venerdì 11 aprile 2008

VIA DALLA SICILIA, CERVELLI IN FUGA

CENTONOVE
11 APRILE 2008
GOODBYE SICILIA INGRATA
Francesco Palazzo



La sua lettera è stata inviata ai giornali e ad alcuni siti dei candidati alle elezioni politiche e regionali. E’ apparsa sull’edizione nazionale di un grande quotidiano il 29 marzo. Il caso non è nuovo. Parla di un’ordinaria storia di fuga dalla nostra terra. Molti vanno via in silenzio, altri, come Rossella Amato, vogliono almeno lasciare una traccia pubblica del loro gesto, un po’ come gettare la classica bottiglia in mare con dentro un messaggio. Poiché siamo vicinissimi al voto, ci pare che questa vicenda dica molto di più dei tanti programmi elettorali scritti sulla sabbia e dei manifesti con i faccioni che parlano di lavoro, libertà e famiglia. Nella lettera dice di avere, oltre che un nome e un cognome, anche un compagno e un figlio, una laurea, un dottorato di ricerca e venti anni di esperienza. Ma “non basta per questa terra, la Sicilia, perché io non appartengo a nessuno”. Dove si trova adesso l’architetto paesaggista Rossella Amato che ama Gesualdo Bufalino? “In questo momento vivo a Parma – ci dice al telefono - ma ora andrò a Roma, sono in contatto anche con altre regioni, oggi ad esempio sono a Milano”. E se andasse male? “C’è sempre la possibilità di andare fuori dall’Italia, in Spagna, ad esempio ci sono molte possibilità”. Al nord non ci sono proprio problemi? ”No, non è così, se sei un operaio va bene, se esibisci una qualifica più alta è molto più complicato. Poi c’è la questione dell’età, io l’ho eliminata dal mio curriculum”. A 43 anni, età in cui in Sicilia si vive ancora con mamma e papà, al nord ti ritengono già vecchia. Guai poi ad avere un curriculum molto ampio, bisogna ridurre anche quello. “Solo che quì – sottolinea la Amato - almeno ì colloqui nel privato sono delle cose serie, il centro per l’impiego funziona, nessuno si permette di chiederti a chi appartieni”. Laureata a Palermo, ha fatto il dottorato in città, poi una serie di esperienze. Tra il 2001 e il 2003 lavora in Toscana e in Umbria, nasce un figlio. A Palermo restano i genitori e una sorella. L’altra è a Roma da parecchi anni. “All’inizio la criticai, ora ho capito il senso e la necessità della sua scelta”. Nel 2003 sente forte il richiamo della sua terra. “Ho cercato di riprendere i contatti con l’università ma è stato impossibile, ho ottenuto qualche consulenza, poi il buio”. Il suo compagno è umbro, adora la Sicilia, ma non vuole sentirne parlare più, verrà solo per le vacanze. “In realtà - rileva l’architetto - bisogna fare delle distinzioni tra le diverse parti della Sicilia. Nel modicano, a esempio, la realtà produttiva è ben diversa, ma ancora caratterizzata da assetti proprietari familiari troppo legati al locale”. Lei è specializzata nel settore dei programmi comunitari che riguardano il territorio: riqualificazione urbana, centri storici e sviluppo sostenibile. “In Sicilia se il privato guarda solo al contesto locale, senza misurarsi con la globalizzazione, è inutile che si lamenti. Altrove qualunque azienda guarda e interagisce almeno con il mercato europeo”. Assicura di averne incrociati tanti di colleghi che sono rimasti giù, che si arrabattano e non fanno il loro mestiere. “La Sicilia è una terra straordinaria, non si può lasciare in mano a poche persone, una risorsa di tutti è diventata un affare per pochi”. Afferma con sicurezza che la sua è una scelta definitiva, non tornerà più. “In Sicilia bisogna lottare anche per le cose normali. Non puoi fare finta che va tutto bene perché ci sono il sole e il mare. Da quando sono qui, non ho mai preso l’automobile per i miei spostamenti”. Una parte della lettera dice: “L'esilio di necessità trasmette tutta l’amarezza di un sud geniale e incolto. Il tempo umano non è bastato a migliorare il triangolo galleggiante, bisogna forse aspettare un tempo geologico, una nuova era glaciale che azzeri tutto per poi ricominciare”. E finisce. “A voi gente di cultura, che intendete dare un nuovo volto alla Sicilia, cercate tra la folla i nuovi emigranti, scovateli tra i mille sguardi appassiti sotto un sole cocente, e quando li troverete ponetegli una sola domanda: quali sono i vostri sogni? La loro forza e la loro intelligenza vi stupiranno e allora la rinascita sarà davvero possibile. Goodbye Sicilia”.

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