domenica 24 febbraio 2008

Regione Siciliana e Centrosinistra: Liste, Termovalorizzatori e Ponte

LA REPUBBLICA PALERMO - DOMENICA 24 FEBBRAIO 2008

Pagina XIX


Un centrosinistra unito nella sfida per lo sviluppo

FRANCESCO PALAZZO


La tempestiva virata del centrosinistra siciliano, che ha recuperato lo stallo in cui si era cacciato in un primo momento, pur avendo fatto fare un passo fondamentale in avanti nel sancire definitivamente il tandem Anna Finocchiaro-Rita Borsellino, lascia sul terreno due nodi problematici, elettorali e programmatici, destinati ad avere un peso rilevante. Sul primo versante, quello elettorale, si temeva che le tre liste che il Partito democratico voleva presentare potessero prendere troppi voti, e questa, che sarebbe una condizione invidiabile in qualsiasi parte del globo, impauriva i partiti della Sinistra Arcobaleno. I quali, invece di rispondere a tono, mettendo anche loro in campo almeno due liste altamente competitive, giocano al ribasso. Se il Pd si è fatto davvero convincere a mettere in campo due liste solo per accontentare i compagni di viaggio dell´altra parte della coalizione, così come pare dalle prime dichiarazioni, non comincia con il passo giusto. Sul tema c´è un´esperienza recentissima, che dovrebbe consigliare comportamenti diversi. Si dice infatti che nel 2006 la stessa cosa capitò alla lista che portava il nome di Rita Borsellino. Non si voleva che quella lista fosse molto forte perché poteva fare ombra a sinistra. Come andò a finire lo sappiamo. La lista Borsellino non arrivò al minimo del 5 per cento, quella di Uniti per la Sicilia superò di pochissimo lo sbarramento. Ovviamente si persero le elezioni. E siccome si tende a ripetere le belle esperienze, si è pronti a riprovarci. Con gli stessi identici argomenti. L´altro versante problematico è, dicevamo, quello programmatico. La Finocchiaro ha detto che utilizzerà, aggiornandolo, il programma messo su dai cantieri della Borsellino nel 2006. Tuttavia, ci sono aspetti di un certo rilievo che, se sottovalutati oggi, potrebbero costituire un grosso problema domani, se si dovesse veramente amministrare la Regione. C´è a esempio la storia dei termovalorizzatori. Da sinistra si vorrebbe che il Pd, che dice sì a queste strutture fondamentali in tutto il resto d´Italia, cambi idea in Sicilia. A noi pare che questa battaglia sul no agli inceneritori stia diventando, senza offesa per nessuno, sempre più lo spaccato di un ritardo culturale, politico e ambientale, che dovrà essere superato al più presto. E la stessa cosa vale per il ponte sullo stretto, che, se vincerà il centrodestra alle nazionali, così come annunciato da Berlusconi, tornerà prepotentemente nell´agenda politica. Se così sarà, gli scontri tra Pd e Sinistra Arcobaleno non mancheranno neanche in questo caso. Citiamo due problemi simili quanto ad approccio politico. Sugli inceneritori si dice che prima di realizzarli occorra una seria raccolta differenziata. Con il risultato che non si fanno né i primi né la seconda. E con il rischio di ritrovarci invasi dalla spazzatura come in Campania. La stessa logica vale per il ponte sullo stretto. Prima del ponte, si afferma, ci vogliono le infrastrutture di cui la Sicilia è carente. Se si continua così, il resto della vita non ci basterà per ammirare né il ponte, né le infrastrutture. Se riflettiamo sulle due tematiche evidenziate, e se ne potrebbe aggiungere qualche altra d´importanza strategica, ci rendiamo conto del perché il Partito democratico abbia deciso, per le politiche, di separare il suo destino da quello della Sinistra Arcobaleno. In Sicilia la strada da seguire deve essere un´altra, si deve stare insieme, da noi il centrosinistra è già debole pure se va unito, figuriamoci diviso. Non possiamo che augurarci quindi, non per fare il tifo per qualcuno, ma perché ciò farebbe bene ai siciliani, che in questa parte di schieramento prevalgano due concetti, elettorali e programmatici. Primo: più liste forti si presentano più voti si prendono, non si deve avere timore della competizione interna, solo alzando l´asticella della gara si può prendere molto consenso. Secondo: non si può governare una regione difficile come la Sicilia con i no e i divieti incondizionati e ideologici. Perché in qualche modo si può forse anche provare a vincere, ma la vera sfida sta poi nel governare i processi. In maniera coerente, unitaria e moderna.

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