sei, con due o tre pareggi, limitando al minimo le sconfitte. E magari sperare, a partire da oggi, perché no, che le altre facciano peggio o non meglio in blocco. Sotto il cielo comandato dal dio del calcio tutto può accadere. Se però il Palermo farà quasi la media di 2 punti a partita. Adesso è 1,29. Del resto il numero sei non è scritto a caso, essendo esattamente la quantità di partite che da oggi alla fine del torneo giocherà in casa la squadra di capitan Brunori. Oggi assente, sostituito da Le Douaron, per un’ammonizione abbastanza ingenerosa. L’ultima affermazione tra le mura amiche risale al 19 gennaio, contro la Juve Stabia. Quindi quanto accadrà nel rettangolo verde di Viale del Fante, condizionerà l’accesso o meno ai play-off. Il problema è che sinora in casa su tredici partite ci sono state soltanto cinque vittorie, quattro pareggi e quattro sconfitte. Dunque, oltre che col Brescia, le partite casalinghe contro Cremonese, Sassuolo, Carrarese, Sudtirol e Frosinone saranno fondamentali. Ma qua va segnalato un problema che riguarda non l’aspetto tecnico ma politico. C’è incredibilmente una concreta possibilità che il “Barbera” resti sbarrato agli spettatori dal 19 marzo, a causa della scadenza del certificato di idoneità statica dell’impianto. La società è in grado di fare tutto da sola al posto del Comune, proprietario dell’impianto. Attende soltanto che il consiglio comunale produca l’atto convenzionale necessario. Entrando allo stadio notiamo che un disegno, tra i tanti interessanti e belli da vedere, lungo il perimetro del Barbera, manda un bel messaggio. Vediamo un uomo che si reca in curva con quello che sembra un bambino sulle spalle e accanto la scritta “di Padre in Figlio”. Il messaggio è chiaro. Lo stadio di calcio deve essere sempre più una struttura dove le famiglie, di generazione in generazione, devono sentirsi a proprio agio portando tranquillamente figli e nipoti. Un luogo frequentato da famiglie non può che essere sereno, senza pericoli. Un posto dove le tensioni sono cancellate e la violenza, verbale e non, deve essere bandita. E purtroppo invece in tutti i settori degli stadi la violenza verbale campeggia tuttora alla grande. Il punto è che immediatamente accanto a tale virtuoso invito alle famiglie, troviamo una frase che pare rimandare ad un ragionamento diverso. Ad un approccio con gli stadi che sembra radicalmente opposto. Recita chiaramente, a caratteri cubitali, «DIFFIDATO NON MOLLARE». Non, «diffidato hai sbagliato», oppure «diffidato non lo fare più». O magari «diffidato ti aspettiamo per un tifo sano». No, diffidato non mollare. Cioè, diffidato torna e resta fermo nelle tue convinzioni che ti hanno portato ad essere allontanato dallo stadio perché noi le appoggiamo. Certamente tale solidarietà ai “fratelli” diffidati corre di stadio in stadio, di curva in curva, di striscione in striscione. Il problema è che non si tratta in questo caso di molto opinabili opinioni personali che vengono affidate ad uno striscione. Ma di una scritta che perennemente sta sotto gli occhi di tutti i passanti nell’inferriata perimetrale del Barbera. Ora dobbiamo capire quale messaggio deve arrivare alla cittadinanza che passa dalle parti dello stadio. Se quello di portare i piccoli e le famiglie allo stadio. Oppure, l’altro che manda, nella sostanza e nella forma, la solidarietà ai diffidati. Insieme, e a maggior ragione a pochi centimetri, non possono stare. Forse il Comune, proprietario della struttura, dovrebbe intervenire. Il Brescia, 30 punti, tredicesimo, si presenta sotto Monte Pellegrino con la stessa media del Palermo nelle ultime cinque partite. Una vittoria, due pareggi e due sconfitte. Fondato nel 1911, il club figura al quindicesimo posto nella graduatoria della tradizione sportiva italiana secondo i criteri della FIGC e detiene i record di partecipazioni totali e di partecipazioni consecutive ai campionati di Serie B. Tra i ventitre campionati di Serie A disputati, il miglior risultato è stato l’ottavo posto ottenuto nella stagione 2000-2001. Nello stemma delle rondinelle troviamo il leone. Brescia, la Leonessa d’italia contro l’oppressione austriaca, è stata immortalata dal Carducci nella poesia Alla Vittoria del 1877: «Lieta del fato Brescia raccolsemi, Brescia la forte, Brescia la ferrea, Brescia leonessa d’Italia beverata nel sangue nemico». Vedremo se prevarrà l’Aquila o la Leonessa.

La partita

All’inizio una voce, tra le tante cose vietate, prescrive che è vietato sporgersi dagli spalti. Cosa che ovviamente viene consentita al tifo organizzato. Di Francesco nuovamente tra i titolari, Ranocchia in panca, non sta bene. Le rondinelle maglia blu con la tradizionale V bianca. I padroni di casa consueto completino rosanero. A due minuti dall’inizio Palermo a due passi dal gol. Il Palermo c’è. Al quinto di nuovo quasi gol. All’ottavo Pojanpalo conquista una punizione dentro l’area dopo un contrasto con il portiere, occasione sprecata. Sul successivo calcio d’angolo rosa ancora pericolosi. Primo quarto d’ora solo Palermo che pressa, costruisce, tira, vede la porta. Primi cinque minuti del secondo quarto d’ora stessa cosa. Solo il Palermo può vincere o pareggiare, viste le cose in campo escludiamo la sconfitta, questa partita. C’è questa piccola postilla fastidiosa che nel calcio occorre segnare. Intanto 25mo. In questo secondo quarto d’ora la leonessa ha dato qualche zampata verso la porta rosanero, meno protagonisti della prima frazione. Ombrelli aperti nelle curve e in gradinata. Al 31mo i rosa impegnano il portiere bresciano. Che al 34mo prende in sicurezza un tiro da fuori area dei rosa. Al 35mo di nuovo prende un tiro partito dentro i sedici metri. Palermo più sprecone che bravo. E non è la prima volta. Al 38mo Pohjanpalo vede l’angolo di testa ma il portiere delle rondinelle si supera. Al 42mo Palermo ancora pericoloso. Di Francesco migliore in campo nei primi 45 giri d’orologio. Fine primo tempo tra qualche applauso. Rispetto ai fischi delle partite precedenti, è una notizia. La squadra di Dionisi vince ai punti abbondantemente. Ma è calcio, non pugilato. Gli spettatori non aumentano, i sostenitori del Brescia non pervenuti.

