venerdì 18 aprile 2008

Elezioni Regione Siciliana 2001-2006-2008: debolezza cronica dell'estrema sinistra


LA REPUBBLICA PALERMO - VENERDÌ 18 APRILE 2008

Pagina I
L´analisi
Sinistra, le radici di una bocciatura
FRANCESCO PALAZZO



Le vittorie hanno molti padri, le sconfitte nascono orfane. Non sfugge a questa regola la disfatta del centrosinistra alle regionali. Che non giunge a sorpresa dopo altre vittorie stravolgenti, ma segue le sconfitte alle regionali 2006 e 2001. Le tre elezioni hanno presentato dinamiche diverse, pur concludendosi tutte con lo stesso epilogo. Tre personalità molto differenti tra loro, Leoluca Orlando, Rita Borsellino e Anna Finocchiaro, ci hanno provato, portando a casa ben poco, perché poco hanno ricevuto dalle liste che sostenevano le loro candidature. Certo, si può discettare all´infinito su chi ha perso meglio, così com´è giusto notare che le tre tornate regionali si sono svolte in periodi politici molto diversi. Il 2001 fu l´anno del 61 a zero in Sicilia per le elezioni nazionali. Il candidato Orlando scontò pesantemente tale quadro politico. Nel 2006 il pendolo, dopo cinque anni di governo del centrodestra, tornava verso il centrosinistra. Rita Borsellino si trovò ad avere dalla sua tale modifica del panorama elettorale e tuttavia perse comunque. Si deve notare che quello era il momento in cui si poteva concretamente sperare per il centrosinistra in un risultato diverso. Adesso la candidata Finocchiaro si è trovata a gestire un´elezione regionale successiva al tracollo politico del governo Prodi e della sua maggioranza. E alla Regione è andata come sappiamo, nessuno si aspettava un altro risultato. È ovvio che non c´è solo il panorama nazionale. Esso ha un peso importante, ma ci sono anche le dinamiche regionali che alla fine sono decisive. Vediamo cosa ci dicono i numeri elettorali principali del 2001, 2006 e 2008 relativamente al centrosinistra. Nel 2001 l´estrema sinistra (Partito dei comunisti italiani e Rifondazione) prese il 3,6 per cento contro un 22,6 per cento di Ds e Margherita. Nel 2006 Ds e Margherita arrivarono al 26 per cento e Uniti per la Sicilia, contenente tutta l´estrema sinistra, superò di poco lo sbarramento del 5 per cento. Se consideriamo che allora c´era dentro Italia dei valori, possiamo ben concludere che da quel 3,6 per cento non ci si era spostati. Nelle elezioni del 13 e 14 aprile la storia si è ripetuta, la Sinistra Arcobaleno giunge al 4,9 per cento, ma rafforzata dalla presenza di Rita Borsellino, dal suo movimento "Un´altra storia", che si aggira comunque su numeri molto scarsi, e dalla parte molto consistente dei Ds siciliani che non hanno sposato la causa del Partito democratico. A essere molto generosi, possiamo dire che quel 3,6 per cento viene confermato. Insieme, questa volta, a un mezzo flop del Partito democratico. Il quale, rispetto ai Ds e alla Margherita del 2006 e allo stesso voto per la Camera, lascia sul campo da sei a sette punti. Ora è abbastanza comprensibile che dentro il Pd si apra un ragionamento molto profondo e critico sul voto regionale. Ma è a tutti evidente che la gamba che è sempre mancata nelle tre elezioni regionali, svoltesi con la stessa legge elettorale e pertanto omogenee come dati elettorali, è quella della sinistra non riformista, il cui angusto orizzonte in Sicilia è costituito dal no al ponte e ai termovalorizzatori. Nessuno, né Orlando, né la Borsellino, né tantomeno la Finocchiaro, avevano molte chance con una delle due gambe che non arriva neanche al 4 per cento. Per capire meglio di cosa parliamo, basta mettere in evidenza che tra le liste del centrodestra nelle tre tornate regionali, i raggruppamenti che hanno raggiunto tale percentuale si sono posizionati al sesto posto nel 2001, al quinto nel 2006 e al quarto adesso. In altre parole. Ciò che nel centrosinistra costituisce la struttura portante della coalizione, nel centrodestra è composto da liste composte all´occasione, di secondaria importanza. Se così stanno le cose, è facile comprendere come il dato evidenziato sia di lungo periodo. E che non c´entrano niente il voto utile, il presunto cannibalismo del Partito democratico o l´inconsistenza odierna della Sinistra Arcobaleno. C´entra molto, invece, l´incapacità di una parte della società politica e partitica siciliana di costruire una forza che possa presentare stabilmente un conto elettorale a due cifre, intorno al 15 per cento. Sino a quando non ci sarà questa opportunità, primarie o non primarie, candidature prestigiose o meno, vi sarà poco da raccogliere nel centrosinistra e molto su cui polemizzare inutilmente.

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