sabato 12 aprile 2008

LEGGE ABORTO: L'IDEOLOGIA E LA REALTA'

Sebbene sia oggi un giorno di silenzio elettorale e di valutazione, anzi proprio per questo, può essere utile riflettere su un fatto accaduto negli ultimi giorni di campagna elettorale. Anche a Palermo il comizio di Giuliano Ferrara, leader della lista “Aborto? No grazie”, ha causato disordini. Con lanci di uova, pomodori, accensione di fumogeni e slogan di antico conio. L’incontro di martedì si è svolto grazie alle forze dell’ordine, che hanno tenuto a bada i manifestanti, non più di trenta. L’otto marzo, festa della donna, sempre nel capoluogo è accaduto un fatto simile. Alcune militanti del PD e della CGIL, che senza dubbio difendono pienamente la legge 194, sono state aggredite verbalmente. Torniamo a Ferrara. Che in una democrazia una persona non possa avere la possibilità di esprimersi liberamente, senza che sia costretto a muoversi in uno stato d’emergenza, è una cosa gravissima. E sarebbe ancora più grave se i trenta palermitani volevano rappresentare, come immaginiamo, pezzi della sinistra politica. Dove dovrebbe essere fuori discussione l’opportunità per tutti di potersi muovere serenamente nello scenario politico, soprattutto se ci si trova a pochi giorni dalle elezioni. Ogni forma di critica va salvaguardata. Ma un conto è esporre un cartello di protesta, un altro è volere impedire lo svolgimento di un incontro. Detto ciò, due considerazioni e una constatazione. In primo luogo, è giusto chiedersi per conto di chi si agitavano quei ragazzi e quelle ragazze che hanno preferito gridare piuttosto che confrontarsi civilmente. Avendone le occasioni, gli spazi e, speriamo, anche gli argomenti. Forse rappresentavano le donne che ricorrono dolorosamente all’aborto? Volevano per caso rendere evidente il disagio delle siciliane? Le quali, come riportato il 27 marzo su Repubblica Palermo da Vincenzo Borruso, si rivolgono, per un buon quaranta per cento delle interruzioni di gravidanza ufficiali, al mercato clandestino. Oppure passano lo stretto per affrontare questo momento delicatissimo in altre regioni. No, le persone che lanciano ortaggi hanno un approccio ideologico, fuori tempo massimo, a un problema serio. Un ideologismo che non porta a misurarsi, in concreto, con una legge che in Sicilia è applicata male. Tanto che, come riportato sempre da Borruso, le adolescenti e le donne in età feconda che si rivolgono ai consultori costituiscono una piccola minoranza, per insufficienza di strutture e carenza di personale sanitario. Seconda considerazione. Uno stato laico deve avere la forza di ridiscutere su tutto. Tanti sostengono che la legge regolante l’aborto andrebbe applicata in tutte le sue forme. Quasi nessuno mette in discussione la norma, che costituisce il male minore, e non si vuole calpestare l’autodeterminazione delle donne. Ma una cultura riformista, ha diritto di affermare che l’aborto non può essere concepito come un semplice metodo contraccettivo? Noi pensiamo di sì. Il concetto della laicità deve espandersi a tutto campo, non possono esistere santuari laici intoccabili. Infine, una presa d’atto. Diversamente da quanto accaduto altrove, leggendo i giornali che in questi giorni hanno dato conto dei fatti regionali, non ci è parso di notare dichiarazioni sull’accaduto da parte dei tantissimi candidati alle elezioni. I quali, tra un brunch e un party, hanno trovato il tempo di fare e dire tante cose. Niente hanno detto neppure i difensori, evidentemente a giorni alterni, della democrazia che albergano nella società che si muove fuori dai partiti. Come se per tutti fosse normale, e non lo è affatto, che una manifestazione elettorale possa svolgersi in un clima da guerriglia.

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