Nel secondo tempo il Palermo attacca verso la curva sud. Il Brescia sembra partire più vispo rispetto all’inizio del primo tempo. Al 53mo e 55mo Rondinelle pericolose. Al 59mo i rosa ci provano ma non vedono la porta. Al 61mo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, sì, ma il portiere bresciano si oppone. Fa lo stesso al 62mo con una miracolosa parata, quasi gol per i rosa. Il Palermo, che sembrava aver iniziato uno dei secondi tempi in versione dimessa cui ci ha abituati, cresce ma non è quello del primo tempo. Al 67mo altra occasione persa dei rosa sopra la traversa. Vasic e Segre in campo. Al 71mo i rosa ancora minacciosi. Ma un gol, anche malandato, vale più di cento buone azioni. E quel gol, a 18 minuti dalla fine, non c’è ancora. Al 74mo e al 75mo altri due giri a vuoto dei rosa in attacco. Stessa cosa al 78mo. A 12 dalle fine entrano Lund (che farà la sua parte) e Diakité, esce l’ottimo Di Francesco. Dalla panchina del Palermo firmano a quel punto per il pareggio? All’85mo la dea bendata, o qualcosa del genere, decreta che è rigore per i rosa. Pohjanpalo buca la porta del valoroso portiere bresciano che c’era quasi arrivato. Solo così si poteva segnare. Vantaggio meritato per quello che si è visto in quasi novanta minuti. Nei sei minuti di recupero entra Insigne, che gioca bene, esce tra gli applausi Le Douaron. I rosa sfiorano il 2 a 0 con Insigne. Poi lo stesso serve Pojanpalo che ci prova con una rovesciata tipo Fuga per la vittoria. Il triplice fischio dice che può bastare.

Dopo la partita

Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Se non c’era il rigore neppure a martellate i rosa avrebbero gonfiato la rete del Brescia. C’è un’enorme difficoltà a fare gol tra le mura amiche, ma i tre punti sono in cascina. Alla fine Pohjanpalo manda baci a tutti. Sabato si va a Genova contro la Samp. Il 14 marzo si riceve in casa la Cremonese. Potrebbe essere uno scontro diretto per i piani alti. Seconda vittoria consecutiva al Barbera. È già accaduto a gennaio, vediamo di arrivare a tre, quattro.

Possiamo scrivere che il Palermo ha giocato una buona partita. La differenza con la Leonessa d’Italia si è vista tutta. Il solito tridente dei neo acquisti, Audero, Magnani e Pohjanpalo, più un ottimo Di Francesco, un buon Gomes e un deciso Ceccaroni, hanno preso per mano i rosa. Ma anche Insigne nei minuti di recupero ha tenuto alta la squadra. I due esterni di attacco, Di Francesco e Insigne, che parevano archiviati, insieme a Di Mariano, che abbiamo visto in tribuna e che rientrerà presto dopo l’intervento, possono dare una grossa mano in questo finale di stagione. Per quanto riguarda la classifica va detto che tra i contendenti il quarto posto solo il Cesena ha vinto, Cremonese e Catanzaro hanno pareggiato, la Juve Stabia ha perso peraltro in casa, il Modena che era a un punto dal Palermo ha pareggiato in casa con l’ultima in classifica. La quarta posizione è a cinque punti. A fine giornata il Bari, che sopravanzava prima di questa giornata il Palermo di due punti all’ottavo posto, pareggiando in casa con la Samp, prossimo avversario del Palermo, finisce al nono e dunque il Palermo rientra in zona play off. Si realizza al meglio una delle ipotesi, la migliore, che avevamo fatto nella sezione Prima della partita. Quel rigore realizzato oggi al Barbera non ha segnato soltanto la vittoria, ma ha in qualche modo rimesso il Palermo al centro del villaggio.

sabato 1 marzo 2025

Padre La Grua. Una strada di ascolto e cura per tutti.

 PORTA DI SERVIZIO 

Notizie Chiesa locale e universale

28 febbraio 2025

Ascolto e cura sulle orme del Vangelo, l’eredità di Padre La Grua

Francesco Palazzo

https://www.portadiservizio.it/2025/02/28/ascolto-e-cura-sulle-orme-del-vangelo-leredita-di-padre-la-grua/



Abbiamo letto che il 3 marzo si apre il processo di canonizzazione di Padre Matteo La Grua, morto a 97 anni nel 2012. L’ho conosciuto, o meglio, l’ho intravisto prima da lontano in uno dei suoi affollatissimi incontri dentro la chiesa della Noce e poi più da vicino un’altra volta.

Attorniato da tante persone, bambini, giovanissimi, adulti, anziani, vecchi. Ciascuno o ciascuna accompagnati dalle famiglie con carichi di dolore, fisico o spirituale, da affrontare sicuramente, da risolvere se possibile, e comunque da alleggerire.

Perché se hai qualcuno che per un momento prende su di sé il tuo carico di dramma, la tua sofferenza e a questo aggiunge quantomeno un tentativo di trovare se non la risoluzione, almeno un riparo, almeno vai via con un’altra prospettiva e con punti di domanda meno acuminati. E non è neppure necessario, figuriamoci obbligatorio, che tu condivida la prospettiva teologica o di fede di chi interviene.

Una porta sempre aperta

Quando un medico si china su chi soffre non chiede la carta d’identità. I biografi di padre Matteo ci raccontano che sino agli ultimi giorni della sua esistenza vegliarda, chiunque, da qualsiasi parte del mondo, bussava alla sua porta. Che veniva regolarmente aperta per essere sorretti, per pregare insieme o solo per un colloquio. Il religioso affermava che “i bisogni della gente non vanno mai in pensione. Di conseguenza, nemmeno i sacerdoti”. Possiamo dire che il processo di canonizzazione inizia per una persona che si è spesa trasversalmente per il popolo.

Visto che il dolore, i passaggi in mezzo al guado, gli strappi delle esistenze, democraticamente bagnano sia le case povere sia quelle ricche. C’era una porta dove si bussava, in palermitano si “tuppuliava” nel cortile di via Ruggerone da Palermo, era un accesso del convento dove il padre viveva, proprio sul retro della chiesa Sacro Cuore di Gesù, alla Noce.

Il segno nella Chiesa di Palermo

Nel Vangelo di Luca (11, 5-13) troviamo scritto: “Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”. Certamente chiunque bussava per chiedere, per cercare, trovava aperto e riceveva. Ma pure dava.

Non c’è nessun dialogo, neppure il più chiuso e impenetrabile, che non abbia tale processo bilaterale sempre attivo. Il cardinale Salvatore Pappalardo, che ha reso un servizio fondamentale in tempi durissimi alla Chiesa di Palermo, evidentemente riconoscendolo come guida, gli conferì il mandato di guidare i carismatici a Palermo.

