sabato 10 maggio 2008

Quanto conta a Roma la Sicilia dei ministri?


LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO 10 MAGGIO 2008

Pagina XIII
Sicilia, tanti ministri poco peso politico
FRANCESCO PALAZZO


Molti osservatori hanno commentato favorevolmente la nomina nel governo Berlusconi dei ministri siciliani, oltre che la presidenza del Senato andata a un palermitano. Al quadro si aggiungono alcuni incarichi minori ma di peso all´interno dell´esecutivo, sempre riguardanti esponenti politici siciliani. Se ci fermiamo ai numeri, e all´importanza delle cariche, a prima vista appare evidente che rispetto al centrosinistra appena spodestato prima dalle proprie incapacità e poi dagli elettori, i parlamentari isolani siano stati trattati molto meglio. E ciò è valso pure per le liste della Camera. I nomi imposti da fuori regione in posizioni sicure sono stati molti nel Partito democratico, tanto da creare profondi malumori. Mentre nel Popolo delle libertà solo i leader nazionali hanno guidato, per fare da traino, le liste. Se però ci ragioniamo un po´ sopra potremmo vedere la situazione in maniera sensibilmente diversa da come appare. Per due ordini di motivi. Il primo riguarda la scelta delle persone, il secondo il peso politico generale che oggi la Sicilia rappresenta a Roma. La compagine siciliana che sta occupando posti di assoluto rilievo a Roma non è il frutto diretto della politica espressa nella nostra regione dagli esponenti politici prescelti. Si tratta di scelte effettuate esclusivamente nella capitale, che s´inseriscono in quello che molti hanno già battezzato come il governo del presidente Berlusconi. Il quale ha voluto, com´è giusto che sia in una repubblica che è ancora parlamentare nella forma, ma presidenzialista nella sostanza, tutta gente molto vicina al suo modo di pensare e vivere la politica. Vedremo come questi nostri conterranei sapranno espletare le loro funzioni. Sul peso politico generale della Sicilia dentro la cornice appena uscita dalle urne, le considerazioni devono essere svolte su due realtà: l´Udc di Cuffaro e il Movimento per l´autonomia. I quali, detto per inciso, nella nuova Assemblea regionale costituiscono, con ventisei deputati, una minoranza non in grado di fare la voce grossa. Torniamo al quadro politico nazionale. Per quanto riguarda l´Unione dei democratici cristiani, la buona percentuale conseguita nell´isola dalla forza elettorale cuffariana, in conseguenza del distacco di Casini da Berlusconi, conta ben poco in parlamento. Se le due coalizioni maggiori, come sperava l´Udc, fossero giunte quasi appaiate al traguardo, l´Udc poteva essere il famoso ago della bilancia. In tal caso il consenso siciliano dell´Udc sarebbe balzato in primo piano. Ma le cose sono andate diversamente. Stesso ragionamento si può fare per il movimento autonomista. Che, al contrario dell´Udc, si è imparentato con il Pdl, prendendo probabilmente più di quanto ha dato in termini di voti. Se prendiamo il Senato, possiamo vedere che i due seggi ottenuti dall´Mpa in Sicilia sono stati possibili solo grazie all´alleanza di Lombardo con Berlusconi. Infatti, lo sbarramento dell´8 per cento regionale previsto dalla legge elettorale, non sarebbe stato raggiunto dagli autonomisti se fossero andati da soli. Si sono infatti fermati al 7,86 per cento. A prescindere dai numeri, è pacifico che l´esecutivo nazionale sia a trazione leghista. L´Mpa non ha ottenuto, peraltro, il ministro che chiedeva. Ciò avrebbe segnato un punto a favore della Sicilia, più della nomina dei ministri siciliani targati Pdl. È vero che il presidente della Regione siede nel Consiglio dei ministri in certe occasioni. Non può però sfuggire che è ben diverso dall´avere un ministro autonomista in pianta stabile che parli a tutto il Paese. Insomma, nella forma la Sicilia adesso conta molto più di prima nel mondo politico italiano. Ma nella sostanza, che è poi l´unica che conta in politica, non sembra che i nuovi equilibri abbiano messo al centro la nostra regione. Forse nei due anni scarsi del governo Prodi c´erano meno lustrini e più attenzione, magari solo potenziale e comunque incompiuta vista l´interruzione molto prematura della legislatura, nei confronti dell´Isola.

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