mercoledì 10 giugno 2009

Europee in Sicilia: cosa è cambiato?

LA REPUBBLICA PALERMO - MERCOLEDÌ 10 GIUGNO 2009
Pagina I
Sfida sospesa alla Regione
Francesco Palazzo

Dopo il voto europeo è cambiato lo scenario politico siciliano? Guardiamo alla prospettiva più immediata, il futuro del governo regionale in carica, e a quella a medio termine, cioè i rapporti di forza tra le due coalizioni. Dando per scontato che valgano i raggruppamenti che alle regionali del 2008 sostennero Lombardo e la Finocchiaro. Il primo verdetto è sull´incompleto Lombardo bis. Per l´Mpa l´asticella del 4 per cento era proibitiva. Gli autonomisti tuttavia possono contare su un dato siciliano non trascurabile. Raggiungendo il 15,64, pur non da soli, si pongono come terza forza politica regionale. Da dove prendono tale consenso? Certamente dal Partito delle libertà, al quale le lotte interne non hanno giovato. Oltre a farlo retrocedere di molto in Sicilia, hanno condizionato il risultato di Berlusconi a livello nazionale. Da questo punto di vista, la Sicilia, che sinora era il granaio azzurro, si presenta come l´anello debole del nuovo partito che ha unito Forza Italia e An. Per completare il ragionamento sul centrodestra, va detto che l´ipotizzata caccia all´Udc, che qualcuno paventava fosse il vero obiettivo della rivoluzione lombardiana, non si è consumata. Dai seggi siciliani esce infatti uno scudocrociato vivo e vegeto. Se quindi il tonfo del Pdl siciliano facilita il piano del governatore, la tenuta di Cuffaro e soci mette più di una pietruzza nel meccanismo politico appena inaugurato da Lombardo. Tutto questo più che alimentare i venti di guerra consiglierà tutti i contendenti, per motivi diversi, a ricompattarsi in poco tempo. Ma veniamo ai rapporti di forza più generali, meno legati all´oggi. Il centrodestra, che nel 2008 ha vinto le regionali con il 68,1 per cento, sfiora alle europee il 64 per cento. Sembra una flessione del tutto fisiologica, niente di strutturale. Una pagliuzza, visto quello che è accaduto nelle stanze del potere regionale. Mancano comunque quattro punti che, a occhio e croce, sono transitati nel centrosinistra. Che, infatti, passa dal 28,6 delle ultime regionali, al 33,37 delle europee. Con Italia dei Valori che, con il 7,13 per cento, quadruplica i consensi ottenuti alle ultime regionali. Per il Partito democratico, pure e soprattutto in Sicilia, si temeva una specie di spappolamento. Esso riesce invece, con il 21,88 per cento, a invertire il passo falso delle regionali (18,8 per cento) e intravede il 25 per cento che alle politiche superò in entrambi le circoscrizioni della Camera. Va tuttavia rilevato che la dote elettorale siciliana del Pd, debba diversi punti percentuali, probabilmente proprio i quattro in più, a candidati come Borsellino e Crocetta, che si sono certamente giovati del contenitore democratico, ma il cui elettorato non è direttamente ascrivibile al partito di Franceschini. Sia in questo caso, così come per Italia dei Valori, siamo di fronte a un consistente voto d´opinione, che per sua natura è abbastanza occasionale e volatile. Questo consenso, che in genere si libera nelle competizioni che lasciano più spazio all´elettore, e qui addirittura si potevano esprimere tre preferenze, difficilmente poi si trasferisce nelle competizioni in cui comanda la preferenza unica e dove si attivano i consueti meccanismi clientelari. Se a quest´ultima considerazione aggiungiamo gli esiti elettorali delle due liste della sinistra estrema, che pure messi insieme non sarebbero riusciti a valicare lo sbarramento del 5 per cento previsto dalla legge elettorale regionale, possiamo trarre la convinzione che poco si è spostato nella politica regionale.

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