Un altro arcivescovo di Palermo, il cardinale Paolo Romeo, il giorno dei funerali ebbe modo di constatare il lascito di Matteo La Grua dal fatto che la cattedrale era strapiena di laici e credenti come poche volte è accaduto. Ammesso che si possa mettere sulle vite di ciascuno di noi un marchio, un bollo univoco.

Quando mi chiedono se credo a qualcosa riferendosi ad una confessione religiosa, rispondo che credo in tante cose. Forse troppe. Recentemente soltanto con un altro personaggio di uguale spessore come Biagio Conte, che ha pure lui curato i corpi dilaniati in altro modo dalla fame e dall’indigenza, il duomo palermitano è stato stracolmo.

Quando sei morto e ricevi un tributo di folla forse è il segno che la direzione era quella giusta. Vedi anche i funerali di Falcone, Borsellino, don Pino Puglisi, Peppino Impastato.

Adesso tocca a un altro arcivescovo, don Corrado Lorefice, che in piazza Pretoria il giorno del suo insediamento, ero sotto il palco, citò l’articolo 3 della costituzione, presiedere all’avvio del processo di canonizzazione di Padre La Grua.

Segno che la sua figura sino ad oggi ha toccato, da Pappalardo in poi, più di cinquant’anni di storia della Chiesa palermitana. E ancora questa storia proseguirà.

Ascolto e cura

Un libro pubblicato nel 2001 e scritto a quattro mani anche da Padre La Grua ha il seguente titolo: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. È un richiamo alla vita e alle parole di Gesù. Ma è pure un forte incitamento, mi piace pensare, a ciascuno a farsi ascolto e perciò cura.

Credo che alla fine sia il percorso che una figura come Padre La Grua indica a tutti. Certamente a chi scrive. Magari a pochi è dato di avere lo spessore di santità del sacerdote della Noce, nativo di Castelbuono. Ma a tutti, basta volerlo, può essere riconosciuta la capacità, se non di guarire, di provare a lenire le angoscianti salite di chi arranca sui viali non illuminati dell’esistenza.

Palermo Stadio Barbera. Famiglie o diffidati?

 Palermo Today 

27 febbraio 2025

Due messaggi molto diversi all'ingresso del Barbera

Francesco Palazzo

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/due-messaggi-molto-diversi-all-ingresso-del-barbera.html 



I simpatici disegni che campeggiano lungo il perimetro esterno dello Stadio Barbera a Palermo, sono tutti da guardare perché interessanti. Uno è molto significativo. Abbiamo un uomo che si reca in curva con quello che sembra un bambino sulle spalle e accanto la scritta "di Padre in Figlio". Potrebbe essere la cosa declinata pure al femminile. Sia per quanto riguarda la persona adulta che per quanto attiene a chi sta a cavalcioni. Ma va bene pure così. Quando cambiaremo le nostre teste muteremo pure le parole per descrivere tutto includendo anche il genere femminile. Che è molto presente al Barbera. Il messaggio è comunque chiaro. Lo stadio di calcio deve essere sempre più una struttura dove le famiglie, di generazione in generazione, devono sentirsi a proprio agio portando tranquillamente figli e nipoti. Un luogo frequentato da famiglie non può che essere sereno, senza pericoli. Un posto dove le tensioni sono cancellate e la violenza, verbale e non, deve essere bandita. E purtroppo invece in tutti i settori degli stadi la violenza verbale campeggia tuttora alla grande.

Il punto è che immediatamente accanto a tale virtuoso invito alle famiglie, troviamo una frase, come vedete nella foto a corredo di quello che leggete. Che pare rimandare ad un ragionamento diverso. Ad un approccio con gli stadi che sembra radicalmente opposto. Recita chiaramente, a caratteri cubitali, "DIFFIDATO NON MOLLARE". La cosiddetta “diffida” può avere una durata minima di 1 anno e una massima di 5 anni. Ed è legata al Daspo (acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive). È una misura comminata ai singoli che si sono resi protagonisti di comportamenti scorretti, usiamo un eufemismo, nei luoghi degli eventi sportivi ed ha lo scopo di impedire tali comportamenti, tenendo lontane per un lasso di tempo variabile determinate persone precedentemente individuate dalla forza pubblica. La normativa è stata inserita nella legislazione per contrastare la violenza in occasione di manifestazioni sportive e nasce in particolare per le partite di calcio.Il Daspo vieta al soggetto ritenuto pericoloso di accedere in luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni sportive.

Il provvedimento viene emesso dal questore e può avere la prescrizione della presentazione alle forze dell'ordine contemporaneamente allo svolgimento delle manifestazioni vietate. Tale vicinanza ai diffidati la troviamo pure in altre parti dello stadio e anche sugli spalti in occasione delle partite. Quindi, accanto all'invito "di Padre in Figlio" abbiamo "DIFFIDATO NON MOLLARE". Non, "diffidato hai sbagliato", oppure "diffidato non lo fare più". O magari "diffidato ti aspettiamo per un tifo sano". No, diffidato non mollare. Cioè, pare di capire, diffidato torna e resta fermo nelle tue convinzioni che ti hanno portato ad essere allontanato dallo stadio perché noi le appogiamo. Certamente tale solidarietà ai "fratelli" diffidati corre di stadio in stadio, di curva in curva, di striscione in striscione. Il problema è che non si tratta in questo caso di molto opinabili opinioni personali che vengono affidate ad uno striscione. Ma di una scritta che perennemente sta sotto gli occhi di tutti i passanti nell'inferriata perimetrale del Barbera. Ora dobbiamo capire quale messaggio deve arrivare alla cittadinanza che passa dalle parti dello stadio. Se quello di portare i piccoli e le famiglie allo stadio. Oppure, l'altro che manda, nella sostanza e nella forma, la solidarietà ai diffidati. Insieme, e a maggior ragione a pochi centimetri, non possono stare.





venerdì 21 febbraio 2025

I non cittadini che bloccano le città

 Palermo Today - 19 febbraio 2025

L'inciviltà sistematica del parcheggio selvaggio

Francesco Palazzo



Tutti abbiamo potuto leggere il post del sindaco di Catania e la notizia di cronaca conseguente. Si parla del vigile colpito da un grave problema cardiaco nel corso di controlli sul parcheggio selvaggio. L'utilizzo creativo del parcheggio a misura di panifici, bar e negozi vari, è un'abitudine che pure a Palermo trova intepreti sopraffini e seriali. Se lo fai notare, l'aggressione fisica è dietro l'angolo, sicuramente le brutte parole, oppure la guardata (in palermitano taliata) con faccia sorpresa, come a dire "ma che sta succedendo, forse c'è un terremoto?".

