martedì 13 maggio 2008

Nè con la mafia, nè con lo Stato. Uno slogan alla luce del sole.


LA REPUBBLICA PALERMO - MARTEDÌ 13 MAGGIO 2008

Pagina XV
Uno striscione fuori luogo al corteo per Impastato
FRANCESCO PALAZZO


Al corteo del 9 maggio per il trentennale dell´omicidio di Peppino Impastato, nella strada da Terrasini a Cinisi, spiccava tra gli altri un mastodontico striscione di un centro sociale su cui c´era incredibilmente scritto: «Né con la mafia, né con lo Stato». Frase che ricorda quella tragica degli anni Settanta, «Né con lo Stato, né con le Br». Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, oggi nessuno si sognerebbe più di portare in piazza un simile pensiero. Ora, ci rendiamo conto che la questione principale sarebbe quella di capire perché dei ragazzi e delle ragazze pensino e innalzino alla pubblica visione una convinzione di questo tipo. Ma non ci facciamo illusioni, se provassimo a chiedere, difficilmente otterremmo risposte appena comprensibili a un´intelligenza media. Forse non lo sanno neanche loro il senso di quella frase. Suona bene, e siccome corrisponde a una certa visione manichea della politica che professano, ecco che il messaggio è pronto per ricordare una vittima di mafia come Impastato. Che trenta anni addietro versò il suo giovane sangue proprio per stare dalla parte dello Stato e della legalità. Ma a pensarci meglio, non è questo l´aspetto della vicenda che più preoccupa. Aspettando davanti la Casa Memoria di Cinisi, dove sino a qualche anno fa abitava Felicia, la mamma di Peppino, abbiamo visto arrivare migliaia di persone. Tra le quali c´erano parlamentari, sindaci, esponenti di associazioni, sindacalisti, scout e tantissime altri soggetti, da soli o in piccoli gruppi. Tutta gente che tra Stato e mafia sa ovviamente da che parte stare. Non c´è neanche bisogno di sottolinearlo. Come mai nessuno tra le migliaia di presenti, da Terrasini a Cinisi, cioè in un percorso abbastanza lungo, ha avuto la prontezza, o se volete il coraggio, di convincere quel gruppo di giovani che quel messaggio proprio non poteva trovare spazio? È vero che in una manifestazione pubblica ognuno deve essere libero di esprimersi come meglio crede, senza coercizioni e censure particolari. Ma c´è un limite a tutto. Sul perché a quello striscione è stato permesso di percorrere vari chilometri senza problemi, si possono avanzare due ipotesi. La prima, tanto banale quanto inverosimile, è che il messaggio impresso in quel lungo pezzo di stoffa non sia stato proprio visto dai partecipanti al corteo. L´altra ipotesi è che quasi tutti abbiano visto lo striscione e abbiano letto bene e capito perfettamente lo slogan che conteneva. Ma abbiano preferito, chissà per quali motivi, ognuno avrà avuto il suo, sicuramente con faccia sdegnata, di voltarsi dall´altra parte e di non intervenire. Tanto da permettere a coloro che propagandavano allegramente l´equidistanza tra mafia e Stato di arrivare alla porta dei Cento Passi.

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