sabato 6 giugno 2009

Contributi associazioni: da sudditi a cittadini

CENTONOVE - 5 GIUGNO 2009
Pag. 46
ASSOCIAZIONISMO FAI DA TE
Francesco Palazzo

Sull’argomento contributi alle associazioni, distribuiti tradizionalmente a pioggia dalla regione e momentaneamente bloccati dal commissario dello stato, è utile continuare a riflettere. Sia perché tra un po’ la politica regionale deciderà comunque qualcosa in merito, non modificando di molto la sostanza della questione. Sia perché va verificato se è possibile mettere in campo ragionamenti diversi. Brevemente, la domanda è la seguente. Si può nel campo associativo, almeno in quello, preponderante, che si basa sul lavoro volontario, creare, alimentare e consolidare un circuito virtuoso che provenga dalla società e che non attenda l’improbabile conversione della politica, casomai provando a influenzarla? Se la domanda alla politica è sempre quella assistenzialistica, più o meno clientelare, l’offerta non potrà che essere conseguente. Perché meravigliarsene. C’è chi vende e c’è chi compra. In questo, come in tante altre porzioni della vita pubblica siciliana, si può ben dire che gli eletti sono lo specchio degli elettori. La sfida sta nel modificare radicalmente la domanda che viene dal variegatissimo mondo dell’associazionismo che si basa sul volontariato. Non è impresa semplice. Decenni di assistenzialismo gratuito, di fondi a perdere, hanno creato un’abitudine all’intervento risolutivo della mano pubblica. Anche altri settori ricevono ossigeno per respirare dalle pubbliche istituzioni, pensiamo per un attimo alla formazione, amministrazione regionale in primo luogo. Fermiamoci all’associazionismo e vediamo se esiste qualche buona pratica già in atto, dalla quale è possibile iniziare un percorso differente. Meno dispendioso di risorse pubbliche e più in grado di costruire qualità. Qualcosa c’è. Più di qualcosa, a essere precisi. Molti conosceranno la sigla CESV. Tradotta in parole, significa Centro di Servizi per il Volontariato. In Sicilia è presente una sede a Palermo, (www.cesvop.org), che copre anche le province di Agrigento, Trapani, Caltanissetta. Per le zone di Catania, Enna e Ragusa esiste il Centro per i servizi al volontariato etneo, (www.csvetneo.org), cosi come un’uguale struttura copre il comprensorio messinese (www.cesvmessina.it). Oltre le tre principali, vi sono molte sedi distaccate nelle varie città siciliane, grandi e piccole. Non è comunque un’iniziativa tutta siciliana. E’ diffusa capillarmente in tutte le regioni italiane. Ciò vuol dire una sola cosa, che funziona. Qual è la missione fondamentale di queste strutture di servizio? Intanto, occorre dire, che la loro attività si basa su un concetto basilare, l’autonomia del volontariato. Chi è autonomo sa camminare con le proprie gambe, non deve chiedere l’elemosina strisciando davanti alle segreterie dei potenti, sa porsi in maniera critica, e soprattutto libera, nei confronti della politica. Vi pare poco? Lo scopo concreto dei centri servizi per il volontariato è quello di accrescere la qualità e l'efficacia delle associazioni. Gli aiuti riguardano vari settori: si va dai servizi di sportello (come si gestisce un’associazione, assistenze legali, normative e amministrative), alla formazione degli operatori, al sostegno alla progettazione, al supporto logistico (spazi e attrezzature per le attività). Ma c’è pure un sostegno per la partecipazione ai bandi e per il reperimento dei finanziamenti. Inoltre si tende ad accrescere le capacità di autofinanziare le varie attività. C’entra qualcosa con l’argomento contributi regionali di cui stiamo discutendo? A sentire Ferdinando Siringo, che guida la struttura nella Sicilia occidentale, che conta sull’adesione di quasi duecento associazioni, pare di sì. Lui ha notato che dapprima, quando un’associazione si avvicina, lo schema è quello classico. Si cercano solo i soldi. Poi però ci si rende conto che assicurarsi servizi e consulenze è la chiave giusta. Perché si ottiene la famosa canna per pescare e non il pesce gratuito che non fa più uscire dal circuito della dipendenza dalle risorse pubbliche. Peraltro, questi centri si finanziano, non certo con le cifre stratosferiche che escono dal forziere regionale, attraverso le fondazioni bancarie. Cioè facendo riferimento al privato. Il centro di Palermo, da quanto ci è stato riferito, si è reso da tempo disponibile a fornire, gratuitamente, alla regione un supporto per tentare di migliorare un apparato contributivo senza regole e costosissimo. Si potrebbe pensare a una sorta di agenzia regionale modellata allo stesso modo di questi centri. Che non conceda risorse economiche ingiustificabili e incontrollate, ma che fornisca beni, servizi e consulenze. Aiutando le singole realtà, anche con l’aiuto dei centri per il volontariato già presenti, come abbiamo visto, in tutto il territorio regionale, a camminare presto autonomamente. Senza dovere, ogni anno, stare attaccate alla canna del gas, nella speranza che mamma regione provveda ancora una volta. Tutto, insomma, potrebbe svolgersi alla luce del sole, senza sprechi di quello che è denaro di tutti noi. E’ una soluzione troppo semplice, quella prospettata? Ce ne rendiamo conto. Trasformerebbe i clienti, che ora mendicano l’obolo, in cittadini che camminano da soli. I venditori, che cercano di piazzare i propri pupilli, in veri eletti dal popolo. Troppa grazia.

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