Ma si pure ascoltare una delle tante frasi dipinte sul nulla. Non c'è parcheggio, un minuto e mi levo, che fa sono solo io, oppure, e lei solo con me se la sta prendendo. Ma la cosa più interessante è che appena ti arresti un attimo, un nanosecondo, per tentare di dialogare con l'artista del libero parcheggio e dirgli di spostarsi, lo dici ovviamente all'unico che trovi dentro l'auto, senti, imponenti e stordenti, i clacson di quelli dietro di te. Non disturbati della seconda o terza fila, quelli evidentemente sono visti come compagni che non sbagliano, colleghi che stanno lavorando. Il problema sei tu che vuoi interrompere quella perfetta catena di montaggio.

Il teorema delle vie palermitane impegnate in questa negativa litania laica è lungo quanto infinite catene di rosari. Potremmo iniziare con via Ausonia, poi il lungo asse dove si snodano le vie Empedocle Restivo, Sciuti e Terrasanta. Poi c'è la via del mare, in via Crispi i cartelli di divieto di parcheggio sembrano invece permessi a sostare. Non parliamo dell'uscita dal sottopasso verso la Cala.

Che fa, per un pollo, un pezzo di rosticceria o un pane con la milza, non si deve fermare il mondo? Pure dalle parti di Sant'Erasmo si creano tappi. Ma come, devo gustare l'ottima arancina di quel bar che le fa buone e non posso fermarmi in mezzo alla strada bloccando il mondo? Poi non si capisce come mai venga permesso il parcheggio e la vendita di cibo da strada, con tavolini al seguito, proprio nel tratto di strada, saranno ottanta metri, adiacente lo spazio di mare più vicino alla città del porticciolo di Sant'Erasmo.

Non parliamo di quello che si crea davanti le scuole. Pare che fare con la prole più di dieci metri per portarla a scuola o prenderla all'uscita, possa costituire trauma indelebile nel futuro delle nuove generazioni. Poi c'è quel fruttivendolo dalle parti della Statua, dove non ci si potrebbe fermare neppure in prima fila, ma a volte sono tre. E non è che non prendano multe. Vado pure io e il parcheggio l'ho sempre trovato. Magari a cinquanta metri. E giuro che sinora non mi sono ammalato per la fatica. Sono solo alcuni esempi. Se si dovessero citare tutti i casi di malcostume incivile, perché il parcheggio selvaggio è malcostume incivile, non finiremmo più. Possiamo dire che ci sono persone, evidentemente in maggioranza, che si alzano con la sindrome della seconda fila. Ogni mattina nel tragitto dallo stadio verso Piazzale Giotto, passo davanti a tre bar prima delle 7 e 30, e già con la mattinata ci sono muri di auto. Per questi soggetti vale al contrario la storica frase kennediana. Non chiederti quante cose ci sono nelle tua città che potrebbero andare meglio se ti comportassi bene, ma fai quello che puoi affinché possano andare ancora peggio. Difficilmente Palermo, Catania, la Sicilia raggiungeranno gradi sufficiente di vivibilità senza l'apporto, non episodico ma continuo, di chi ci vive. Non possono esserci dubbi su questo. Ogni anno leggiamo le varie classifiche sulla qualità della vita delle province italiane.

Le nove province siciliane sono sempre nella fascia più bassa, diciamo in zona retrocessione. In una delle ultime classifiche relative al 2024, fonte Sole 24Ore, le province sicule sono dall'ottantunesimo posto in poi, Palermo è centesima su centosette posizioni. Il capoluogo siciliano ha peraltro numeri da primato in relazione alle città più trafficate. In genere queste graduatorie misurano vari parametri di vivibilità che sono in gran parte riferibili alle politiche che vengono messe in atto dalle amministrazioni locali. Ma sarebbe invece interessante misurare anche il grado di apporto che i cittadini e le cittadine forniscono per fare aumentare la qualità della vita delle proprie comunità. Invece sul territorio si fa quel che si vuole (vedi parcheggi in seconda o in terza fila, lancio di qualsiasi cosa per strada invece di utilizzare i contenitori appositi, non raccolta delle deiezioni dei cani, per fare solo tre esempi), e poi si pretende che la politica risolva tutto. Senza minimamente pensare che un pezzo importante della politica siamo noi con i nostri comportamenti pubblici quotidiani

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/l-incivilta-sistematica-del-parcheggio-selvaggio.html 

martedì 18 febbraio 2025

Palermo-Mantova, rosanero ancora senza identità

 Rosalio Il blog di Palermo 

PALERMO - MANTOVA. DAL BARBERA (E DINTORNI) È QUASI TUTTO 

Francesco Palazzo 

https://www.rosalio.it/2025/02/16/palermo-mantova-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/



PRIMA DELLA PARTITA 

I due numeri più importanti sono presto detti. 1,24 punti a partita e 10 incontri perduti su 25 partite. Pure il Mantova che è quindicesimo prima di scendere oggi al Barbera, noi siamo noni fuori dai play off, ha perso una partita meno di noi. Del resto i mantovani hanno realizzato due gol in più dei rosa che da questo punto di vista sono davvero indietro. Non possiamo però che partire dal pareggio/sconfitta della partita precedente in casa del pur forte Spezia dell'ex Soleri, che è andato a salutare i palermitani in trasferta. Già la vittoria era in freezer a pochi minuti dalla fine, poi dei cambi magari non necessari, o il destino cinico e baro, a sentire le interviste post partita, hanno trasformato il più in meno. Lo Spezia poteva pure perdere 3 a 0 ma ha disputato un'ottima partita, sia come gioco che come impegno sino all'ultimo secondo. Il Palermo poteva pure vincere 3 a 0 ma avrebbe comunque giocato la solita partita incerta, sia per quanto riguarda il gioco che per ciò che concerne l'impegno. Da questo punto di vista basta citare la trasformazione di due ex del Palermo, in campo con I colori dello Spezia, Matjeu e Aurelio, quest'ultimo pure autore del gol del 2 a 2. Va detto che gol decisivi in zona Cesarini ne ha subiti diversi il Palermo, non è un caso dunque isolato. Contro Brescia, Modena, e Cittadella due volte, in casa e fuori, è accaduta la stessa cosa. Lo scorso anno è successo pure diverse volte. Una squadra che vuole fare un campionato di vertice piuttosto che farsi recuperare le partite, semmai fa al contrario. E lo Spezia al Picco ci ha fatto vedere cosa significa. Si può definire questo uno scontro che guarda oltre i play off anche i play out? La classifica da un certo punto in poi è abbastanza corta. Il Mantova a 3 punti dal Palermo è, prima di incrociare i rosa al Barbera, impelagato in zona play out con altre quattro squadre. Dunque la risposta alla domanda è sì. C'è in giro per il web una petizione per esonerare il tecnico. Ma chi fai venire a questo punto del campionato? Ci sono grandi nomi in grado di assicurare un'accellerata nelle ultime partite? Semmai va detto che la società, dal prossimo anno, poiché ha soldi da spendere, lo abbiamo visto in questa coda invernale di campionato, dovrebbe puntare molte fiches per prendere un tecnico di prima grandezza.  Riempire la squadra di nomi può essere soltanto un mezzo rimedio. Perché se li inserisci in un organico in cui c'è più confusione che gioco, e questo vale anche per le partite in cui si è vinto, non si raggiungono risultati all'altezza delle aspettative. Con lo Spezia stavamo vincendo eppure loro hanno fatto 31 tiri, noi 7. Inutile ricordare, come fanno molti, che l'anno scorso il Palermo aveva 14 punti in più rispetto ad ora. Acqua passata. Della storia sportiva della squadra mantovana ricordiamo che dal 1963 al 1967 militò tra le sue fila Dino Zoff, portiere del mondiale spagnolo del 1982 e icona del calcio italiano. L'immagine che vedete a corredo di questo articolo che leggete è la riproduzione di una foto di Enzo Sellerio che potete vedere dentro lo stadio prima dell'ingresso nella zona delle tribune. È del 1961, ritrae tifosi in festa all'uscita dello stadio. Quell'anno il Palermo arrivò terzo e approdò in serie A. Lo spazio in genere riservato ai tifosi avversari è vuoto. Non c'è stata l'autorizzazione, anche se molti mantovani avevano già acquistato i biglietti aerei e sono in città. Valle a capire certe cose. Gialli i mantovani, ii Palermo con la classica divisa rosanero attacca verso la curva nord o Mondello.

