sabato 5 settembre 2009

Partito Democratico, liti e (non) politica

CENTONOVE
Settimanale di politica, cultura, economia
N. 33 del 4 9 2009 - Pag. 10
Quando volano i piatti
Francesco Palazzo

Nel Partito Democratico siciliano, ci vuol poco a capirlo, settembre e ottobre saranno due mesi caldissimi. Se i candidati alla segreteria regionale se le mandano a dire con un certo fair play, dalle retrovie dei rispettivi simpatizzanti siamo già ai patti che volano. Non so se avete presente le liti che scoppiano nel parentado. Improvvisamente esplode la fiammata e non ci si capisce più niente. Il motivo scatenante è quasi sempre banale. E’ solo un pretesto affinché vengano fuori mesi o anni di dispetti compiuti, e sopportati, mostrando falsi sorrisi tra i denti. Inaspettatamente, basta solo un momento, ecco che la frittata è fatta. E allora, come dice una nota barzelletta, quando è guerra, è guerra per tutti. Non voglio prenderla troppo alla larga. Del resto, il fatto è ormai noto. Almeno nei circuiti ristretti di quanti vivono di pane e politica. Niente che possa minimamente interessare i cittadini elettori, o che si apprestano a esserlo, o che se la stanno pensando, del maggiore partito di opposizione. Se non fosse per il fatto che da un partito così dilaniato uno potrebbe, e con mille ragioni, più che avvicinarsi, fuggire a gambe levate. Quanto accaduto una decina di giorni addietro, lungi dall’essere una circostanza minore, come qualcuno potrebbe subito pensare, da derubricare nel settore “ scaramucce per la scalata al potere”, ci rassegna lo stato di salute, in periferia, di un partito alla vigilia delle primarie nazionali e regionali. La cronologia è, grosso modo, la seguente. Il segretario nazionale dei democratici, Franceschini, sbarca a Palermo per far visita a due dei cinque eritrei sopravvissuti all’ennesima tragedia del mare. Com’è prassi, a quanto pare consolidata, ancorché del tutto corretta e comprensibile, non avvisa il segretario cittadino del luogo in cui si reca, ma una serie di dirigenti aderenti alla sua mozione congressuale. Alle rimostranze della parte che si sente legittimamente esclusa, la quale appoggia a livello nazionale Bersani, e in Sicilia Lumia, che nella nostra regione si oppone, tra gli altri, al franceschiniano Lupo, ecco che parte la contesa verbale. O meglio, emerge la lotta senza tregua che già scorre, dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, in tutto il Pd. Isole, ovviamente, incluse. Le parole volano come pietre. Da chi liquida bruscamente qualche esponente della classe dirigente democratica palermitana, a chi, in sua difesa, mobilita il popolo telematico con gruppi specifici, ad esempio su facebook. E anche nel social network si registrano frasi taglienti. Tutto il resto è un contorno di prese di posizione, frasi smozzicate, mezze parole, con cui ognuna delle parti in campo pianta bandierine per circoscrivere il proprio territorio e scavare trincee per una battaglia, da combattere con ogni mezzo, che si fa sempre più dura e senza quartiere. Poi il silenzio. Abbiamo il fondato sospetto che questa sia solo la prima puntata e che la contesa continui lontano dai taccuini. Chissà come arriveranno al 25 ottobre, data fissata per le primarie. Se continuano di questo passo, almeno in Sicilia, si presenteranno alla conta interna un po’ malconci e, forse, anche non in tanti oltre il corposo zoccolo duro che in genere accorre a questi appuntamenti. Si ha l’impressione che questo partito ancora in fasce, alla faccia del nome, democratico, stia diventando sempre più una formazione di notabili e non una forza politica fondata sugli iscritti e sui circoli. Niente di diverso dagli altri partiti che troviamo nell’arena della politica siciliana e nazionale. Insomma, anche all’ombra dei gazebo la politica non si nobilita e non si rinnova affatto, almeno nelle forme esteriori. Quelli che contano, anche nel PD, pure in Sicilia, sono soltanto poche persone. Sempre attente a scrutarsi, sospettose del minimo movimento, pronte a fare quadrato per difendere il proprio pezzo di partito, col torto o con la ragione. Che percorsi nuovi potranno mai proporre, specialmente in una regione che avrebbe bisogno come l’ossigeno di un’alternanza allo schieramento di centrodestra, che fa da maggioranza e opposizione insieme, sono in molti a chiederselo. Ma ancora non riescono a trovare la risposta.

1 commento:

  1. Che tristezza... Mi pare che descrivi benissimo una realtà pesante, mefitica, che condanna la Sicilia (e non solo) a rimanere ancora e sempre di centrodestra. Con questo partito di opposizione (e quello che ci racconti) non ci sono speranze. Rimane in vita solo la speranza come virtù teologale (spes contra spem... Sperare contro ogni umana possibilità di speranza...)
    Saluti cordiali

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