venerdì 9 maggio 2008

Il tranquillo mercato siciliano dell'insicurezza

CENTONOVE
9 MAGGIO 2008
LA SICUREZZA? PASSA ANCHE DAI POSTEGGIATORI ABUSIVI
di Francesco Palazzo



Altrove, pure nella lontana Londra oltre che a Roma, si vincono le elezioni agitando, spesso strumentalmente, il tema della sicurezza dei cittadini. Al nord la Lega ha spopolato sulla questione alle recenti politiche. Le maggioranze, locali o nazionali, diventano minoranze anche perché ad esse vengono addebitate, a torto o a ragione, le paure percepite, vissute o indotte. In Sicilia la stessa parte politica continua a prendere il banco del potere nonostante la profonda insicurezza, molto concreta e palpabile, che caratterizza la nostra regione. Da noi l’ambito della sicurezza dovrebbe farla da padrone, vista la presenza invasiva della criminalità organizzata e l’esistenza di un tessuto sociale fortemente permeato d’illegalità, fenomeni che non stanno in cielo, ma che incidono giornalmente e direttamente sulla vita dei cittadini. Ma l’insicurezza non crea problemi alla stragrande maggioranza degli abitanti dell’isola. O, quantomeno, non al punto da incidere sui gusti dell’elettorato attivo e sulle proposte politiche di quello passivo. Dalle nostre parti, coloro che eleggono e quanti si propongono nelle gare elettorali, senza volere generalizzare ma pensando di cogliere un orientamento abbastanza ampio, è come se agissero nel posto più quieto del mondo. Si è come creata una sorta di assuefazione all’insicurezza. Che molti popolosi quartieri delle città siciliane siano ancora sostanzialmente sotto il controllo delle cosche, che impongono pizzi e sovrintendono ai normali flussi della vita, non è un fatto che mina la tranquillità della maggioranza dei siciliani. E ciò succede ora, che di morti per le strade ve ne sono di meno, ma si verificava pure nella prima metà degli anni ottanta del secolo scorso, quando invece il sangue scorreva a fiumi a causa della seconda guerra di mafia. I flussi elettorali in Sicilia, in quel periodo lontano come in questo vicino, andavano e vanno sempre in una direzione. Anche per quanto riguarda l’altro aspetto dell’insicurezza, quello meno legato all’azione dei mafiosi, si assiste al perpetuarsi dello stesso meccanismo. Due soli esempi. Palermo è invasa dai posteggiatori abusivi, che controllano tutte le zone dal loro punto di vista più lucrose. Prendete un ristorante tra i più in vista del capoluogo, frequentato dall’alta borghesia palermitana. Il parcheggio adiacente è ogni sera invaso da auto costosissime, da cui vengono fuori pezzi consistenti di classe dirigente del capoluogo. Pensate che percepiscano come un attentato alla loro serenità l’imposizione di sganciare il pizzo al parcheggiatore abusivo? Per niente, pagano, sorridono e s’intrattengono amabilmente col “professionista” con cappellino e fischietto. E’ un modo come un altro di fare dell’insicurezza uno stile di vita tacitamente condiviso, da non far pesare sulla bilancia delle scelte politiche. Tale esempio si potrebbe unire a quello che riguarda un’altra classe sociale, ben lontana dalla precedente, quella dei lavoratori in nero, spaccato molto ampio del mondo lavorativo regionale. Anche in tal caso, l’insicurezza dei lavoratori senza diritti è metabolizzata come un fatto quasi normale. Non sarebbe razionale attendersi che lo strumento primario per reagire dovrebbe essere quello del voto? Invece niente, nessuna ribellione è depositata dentro le urne. Anche da parte di coloro che un lavoro non riescono a trovarlo neanche in nero. A ben pensarci, quelli descritti, e la lista potrebbe essere molto lunga, sono spaccati di vita sociale ben più gravi, perché quotidiani e strutturali, dello stupro compiuto dallo straniero o del nervosismo dei lavavetri ai semafori. Possiamo ben dire che nell’isola si è creato nel tempo una sorta di mercato regionale dell’insicurezza. All’interno del quale ciascuno, evidentemente, riesce a ricavare quel tanto di personalissima, egoistica e clientelare sicurezza. La quale, lungi dal mettere in discussione il sistema, lo rafforza sempre più. Insomma, anche in questo fondamentale ambito della vita associata la nostra “specialità” si conferma ancora una volta.

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