LA PARTITA 

All'inizio fischi per Dionisi. Spettatori al minimo sindacale. In tribuna autorità l'arcivescovo, oramai palermitano a tutti gli effetti. La formazione è quella dell'ultima partita tranne qualche variazione a centrocampo. Al quinto minuto rigore per gli avversari per l'arbitro, il Var lo chiama al video, non c'è rigore. Al nono indecisione del portiere rosa e pericolo non finalizzato dal Mantova. All'undicesimo tiro da fuori dei rosa sopra la traversa. Altra occasione qualche minuto dopo sugli sviluppi di un angolo. Al 18mo i mantovani calciano sopra la traversa dopo un'indecisione dei rosa. Venti minuti di sostanziale non gioco. Soprattutto da parte del Palermo che deve fare la partita. Al 22mo i gialli tornano a farsi pericolosi. L'attaccante preso adesso dal Venezia, Pohjanpalo, non riceve palloni giocabili. Brunori in palla cerca di costruire trame interessanti. Al 26mo ottima azione corale dei rosa, la prima, ed eurogol da fuori di Verre su prezioso assist di Pohjanpalo. Al 30mo rosa vicini al raddoppio. Nella seconda parte del primo tempo Palermo decisamente più in palla. Nulla di eccezionale ma almeno un'intensità di movimento più consistente. Anche il nuovo attaccante è entrato nel vivo del gioco. Il Mantova comunque c'è e può rendersi pericoloso in ogni azione. Si va negli spogliatoi, il Palermo merita il vantaggio anche se non si è assistito a nulla di sconvolgente. Le azioni del Palermo anche quelle più performanti sembrano essere più il frutto del caso che di un gioco ben registrato. 

Al primo minuto del secondo tempo, dormita generale dei rosa e Mantova in gol. Al quinto ottimo tiro di Pohjanpalo, il portiere mantovano manda in angolo. C'è il portiere nuovo, il difensore appena acquistato, l'attaccante stellare ma la situazione dei rosa non è molto cambiata. Al nono Mantova ancora pericoloso. I gialli adesso chiaramente cercano di addormentare il gioco. Per loro un pareggio al Barbera sarebbe oro colato. Figuriamoci una vittoria. E infatti all'undicesimo bucano di nuovo la difesa rosa. Le luci sul Barbera sono al massimo, ma il buio in campo è palpabile. Al 14mo palo di Pohjanpalo che è decisamente entrato in partita. Entra un altro attaccante, Le Douaron. Ma è il Mantova che spinge. Pohjanpalo si distingue adesso pure in difesa. Al 19mo il Palermo si riporta in avanti ma imperano la confusione e la paura. Al 21mo rigore per il Palermo. Pohjanpalo mette il timbro del 2 a 2. Ripartiamo dal deludente risultato della partita con lo Spezia. Vediamo cosa accade nell'ultima mezz'ora scarsa. Intanto i rosa rimangono in dieci, Ceccaroni espulso. Il Mantova si riporta sotto. Mancano 15 minuti, la panchina del Palermo sembra più confusa che persuasa. A dodici dalla fine Palermo minaccioso in avanti. Ma il Mantova replica andando vicino alla terza rete. Esce Pohjanpalo e il Barbera quasi viene giù per i fischi contro il tecnico. In dieci si difende il pareggio. E pure la panchina. A 4 dalla fine il Palermo ci riprova. Da dietro la parete divisoria tifosi esagitati gridano come se non ci fosse un domani contro il tecnico. La critica va bene. Le aggressioni ad personam, no. Quasi al novantesimo un coro di tutto lo stadio. "Dionisi vattene via". Cinque minuti di recupero. Il Mantova ora prova a fare tombola. Finisce con un cielo nitido e un campo di gioco denso di nubi minacciose. 

DOPO LA PARTITA 

Il Palermo si conferma fuori dalla zona play off. Questo pareggio è ancora più pesante di quello maturato nel campo dello Spezia. Almeno lì era una squadra di testa. Si può dire che il mercato di fine anno non ha poi modificato più di tanto la situazione. A questo punto la società dovrebbe interrogarsi su un quadro tecnico palesemente in difficoltà. I giocatori in campo appaiono spaesati, senza un canovaccio da seguire, con una scarsa motivazione collettiva. Domenica 23 i rosa vanno a Cosenza ad affrontare l'ultima. Il 2 marzo sotto Monte Pellegrino sarà di scena il Brescia. Il campionato va verso la fase finale. Con i rosanero senza una precisa identità. Un piccolo cane attende in auto insieme a una signora un tifoso o una tifosa in uscita dallo stadio. Chi esce dallo stadio non sa più cosa attendersi da questa stagione. 


mercoledì 12 febbraio 2025

Mafia. La presenza di magistratura e forze dell'ordine, la scomparsa dell'antimafia del dopo stragi.

     CittàNuove Corleone -  10 febbraio 2025

La mafia non è morta, l'antimafia ha bisogno di cure serie.

