venerdì 14 marzo 2008

Sicilia, Partito Democratico: quale rinnovamento nelle liste per Roma?

CENTONOVE
14 MARZO 2007
PAG. 46
LISTE DEL PD, SEMPRE PIU' FUSI E CONFUSI
di
Francesco Palazzo




Scorrendo i cognomi delle liste che il partito democratico ha ufficializzato per Camera e Senato, intendiamo dire le posizioni che prevedono una sicura o probabile elezione, giacché tutto il resto è ornamento, difficilmente si può contestare che si tratta di un’operazione ben lontana da quel modo diverso di fare politica che la neonata formazione aveva promesso di rappresentare in Sicilia. La percentuale degli esponenti dei due partiti che si sono fusi, DS e Margherita, è altissima, diciamo quasi totale. Ovviamente, un partito ha tutto il diritto di mettere in lista chi vuole. E noi non interverremmo se solo, lo stesso partito, non ci avesse nei mesi scorsi martoriato, un giorno sì e uno pure, sulla novità sconvolgente che avrebbe significato per la nostra regione. Dove sta, dunque, tale novità? E’ possibile che quando si lanciano slogan si è super bravi e nel momento in cui si deve quagliare, la musica cambia improvvisamente? Si pensa davvero che mettere un’operatrice di un call center in lista, che serve peraltro a coprire ben altre pratiche spartitorie, significa rinnovarsi o catturare il voto dei disoccupati e dei precari siciliani? Non siamo ingenui, immaginiamo quali umani appetiti, di corrente, di cordata, persino familiari, si scatenino intorno ad uno scranno parlamentare. Succede in tutti i partiti, a maggior ragione in una formazione appena formatasi dalla fusione di due grandi tradizioni politiche. Nel caso specifico, ipotizziamo, le liste avranno dovuto tenere conto delle diverse sensibilità, degli ambiti di provenienza dei singoli gruppi, che ancora, evidentemente, non si sentono un partito unico. E’ accaduto pure con l’elezione dei segretari regionali. In quella regione toccava alla Margherita, in quell’altra ai DS. Per la Sicilia la casella doveva essere occupata dai petali del delicato fiore e non dai rami della possente quercia. E così è stato. Una volta si chiamava centralismo democratico, che almeno aveva dei criteri di orientamento, adesso, che i partiti devono essere leggeri, non si sa come chiamarlo. Dovremmo dotarci di un nuovo vocabolario della politica. Nel frattempo sarebbe il caso che un partito come quello democratico, dopo un primo periodo di comprensibili incertezze seguite alla nascita, si avviasse ad essere qualcosa di meno sfuocato. Tale operazione, nella misura in cui avverrà, non sarà univoca su tutto il territorio nazionale, avendo ogni realtà la sua specificità. In Sicilia, dove spesso e volentieri ci sono da amministrare sconfitte, sarà più difficile che altrove. Nel governare l’abbondanza può essere che i cordoni della borsa si aprano, e riesca ad uscire fuori, o ad entrare dentro, qualche sprazzo di trasformazione sostanziale. Che non vuol dire affatto che la società civile è migliore di quella politica, questa è una banalità. Ma sta a significare che i due mondi, quello di coloro che fanno della politica una professione e quello di quanti fanno principalmente altro, ma vogliono impegnarsi nella gestione della cosa pubblica, riescono in qualche modo a parlare un linguaggio che si riconosca in alcuni fondamenti comuni. Non è proprio questo, in fondo, il compito che dovrebbe intestarsi, forse più in Sicilia che altrove, un partito come quello democratico? Ma fare i conti con una dote di consenso non proprio esaltante, ed è quello che accade da noi, e abbiamo l’impressione che tra regionali e politiche non assisteremo a sostanziali cambiamenti in positivo, significa che i posti sono sempre di meno, le opportunità poche, le certezze rare. Ecco, allora, ed è ciò che è accaduto nella composizione delle liste, che si ha la frenesia di occupare i pochi spazi che contano. Il Partito Democratico siciliano ci proverà la prossima volta a lanciare un concreto messaggio di cambiamento. Stavolta non è andata molto bene. I dirigenti siciliani del partito comprenderanno che, con queste liste, non daranno, a chi ha votato sinora centrodestra, molti motivi per cambiare rotta il 13 e il 14 aprile.

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