Il MEDITERRANEO 24 - 17 marzo 2025
Dal Terzo Settore un’opportunità per la Sicilia: il punto sul non profit nell’isola
Francesco Palazzo
Palermo, dopo Bergamo, Cosenza e Trento, è Capitale italiana del volontariato 2025. L’inaugurazione sarà il 24 marzo alle ore 10 al Teatro Politeama di Palermo. Il CSVnet, associazione nazionale dei centri servizi per il volontariato, dal 2021 pubblica un bando con l’obbligatorietà che vi siano le adesioni di comune, Caritas diocesana e Forum del terzo settore, visto che i promotori oltre che il CSVnet sono l’ANCI, l’Associazione dei Comuni, la Caritas italiana e il Forum Italiano del terzo settore. Il CeSVoP (Centro Servizi per il Volontariato di Palermo) ha partecipato ed è arrivato l’importante riconoscimento. Il lancio dell’evento sarà fatto in due momenti. Il 18 marzo alle 9 e 30 nel Quartiere Sperone presso il Giardino delle parole con l’inaugurazione della Casetta dei Libri. Il 21 marzo a Pallavicino alle 9 presso Attia Taliu – Giardino di via Pallavicino durante la Festa di Primavera. Il programma annuale vede tante iniziative, molte in capo al CeSVoP, altre in collaborazione con gli altri due Centri servizi per il volontariato siciliani: il CSVE, Centro Servizi per il Volontariato Etneo (province di Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna) e il CESV, che si occupa della provincia messinese.
Il CeSVoP comprende le province di Palermo, Agrigento, Trapani e Caltanissetta. Insieme, nel programma Palermo Città del Volontariato 2025, cureranno alcune iniziative sul volontariato siciliano, sul protagonismo civico dei giovani e sulla protezione civile. I tre Centri Servizi siciliani fanno comunque fisiologicamente azioni comuni, campagne comunicative, eventi giovanili, corsi di formazione.
Riavvolgendo il nastro di quello che è un grande movimento a livello nazionale, che mobilita in vario modo quasi 7 milioni di volontari, cerchiamo di aprirne la carta d’identità di come si svolge in Sicilia la vita del cosiddetto terzo settore. Terzo perché posto dopo il settore pubblico e quello privato. Lo abbiamo fatto con Nunzio Bruno, coordinatore dell’area comunicazione del CeSVoP, presso la sede che si trova a Palermo in Largo Villaura, 27. Abbiamo analizzato con attenzione dal sito del CeSVoP (cesvop.org) il Barometro RUNTS Sicilia. Il RUNTS è il Registro unico nazionale del terzo settore, istituito nel 2017 e attivo dal novembre 2021. Al 31 gennaio 2025 risultano sul RUNTS 9906 enti siciliani, anche se tale numero è destinato a calare poiché è in atto una procedura di cancellazione per oltre 800 enti che non hanno più i requisiti. Il dato siciliano è il 7,49% del totale degli iscritti in Italia (132.264), con un incremento del 17,37% in un anno (8.499 il 31 gennaio 2024). Ma di che natura sono questi enti? Abbiamo le Organizzazioni di Volontariato – ODV (2143), le Associazioni di Promozione Sociale – APS (3525), le Imprese Sociali (3399), gli Enti Filantropici (18), le Società di Mutuo Soccorso (8) e altri Enti di Terzo Settore (810). Rispetto alle altre regioni italiane si registra in Sicilia una preponderanza di Imprese Sociali e una presenza minore di Organizzazioni di Volontariato e Associazioni di Promozione Sociale.
Per quanto riguarda le singole province i numeri sono i seguenti. Ad Agrigento abbiamo 378 Imprese Sociali, 362 APS, 172 ODV e altri 45 Enti di Terzo Settore. A Caltanissetta 205 APS, 167 Imprese Sociali, 132 ODV e altri 27 Enti di Terzo Settore. A Catania 784 Imprese Sociali, 674 APS, 456 ODV e altri 148 Enti di Terzo Settore. A Enna 180 APS, 109 Imprese Sociali, 99 ODV e altri 18 Enti di Terzo Settore. A Messina 550 APS, 400 Imprese Sociali, 264 ODV e altri 102 Enti di Terzo Settore. A Palermo 823 Imprese Sociali, 823 APS, 547 ODV e altri 292 Enti di Terzo Settore. A Ragusa 187 APS, 175 Imprese Sociali, 99 ODV e altri 47 Enti di Terzo Settore. A Siracusa 271 APS, 258 Imprese Sociali, 172 ODV e altri 71 Enti di Terzo Settore. A Trapani 305 Imprese Sociali, 273 APS, 202 ODV e altri 60 Enti di Terzo Settore. I dati numerici complessivi per provincia vedono avanti Palermo, Catania e Messina. Poi Agrigento, Trapani e Siracusa. Nelle ultime tre posizioni troviamo Caltanissetta, Ragusa ed Enna. Facendo una riflessione sui grafici, Nunzio Bruno ci fa notare un dato diverso sulla provincia di Palermo rispetto alle altre. Solo nel palermitano la presenza degli enti del terzo settore è prevalente nel capoluogo rispetto al resto della provincia. In tutte le altre province accade invece il contrario. Nei comuni capoluogo vi sono meno realtà di terzo settore rispetto al resto delle province. Le APS Associazioni di Promozione Sociale e le ODV Organizzazioni di Volontariato hanno ambedue scopi solidaristici, la differenza è che le ODV svolgono attività prevalentemente in favore di terzi (non soci), possono assumere lavoratori dipendenti solo nei limiti necessari al loro funzionamento, il numero dei volontari deve essere prevalente rispetto al numero dei lavoratori; le APS svolgono attività prevalentemente in favore dei propri associati, familiari o terzi e possono assumere lavoratori dipendenti con maggiore flessibilità rispetto alle ODV. L’Impresa Sociale è un ente privato che esercita in via stabile e principale un’attività d’impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, finalizzata all’inserimento lavorativo.