Francesco Palazzo 

https://www.cittanuove-corleone.net/2025/02/la-mafia-non-e-morta-lantimafia.html



L'antimafia lancia un allarme sulla mafia che non spara più ma è sempre presente avendo evidentemente trovato accordi, più o meno unitari, più o meno duraturi, pensando agli affari. La mafia continua a fare il suo mestiere. Lo vediamo in ogni operazione antimafia. Da ciò che esce fuori anche nelle intercettazioni pare si sia tornati all'ancien regime di Cosa nostra. Con parole d'ordine che sembravano sepolte. Invece si torna a prima che la mafia stragista, eliminata da indagini, condanne, ergastoli e dalla morte di quasi tutti i capi, prendesse il sopravvento. L'impressione è di trovarci non di fronte ad un cadavere, tutt'altro, ma al cospetto di una organizzazione che, pur fiaccata e indebolita, presenta ancora un certo dinamismo. La partita è ancora aperta. Anche in considerazione che ci sono scarcerazioni di boss non di secondo piano, richieste di passaggi a un regime carcerario più morbido rispetto al 41 bis e nessuna traccia di collaboratori di giustizia di grosso calibro. Sembra, quella dei collaboratori in grado di pregiudicare le fondamenta di Cosa nostra, una stagione chiusa. Aggiungiamoci pure che tra gli imprenditori taglieggiati pochissimi denunciano. Sullo sfondo gli affari criminali classici e i rapporti storici sembrano ancora tutti molto presenti. Tra droga, appunto estorsioni, presenza costante nel mondo economico, dalla piccola impresa alla grande finanza, gestione dei territori dove le singole cosche sanno rinnovarsi dopo gli arresti e le condanne, rapporti  con il potere economico e politico e consenso tra il popolo, la carta d'identità di Cosa nostra è  sempre abbastanza riconoscibile. Ma siccome al rosso del sangue si è sostituito, nel segno della continuità, il bianco degli affari, Cosa nostra fa meno paura. Anche se si potrebbe tornare a un passato molto buio. Ci sono dei segnali precisi in tal senso. Come quello del giornalista Salvo Palazzolo che deve essere scortato. Da tempo non avveniva che un giornalista avesse bisogno della scorta per ciò che scrive. Si farebbe bene a non sottovalutare il fatto. Insomma la mafia, che molti collocavano in transito tra la rianimazione e l'obitorio, pare sia stata dimessa. È ammaccata, claudicante, ma ancora abbastanza dentro le dinamiche sociali. E l'antimafia? Qua abbiamo tre fronti. Repressione, politica e antimafia che possiamo denominare sociale e associativa. Dal punto di vista dell'azione congiunta di magistratura e forze dell'ordine, il contrasto a Cosa nostra prosegue senza sosta. Al netto ovviamente di qualche pagina problematica, vedi processi per la strage di Via D'Amelio e gestione dei beni sequestrati. Se consideriamo la politica che si svolge nelle assemblee elettive e negli esecutivi a diverso livello, pare che la questione contrasto alla mafia, alle mafie, sia scomparsa dai radar. Impegnata esclusivamente com'è, la politica che governa e che compone le assemblee legislative, dal livello nazionale al più piccolo comune, ad affrontare impellenti emergenze con i conti pubblici sempre in rosso. Per quanto riguarda i partiti oramai, mandate nella soffitta della storia le dinamiche dei vecchi partiti di massa, ci troviamo al cospetto di pure macchine elettorali. Impegnate per lo più in guerre interne per abbattere le varie leadership del momento. Partiti siffatti, composti più che da ideali condivisi, da singoli potentati personali che passano da un partito a un altro con una disarmante facilità e frequenza, non possono certo avere nelle loro agende la lotta alle mafie, che infestano ancora metà del paese e hanno importanti agenzie nell'altra metà, quale priorità. Se ne occupano quando c'è qualche emergenza o un singolo fatto eclatante. Poi c'è l'antimafia sociale ed associativa. Quella che nel dopo stragi aveva assunto un rilievo molto importante. A un certo punto è iniziato il riflusso, la stagnazione. Anno dopo anno si è verificato uno sfilacciamento che è poi sfociato in percorsi diversi e divisioni. Che plasticamente, le divisioni, si sostanziano in occasione dei due appuntamenti più importanti e significativi. Il 23 maggio e il 19 luglio. Insomma, ci aspettavamo di celebrare le esequie dei padrini e invece dobbiamo scrivere quasi un necrologio dell'antimafia non legata alla repressione giudiziaria e investigativa. La sola rimasta in campo. A tale quadro dobbiamo pure sommare l'incerta, per usare un eufemismo, azione della chiesa a quasi trentadue anni dall'omicidio per mano mafiosa di don Puglisi. La cui pastorale non è diventata acqua corrente in tutte le parrocchie della diocesi e della regione, ma liquido stagnante nella stessa Brancaccio. Dove da tempo, ad esempio, è scomparso il parroco di San Gaetano e non se ne nomina ancora un altro. Come se si trattasse dell'ultima piccola parrocchia dell'ultimo paese della diocesi. Un prete in grado, finalmente, di riprendere quanto fatto da don Pino in parrocchia e di rivitalizzare il Centro Padre Nostro, quello fondato da don

martedì 4 febbraio 2025

L'ABBAGLIO O GLI SBAGLI DEI SICILIANI DALL'UNITÀ AD OGGI?

Palermo Today - 1 febbraio 2025

"L'abbaglio, l'unità d'Italia e la disillusione della Sicilia"

Francesco Palazzo 

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/l-abbaglio-o-i-nostri-sbagli-dall-unita-a-oggi.html 



