sabato 17 maggio 2008

Niscemi, Sicilia, Italia: adolescenza oltre la fiction

REPUBBLICA PALERMO - SABATO 17 MAGGIO 2008

Pagina XII
La fiction casalinga degli adolescenti siciliani
FRANCESCO PALAZZO



Dall´omicidio di Niscemi ci tornano tre nomi. Quelli di tre ragazzi dei quali, essendo minorenni, vengono taciuti i dati anagrafici completi. E la foto di una ragazza, Lorena. Di cui viene divulgato pure il cognome. Quasi che la morte, pure quella più orribile, togliesse, una volta per tutte, i veli della discrezione e della protezione. Sono le regole del gioco. Del resto, come si dice in Sicilia, «quannu cc´è lu mortu bisogna pinsari a lu vivu». Atteniamoci, anche noi, a questa cinica massima e pensiamo ai vivi, dei quali conosciamo, appunto, solo i nomi. Ma non direttamente, bisogna farlo per vie traverse, parlando degli altri, di quelli che ora gridano, «via i mostri da noi». Se guardiamo bene, coloro che in un certo giorno potremmo trovarci luttuosamente a identificare come altro da noi, non sono che la risultante dei tanti tasselli della nostra quotidianità. Non è solo una storia siciliana, come è stato detto, riguarda ugualmente tante comunità italiane, molto più centrali economicamente e grandi geograficamente. Il mosaico dei pezzi sparsi, alla fine, si compone nel modo seguente. Gli adolescenti crescono in due mondi paralleli. Quello interno alla famiglia, dove emerge una piccolissima percentuale di ciò che essi sono, sia in termini di linguaggio che di comportamento. Dentro le mura domestiche ai grandi appare tutto sotto controllo, ma solo perché essi probabilmente vogliono credere che così sia. Basta aprire un diario segreto, ascoltare una telefonata da dietro la porta, «sentire» le risposte mute e sorde ai rimproveri, per rendersi conto che gran parte della loro vita, i ragazzi e le ragazze, non la mettono in scena sul palcoscenico familiare. Lì trovano solo il covo sicuro dove tornare, un pasto caldo, la roba stirata, la prima comunione fatta perché così fan tutti, i compleanni, le feste con i parenti e tanto altro che si sopporta. Una specie di fiction infinita. Che viene spezzata, le cui puntate momentaneamente s´interrompono, quando si varca l´uscio per entrare nell´altro mondo. Fatto di scuola, cinema, pizzeria, discoteca, motori e raduni oceanici, il sabato pomeriggio, al centro. In questi luoghi, per i nostri ragazzi, comincia il mondo reale. Cambiano subito il linguaggio. Il casalingo e timido «mi annoia», diventa subito «non me ne frega un c.». Ma accade anche il contrario. Tante volte capita che i professori, nei riguardi di figli o figlie ritenuti apatici perché assenti in casa, formulino giudizi eccellenti per ciò che riguarda il loro profitto e il loro stile relazionale. Non è vero, quindi, che fuori ci sia solo negatività, perversione, bruttezza. C´è chi, sempre in un ambito separato dalla famiglia, riesce a giocarsi al meglio, lontano da quello che ritiene l´oppressivo guinzaglio genitoriale, tutto il positivo che ha dentro. C´è chi, invece, si caccia in labirinti, dove alimenta, purtroppo a volte sino alla tragedia, tutti i lati oscuri della propria mente. Il compito dei grandi, che siano in famiglia, a scuola, in chiesa, nel mondo del volontariato o dove volete voi, è quello di capire che il mostriciattolo si nutre di questa divaricazione che gli adolescenti vivono tra il dentro e il fuori. La capacità dei grandi, ed è un compito presumiamo molto arduo, dovrebbe consistere non nell´abbattere completamente il muro, perché esso serve in una certa misura all´adolescente, ma nell´ammettere che esiste, trasformandolo in qualcosa di meno separante, escludente. Non adattando tutto alla fiction casalinga, che forse piace tanto agli adulti, ma facendo entrare parte di quell´universo esterno, in cui i figli vivono veramente se stessi, dentro il focolaio domestico. Perché se si mantiene la cortina di ferro non resta poi che chiedersi, atterriti: «Come mai i nostri figli sono stati capaci di questo?». Di spegnere, cioè, nel modo più terribile, una ragazza. Che ha capito, senza poter più tornare alla vita, che nel mondo di fuori non c´erano solo sogni e amore, ma anche la crudeltà di alcuni coetanei. I quali sono rimasti intrappolati, forse per sempre, oltre il muro della fiction.

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