sabato 7 luglio 2007

LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO, 07 LUGLIO 2007
Pagina XV
La grande incognita siciliana del nuovo Partito democratico
FRANCESCO PALAZZO


Il segretario regionale dei Democratici di sinistra, Tonino Russo, nel commentare ieri il fresco e deludente sondaggio che darebbe il Partito democratico in Sicilia al 21 per cento, oppone argomenti assolutamente condivisibili: trattasi, afferma, di un partito che ancora non c´è e del quale, per giunta, non si conosce a tutt´oggi il simbolo. C´è da aggiungere che anche a livello nazionale il partito che non c´è viaggia su numeri bassi, giungendo appena al 24 per cento. Bisogna però dire che il Pd ha davvero ampi margini di crescita, soprattutto adesso che è sceso in campo Walter Veltroni. Da noi, al contrario, quella frontiera del 21 per cento rischia di essere più che un punto di partenza una montagna difficilmente valicabile. Va tenuto in grande considerazione il fatto che in Sicilia la fetta di Ds che sta per approdare nella Sinistra democratica è più consistente che in altre regioni. Se a questo si aggiunge che ciò avviene in un contesto elettorale quale quello siciliano, che vede il centrodestra sempre con il vento in poppa, ci rendiamo conto che il Partito democratico in salsa siciliana dovrà fare sforzi ulteriori per raggiungere quel 30 per cento che pure qualche altro sondaggio gli assegna. La verità è che questo partito non è ancora riuscito a scaldare i cuori e le teste delle persone che non si occupano tutti i giorni di politica. Certo, questa considerazione non riguarda solo la Sicilia, ma qui da noi vale ancora di più. Se non riesci almeno a intiepidire chi non ha mai votato per te, anzi addirittura fai raffreddare o allontanare chi sino a questo momento aveva ritenuto di assegnarti il consenso, retrocedendo da tre a più di cinque punti rispetto ai risultati fatti registrare nelle due circoscrizioni siciliane per le politiche del 2006, qualche problema, al di là dei sondaggi ballerini, c´è. E il problema è capire cosa significa un nuovo partito come quello democratico per le donne e gli uomini della nostra terra, cioè quale percorso specifico potrà far intravedere nel quotidiano quando il dibattito uscirà all´esterno dei luoghi quasi sacrali, seppure necessari, della politica come professione. Al momento sappiamo che in Sicilia 52 persone si occuperanno delle fasi iniziali che porteranno alla nascita del partito vero e proprio. La composizione del parlamentino è stata fatta nel rigido rispetto di quote suddivise tra Ds, Margherita e soggetti esterni alle due formazioni. Il metodo attraverso il quale si è giunti alla nomina dei 52 non è sembrato ai più comprensibile. Ma poco conta, il rischio è che non siano visibili elementi di novità in grado di motivare le masse e determinare uno spostamento significativo della lancetta elettorale. Vorremmo ascoltare idee, analisi e proposte concrete che rompano gli schemi. Per far questo potrebbero tornare utili gli esterni ai partiti inseriti nel gruppo dei 52. Ma anche in tale operazione la sensazione è che si sia pescato in un mondo già fortemente politicizzato, con codici culturali e linguaggio simili, e in alcuni casi uguali, a quelli dei due partiti prossimi allo sposalizio. Sarà capace il nuovo partito di produrre idee originali e trascinanti? Lo si vedrà nei prossimi mesi. Il rischio è che ci si limiti a «copiare» il dibattito sul Partito democratico che si andrà sviluppando a livello nazionale, navigando a vista nel mare più o meno agitato della politica regionale. Sperando, oltre ogni speranza, che un realistico 21 per cento si trasformi come per magia in un portentoso 30 per cento.






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