L'abbaglio è un film godibile, ben scritto, girato e interpretato. L'ho visto a Palermo in una delle sale attigue al Centro Commerciale Forum. Quello su cui si può discutere è il legittimo e chiaro, dal mio punto di vista ovviamente, impianto del film. Sullo sfondo c'è sin dal titolo, L'abbaglio appunto, ma poi è un'idea sviluppata nel film, la disillusione della Sicilia sul progetto unitario e quella storica, antica, dei siciliani, per quanto promesso e non ottenuto da invasori vari. Come se il nostro destino di siciliani, direi di meridionali, fosse quello, oramai scritto per sempre nella pietra della storia passata, presente e futura, di attendere di essere  plasmati da eventi esterni a noi. Tutto ciò si porta dietro una stringente diretta conseguenza. La colpa di quello che siamo è sempre di altri. Non una nostra precisa responsabilità di cittadini e cittadine che, dall'unità d'italia a oggi, non hanno saputo costruire una storia diversa. Soprattutto guardando a oggi, al contemporaneo, al quotidiano. Non possiamo più, nel 2025, e purtroppo ciò avviene ad esempio nel dibattito riguardante l'autonomia differenziata, pensare di essere i "mischini" che subiscono da altri. Da Roma, dal nord o dal destino cinico e baro. Anche perché, ad esempio, l'autonomia bella spinta l'abbiamo avuta per primi nella storia repubblicana, ancor prima della costituzione. Cosa ne abbiamo fatto? Ben poco. Se altri un domani, ammesso e non concesso che l'autonomia differenziata si farà davvero, riuscissero a utilizzare l'autonomia meglio di noi, per quale motivo dovremmo lamentarci se altri riusciranno a fare, bene, quello che noi abbiamo fatto male? Sopra ho scritto il posto dove ho visto il film per un motivo. Andando via mare verso il Forum abbiamo attraversato la costa sud o di levante. Dove il mare non c'è più da tempo anche se da decenni si parla, ma sinora solo parole, del recupero di tale tratto lunghissimo e bellissimo di costa. Sino agli anni 60 del 900 il mare c'era e portava pure tanta ricchezza economica. Negli ultimi anni invece non si è riusciti neppure a risolvere la questione legata ad un semplice pontile sul mare. Salendo verso il Centro Commerciale intravediamo le case popolari (messe lì negli anni in cui il mare veniva abbandonato) dello Sperone. Che è diventato una delle piazze di spaccio più importanti del meridione. Al posto del mare la droga. Con chi prendercela? Con l'unità d'italia, con gli altri, il nord, Roma, i poteri forti? Oppure l'abbaglio è in cio che (non) siamo stati e siamo come cittadini, come popolo, che vota e che dovrebbe curare il bello ed economicamente valido? La mafia è figlia dell'abbaglio targato unità d'italia o dopo quasi 170 anni una nostra ed esclusiva colpa? I nostri figli e nipoti che vanno via, desertificando le nostre case e le nostre città, sono i prodotti dell'abbaglio storico o un fallimento di una società che non ha saputo e non sa creare sviluppo, economia sana? Non nel lontano1861 ma nel 2025. Se un film ti serve a pensare criticamente alla tua storia, è  un ottimo prodotto culturale anche se dissenti. L'unità d'Italia non è stata un abbaglio. Ma l'apertura alla modernità, alla democrazia e alla legalità. Così come, aggiungo, non lo è un abbaglio l'unione europea. Bisogna vedere cosa fai dentro la storia. Ci sono regioni italiane che dal punto di vista produttivo sono al pari della più fiorente economia europea. La Sicilia e tutto il meridione no, tranne isolate eccezioni. Piuttosto che ritenere un abbaglio il passato dobbiamo renderci conto che, se lo è stato, è colpa nostra. Non dei processi storici, non degli invasori, non della sfortuna. Ed è sempre dipeso da noi nel passato, e così è nel presente e sarà nel futuro, quello che siamo e quello che potremo essere. Le auto che vediamo a Palermo in seconda e terza fila, e non a Bologna o a Milano o a Parma, per parlare di cose che viviamo sempre appena usciti da casa, non provengono da cose passate, ma sono frutto dell'inciviltà che non vogliamo affrontare. Uno dei tanti autoabbagli, nel calcio si chiamano autogol, dai più piccoli ai più grandi, per i quali troviamo sempre giustificazioni appese al nulla. Come quella che porta alcuni, perché tantissimi siciliani, calabri e abitanti di altre regioni lo vogliono, a rifiutare la modernità del ponte sullo stretto. Ma secondo voi, se tra le due sponde ci fossero l'Emilia Romagna e la Toscana il ponte non l'avrebbero chiesto a gran voce già da tempo? Ecco, forse un giorno dovremo pensare a un film avente come titolo Lo sbaglio. Anzi al plurale, Gli sbagli. Per capire e interrogarci sino in fondo sulle nostre responsabilità storiche e attuali. Non per crogiolarci in esse, ma per finalmente provare a superarle.


Palermo Pisa, calcio e altre storie.

 Rosalio Il blog di Palermo 1 febbraio 2025

PALERMO PISA. DAL BARBERA (E DINTORNI) È QUASI TUTTO

Francesco Palazzo 



Prima della partita 

Venerdi sera con l'anticipo di serie B. Si arriva allo scontro interno con la seconda in classifica con il morale sotto i tacchetti per la brutta sconfitta contro la Reggiana. Brutta non perché non si possa perdere un incontro fuori casa affrontando una buona squadra. Ma per il fatto che sia le sconfitte che le vittorie dei rosanero sembrano essere sempre il frutto del caso. Non c'è continuità di gioco, di impegno e di scelte. Quattro sconfitte consecutive fuori casa, per gli esperti di statistiche pare che negli  ultimi trenta anni 30 non si registrava una striscia così negativa. Prima il problema era in casa, ora fuori. Siamo agli sgoccioli del mercato di riparazione. Partenze e arrivi. Vedremo come finirà. Un difensore già preso, il grande attaccante pare in arrivo, forse un portiere. Di fatto sinora abbiamo avuto tanti solisti che non fanno una squadra, a parte gli abbracci dopo i gol e i cerchi a fine partita. I rosanero hanno perso nove partite come l'ultima in classifica. Con i pisani prima di scendere in campo i numeri sono scoraggianti. Il Pisa ha fatto 39 gol 39, noi 24. Venti punti di differenza in classifica, loro 50, noi  30. Del resto i pisani hanno pure vinto 15 partite prima di scendere nell'agone sotto Monte Pellegrino, il Palermo soltanto 8. E ne hanno perse tre, i rosa il triplo. Insomma, sembra una partita da 2 fisso. Ma il calcio riserva sorprese. E rotonda o no la palla? Partita di andata il 24 agosto, 2 a 0 per i pisani, un autorete a inizio partita e un gol a inizio secondo tempo. Il Pisa è centenario come il Palermo, avendo visto la luce nel 1909. E come il Palermo ha una proprietà straniera alle spalle. La FIGC considera il Pisa al 33mo posto nella graduatoria della tradizione sportiva dei club ad essa affiliati. Il Palermo è al 18mo posto. Ma questa è storia passata. La cronaca di questo campionato è che con una vittoria il Pisa potrebbe trovarsi primo se il Sassuolo perdesse o pareggiasse in casa, e il Palermo massimo al quinto posto con una vittoria contro i pisani, sempre a distanze siderali dalla vetta. Del resto ciò rispecchia la classifica sulla Qualità della vita 2024, fonte Sole 24 Ore. Pisa 34ma, Palermo 100ma su 107. Qua, anzi, per essere precisi, siamo addirittura in piena zona retrocessione. Come ogni anno tutte le province siciliane e in genere il meridione. E chissà quando come vita quotidiana in quanto palermitani arriveremo non dico in testa, ma almeno in zona play off come nel calcio. Vedendo il modo di comportarsi in pubblico, dalle seconde e terze file a tutto il resto, di molti panormosauri, passerà molto ma molto tempo. Anche il patrono di Pisa, Ranieri, era un eremita che si allontanò da una ricca famiglia come la nostra Rosalia. Furono peraltro coetanei e vissero quasi negli stessi anni, visto che scomparvero il primo nel 1161, a 43 anni, la seconda nel 1170 a 40 anni. Vedremo chi tra Ranieri e Rosalia vincerà. Anche se i santi, lo sappiamo, hanno già vinto tutti. O chi vincerà, per scendere tra gli umani, tra la Torre di Pisa e il Teatro Massimo.

