venerdì 9 ottobre 2009

La Sicilia che si offende da sola

CENTONOVE
9/10/2009
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
N. 38 -Pag. 52
Alluvione il gioco delle parti
Francesco Palazzo

Sulla tragedia che ha colpito la provincia messinese, è iniziato sin da subito il solito gioco delle parti. Ci siamo abituati, ma ogni volta fa senso come fossa la prima. E sappiamo che è sempre la penultima. Si comincia con chi grida al dissesto idrogeologico. Il costruire dove non si potrebbe, ad esempio sul greto di un fiume, a lungo andare causa drammi come quello della provincia messinese. Il punto è che, se si vanno a vedere le carte, si scopre che sono in regola. Gran parte dell’assalto selvaggio al territorio siciliano ha le carte ha posto. Un castello di documenti che cade alla prima ondata di maltempo. Ma chi deve controllare questi abusi, prima che si legalizzino? La classe dirigente locale, fa per intero il proprio dovere? L’altro ritornello è proprio quello degli amministratori locali. Che denunciano la mancanza dei fondi. Aspetto certo importante. Ancora più rilevante sarebbe sapere se si fa prevenzione. Se sei abituato a chiudere entrambi gli occhi, ti posso pure riempire d’oro, ma siamo sempre punto e a capo. E anche qui, non mancano altri due tasselli, la Regione e il governo nazionale. Dalla regione informano che i finanziamenti ci sono stati e ancora ne verranno erogati. Noi però vorremmo sapere come sono stati impiegati quelli passati e come saranno utilizzati quelli futuri. Sappiamo bene che tali stanziamenti si disperdono in mille rivoli, solo una piccola parte va nella giusta direzione. Non ci interessa sapere quante centinaia di milioni sono presenti in un capitolo di spesa. C'importa capire quale era il piano per quella zona colpita, quali sono i programmi d’intervento per le altre zone siciliane che si trovano nella stessa situazione, e a che punto siamo con le concrete realizzazioni dei lavori previsti. E, visto che ci siamo, non pensiamo di essere importuni se chiediamo se è vero che in Sicilia non è ancora operativo il Centro Funzionale. Struttura che dovrebbe essere presente in tutte le regioni e che fa parte del sistema di monitoraggio e di allertamento, in collegamento con un centro funzionale centrale che fa capo al dipartimento della protezione civile. Insomma, le chiacchiere stanno a zero. Non si allevierà certo il dolore con le dichiarazioni a effetto. Casomai, bisognerà capire, e solo la magistratura potrà farlo, se corrisponde a verità il fatto che da Roma era stato diramato un allarme di grado elevato, ma pare che non sia così, e se questo è stato recepito con la giusta attenzione da quanti erano preposti a farlo. Qui abbiamo registrato uno smarcamento del governo nazionale. Ve l’avevamo detto, avevamo previsto. E una buona volta, ma sappiamo che è un vano desiderio, dovremmo eliminare dal nostro vocabolario frasi come “tragedia annunciata” e “l’avevo detto”, Soprattutto da parte di chi aveva il potere di agire dopo l’annuncio e di fare prima di dire. Infine, nella scena c’è sempre un protagonista fisso. Un filone di pensiero che alimenta il sentimento della Sicilia abbandonata e sfruttata. Ma quando si sarà stanchi di pronunciare questo mantra ormai vuoto dentro? Basta andare in giro per la nostra regione e rendersi conto di come gli abitanti trattano il territorio, di come lo piegano ai loro voleri ai loro egoismi più sfrenati. Sia nei luoghi di abitazione abituale, sia nei posti dove si è soliti trascorrere le vacanze. Ma di quali carnefici parliamo, se siamo i primi noi ad ammazzarci da soli. Perché è chiaro che se tu, a esempio, per decenni depositi dei detriti o altra roba a monte della tua casa. Se lo fa anche il tuo vicino e quello appresso ancora. Se diventa un’abitudine tramandata da padre in figlio. Cosa si pensa che succederà all’ennesima pioggia torrenziale? Semplice, che tutto le belle cosette che avevi messo qualche chilometro più in alto, le vedrai passare velocemente sotto casa tua. Distruggeranno case, automobili e, se va male, anche persone. Allora, più che fare, a tragedia avvenuta, ciascuno la parte di chi “l’aveva detto”, mirando a salvaguardare la propria poltrona o i propri privati interessi, piangendo sulla Sicilia vilipesa, dovremmo dare un senso preciso e non fumoso alla parola legalità. In questa regione più strombazzata, con i potenti megafoni della retorica, che praticata coerentemente e quotidianamente.

1 commento:

  1. Che dire, Francesco... ci vorrebbe un colpo d'ala, qualcuno/a che inventi modalità efficaci, autentiche e creative di partecipazione sociale e politica...Avremmo bisogno di un/a "Mahatma". In particolare in Sicilia. Da esportare anche in Italia!

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