Per quanto riguarda la presenza più elevata in Sicilia di imprese sociali si potrebbe spiegare con il fatto che questo spezzone di terzo settore sembra assumere un ruolo di “ammortizzatore sociale”: laddove c’è poco lavoro si cerca di creare lavoro con l’impresa sociale. L’impresa sociale può fare convenzioni a pagamento, può avere affidati dei servizi tipo casa famiglia con convezioni con comuni e tribunali. I centri di servizio per il volontariato (CSV) sono autonomi, nascono con la Legge 266 del 1991. Le fondazioni di origini bancaria devono destinare un quindicesimo del loro patrimonio in denaro da trasformare attraverso i CSV in servizi gratuiti agli enti del terzo settore. I CSV vengono gestiti e orientati dagli stessi volontari che stabiliscono quali sono i servizi più adatti. Per diventare centri servizi per il volontariato occorre partecipare a un bando.
La maggiore difficoltà delle associazioni di volontariato è il ricambio e la difficoltà ad attrarre giovani per il calo demografico, la desertificazione della partecipazione, e anche per le modalità di partecipazione più informali, liquide. Spesso i ragazzi rifiutano il tipo tradizionale di volontariato, lo identificano con la carità. Il loro è un volontarismo più episodico, legato allo scopo e non alla partecipazione continua, poi magari nasce una nuova esigenza e si riattiva un altro gruppo, che è una modalità tipica dei social. Parlare di volontariato in generale è molto approssimativo; c’è una galassia di volontariati che poi si cerca di unificare unendo le caratteristiche comuni. Per quanto riguarda la formazione, va specificato che alcuni interventi specifici, tipo protezione civile, ambito ospedaliero, carceri, accompagnamento ai minori stranieri non accompagnati, affido familiare e disabilità mentale, richiedono una specifica formazione preventiva. Altre forme di volontariato più spontaneistiche hanno meno contatti con la formazione, però man mano che si confrontano sui problemi sono costretti a mettere nel loro bagaglio conoscenze teoriche e pratiche. Negli ultimi tempi i CSV hanno adottato un metodo formativo più legato ai territori e .i loro bisogni. Quindi più una formazione induttiva che deduttiva.
I CSV collaborano anche a individuare leadership di comunità, non persone messe da fuori. E’ la comunità che genera i propri leader e a quel punto si interviene con la formazione e si facilita una continuità nel tempo. Le associazioni di volontariato hanno un certo ciclo di vita legato alle persone che ci lavorano. Dopo il covid è aumentata la crisi economica, ci sono associazioni di volontariato che affrontano questa emergenza e altre che puntano più al cambiamento. Nei rapporti con le istituzioni, a partire dai comuni, i centri servizi hanno adottato i nuovi principi della coprogrammazione e della coprogettazione. Ci si siede attorno allo stesso tavolo, a pari livello amministrazioni pubbliche ed enti del terzo settore, non per mettere le pezze dove il pubblico non arriva, ma per disegnare insieme le politiche sociali coinvolgendo i cittadini. Il CeSVoP ha lavorato attorno al termine amministrazione condivisa attraverso un regolamento, nel massimo della trasparenza, e chiede ai comuni di fare patti di collaborazione con i cittadini.
Nelle province di interesse del CeSVoP oltre 30 comuni hanno sposato tale metodo. Grazie a questo approccio, ad esempio, a Bagheria è stato recuperato un bene confiscato. Gli enti del terso Settore hanno, proponendo un progetto al comune, hanno proposto allo stesso di utilizzare i fondi europei per il recupero e il riutilizzo sociale dei beni confiscati. Il bene è stato restaurato e restituito ai volontari. Si chiama Centro giovanile don Milani. Il Comune paga alcune spese, altre le affrontano il CeSVoP e i volontari stessi. Pure Palermo ha approvato il regolamento per la sperimentazione condivisa anche se esperienze significative ancora non ve ne sono. Il CeSVoP per fare in modo che le realtà si conoscano e si riconoscano ha istituito case e sportelli del volontariato nel territorio. I servizi base che queste strutture di secondo livello danno alle organizzazioni di terzo settore sono diversi. Informazioni per fare volontariato, consulenze amministrative, fiscali, normative e statutarie, indicazioni per realizzare progetti sociali e per fare formazione, assistenza nelle necessità di supporto logistico e per le esigenze di comunicazione. Tali servizi vengono forniti pure ai non iscritti.
Alla fine dell’anno di Palermo Capitale Italiana del Volontariato 2025, nei giorni attorno al 5 dicembre, giornata internazionale del volontariato, si organizzerà una convention del volontariato siciliano e vi sarà il passaggio di testimone alla capitale italiana del Volontariato 2026. Per l’occasione è stato invitato il Capo dello Stato, il presidente Sergio Mattarella. Infine, per lasciare un “monumento” a Palermo Capitale del Volontariato, si tenterà di creare una Fondazione di comunità: un ente che possa promuove e sostenere azioni di rigenerazione della città. Ciò perché la capitale del volontariato ha il seguente motto: “Il volontariato che non ti aspetti… il tuo”. L’obiettivo è quello di mettere il cittadino in una posizione attiva, in modo che prenda in mano le proprie capacità di trasformazione e di partecipazione e le utilizzi per migliorare la città.