La partita

La fo La partita rmazione del Palermo vede il ritorno di Desplanches in porta, Gomes in panca sostituto da Verre e in campo il nuovo difensore Magnani. Lo schema è quello delle ultime partite. Ma gli schemi alla fine lasciano il tempo che trovano, visto che nelle ultime tre partite si è vinto più o meno bene e si è perso malamente con la stessa disposizione di pedine sulla scacchiera verde. All'ingresso ti regalano l'album Panini che vedete in foto. A questo punto l'orologio torna a 50 anni fa. Quando si giocavano accanite gare sui marciapiedi e sugli scalini per contendersi le magiche figurine. Oggi si comprano direttamente. I tempi cambiano. Let's go in rosanero circonda luminoso il campo. Andiamo. Tifosi pisani molto numerosi. Quelli palermitani un po' di più del minimo sindacale delle ultime partite in casa. Per i pienoni storici occorre attendere tempi migliori. Si inizia con l'inciviltà di fischiare l'annuncio della formazione avversaria. Gioco di luci davvero bello all'inizio, io che amo solo te di Endrigo e squadre in campo. In rosanero il Palermo, bel giallo, pantaloncini e maglietta, il Pisa. I rosa attaccano verso la curva nord, o Mondello come si è pure chiamata. Basta lame, basta infami, Spagna vive, espongono i tifosi pisani. In ricordo di un tifoso morto in tragiche circostanze dentro uno stadio. Un messaggio contro la violenza negli stadi. Al 12mo rigore per il Pisa per un tocco ingenuo di mano in area rosa. Penalty trasformato. Si parte in salita. Dal primo quarto d'ora si capisce la differenza di venti punti tra le due squadre. Al 26mo papera di Desplanches in fase di rinvio e sotto di due gol. L'acquisto di un portiere è  importante quanto l'arrivo del grande bomber. Non puoi regalare due gol a una squadra già forte di suo. Adesso scalare la Torre di Pisa è davvero un'impresa. Ultimo quarto d'ora della prima frazione. Palermo sostanzialmente non pervenuto. In campo undici giocatori non un gruppo squadra. La riflessione sulla guida tecnica della non è più rimandabile. Primo tiro in porta dei rosa quasi al 40mo con Brunori. La squadra appare frastornata e confusa. Il pallone tra i piedi pare più un problema che una possibilità. Si va negli spogliatoi con un pesante due a zero che nel secondo tempo solo un miracolo di Santa Rosalia potrebbe ribaltare o almeno pareggiare. Ma questa città ha problemi più importanti da essere portati al cospetto della Santuzza. I fischi accompagnano i rosa negli spogliatoi. Il Pisa con il minimo sforzo sta dominando.

Nel secondo tempo i gialli partono forte, come se perdessero. Che bello è quando esco di casa a tifare Palermo, gridano dalla nord. In effetti andare allo stadio è bello, anche a prescindere dal risultato. All'ottavo rigore negato al Palermo. Figlio di p., grida un ragazzino rivolto al campo imitando i grandi. I bambini ci guardano. E ci imitano. Negli ultimi dieci minuti del primo quarto d'ora del secondo tempo il Palermo ci prova. Al 14mo Brunori accorcia le distanze. Il VAR conferma. Parapiglia prima di ricominciare. Il Pisa, dalla panchina al campo, prende e perde tempo. Dalla panca del Palermo indicazioni costanti con palese disappunto per come sta andando. Un giocatore del Palermo sanguina al volto e uno è rimasto a terra. Adesso il Palermo c'è. Almeno più del primo tempo. Al 25mo Desplanches agguanta un pallone pericoloso in un'area affollata. Ultimo quarto d'ora. Il Palermo mette Di Francesco e Pierozzi. Il Pisa perde tempo cercando di contenere i rosa che almeno ci mettono adesso impegno. Nei novanta minuti non si gioca molto. Si dovrebbe trovare un modo per evitare tutti questi buchi. Altro cambio in difesa per il Palermo. Al 40mo tiro su punizione dei rosa, il portiere pisano c'è. Al 42mo Henry al posto di Lund nel Palermo. Si finisce con tre punte. Al 44mo Palermo vicinissimo al pareggio. Il portiere del Pisa para bene. Cinque minuti di recupero e fine. 

Dopo la partita

Il 2 in schedina come pronostico iniziale viene confermato. Il Pisa va a letto primo in classifica senza sudare più di tanto ma giocando da squadra quadrata e ben messa in campo. Ha segnato su rigore e per un regalo. Per il resto non ha di fatto mai tirato in porta. Il Palermo rimane ai margini della zona play off. Partita dai due volti per i rosa. Primo tempo brutto, secondo meglio almeno come tensione ma sempre con molta confusione in tutti i reparti. Anche se la differenza l'hanno fatta pure le prestazioni dei due portieri nei momenti cruciali. Il portiere del Pisa ha fatto alcune buone parate. Complessivamente con la seconda in classifica ci voleva una partita molto diversa. Si torna a perdere in casa. Non sappiamo come si concluderà il mercato di riparazione ma il problema non è solo quello dei nomi. Poi è un brutto sogno quello di aggrapparsi agli arbitraggi a fine partita. Se il Palermo si trova adesso a 23 punti dal Pisa, con 10 sconfitte, un'enormità, la colpa non è degli arbitri. Ma a fine partita le interviste hanno parlato di buona prestazione e di errori arbitrali. La prossima gara sarà Spezia Palermo il 9 febbraio, con la squadra dell'ex Soleri forte e terza. Si tornerà al Barbera contro il Mantova il 16 febbraio, quando ci rileggeremo con questa rubrica. Il 14, San Valentino, la società invita gli innamorati a festeggiare presso lo stadio con una cena a lume di candela. Vediamo se pure quello per il Palermo nel frattempo sarà sempre più un pranzo se non di gala almeno decente o un continuo e avvilente mordi e fuggi con un gioco approssimativo, poche vittorie e molte 

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