venerdì 20 gennaio 2012

Le famiglie di due vescovi siciliani.

LA REPUBBLICA PALERMO - VENERDÌ 20 GENNAIO 2012
Pagina I
La lezione civile del vescovo di Ragusa
Francesco Palazzo

Anche all'interno della chiesa, in Sicilia, c´è chi riesce a fare distinzione tra il pronunciamento confessionale e l´azione legislativa delle pubbliche istituzioni. Apprendiamo, infatti, che Paolo Urso, vescovo di Ragusa, in un´intervista, non smentita, dica una cosa semplice semplice. "Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme, è importante che lo Stato riconosca questo dato di fatto e definisca diritti e doveri dei partner". Sarebbe il fondamento della laicità delle pubbliche istituzioni nei confronti degli approcci confessionali. Niente di sconvolgente, per carità. Dovrebbe essere un punto di vista ormai assodato per tutti. Ma abbiamo visto recentemente che il concetto non è del tutto chiaro, ad esempio, all'Assemblea regionale siciliana. Dove il disegno di legge sulle unioni civili ha scatenato le reazioni dei difensori ad oltranza della famiglia tradizionale ed è stato rimandato indietro in commissione. Per uscirne chissà quando e chissà come. Sia chiaro. All'interno della chiesa cattolica, soprattutto se parliamo di vescovi, la posizione di Urso è sostanzialmente isolata. Non per questo, però, proprio perché proveniente dal capo di una importante diocesi, non deve essere segnalata con interesse e sorpresa. E magari messa in controluce con quella, sempre recente, del primate di Sicilia, Paolo Romeo, cardinale e arcivescovo di Palermo. Il quale, in occasione della tradizionale celebrazione liturgica d´inizio anno a Palazzo delle Aquile, sede del Consiglio comunale di Palermo, ha sostenuto una cosa molto diversa dal vescovo ragusano. Anzi, diametralmente opposta. Ha, infatti, in maniera molto diretta, esortato i pubblici amministratori a porre in essere tutte le azioni per salvaguardare la famiglia, intesa esclusivamente come l´unione tra un uomo e una donna. "La legge della famiglia - ha concluso Romeo - non può essere cambiata, perché è scritta nella natura dell´uomo stesso". Il riferimento era alla mozione approvata dal consiglio comunale alcuni mesi addietro, che istituisce un´anagrafe in cui tutte le coppie conviventi, sia etero che omosessuali, possono iscriversi. Pare che qualche pubblico amministratore presente si sia affrettato a scusarsi. Siamo, qui, alla radice di due concezioni del rapporto tra Chiesa e Stato molto diverse tra loro, potremmo dire inconciliabili. Quella di Urso, pur non sottraendosi nel pronunciare il legittimo giudizio morale di parte su questa o quella circostanza, riconosce alle assemblee legislative il diritto di porre in essere delle norme che siano a garanzia di tutti. Senza esclusioni. Quella di Romeo, almeno nel caso di cui parliamo, intende ricondurre, piegare, ed è storia vecchia, l´azione decidente dei pubblici poteri verso ciò che più sta a cuore alla teologia e alla prassi cattolica. Non è la prima volta che il vescovo Urso, che non è un giovane rivoluzionario ma un maturo settantenne, prende posizioni di questo tipo. Nel 2005, si doveva celebrare il referendum sulla fecondazione assistita, il vescovo dichiarò che, contrariamente a quanto sostenuto dalle gerarchie cattoliche romane, che avevano imposto l´astensione, sarebbe andato a votare e avrebbe lasciato libertà di coscienza ai fedeli. "Oggi rifarei quella scelta - afferma nell´intervista rilasciata a quotidiano.net e leggibile anche nel sito d´informazione della Diocesi di Ragusa insieme.ragusa.it - perché sono stato educato alla laicità dello stato e al rispetto delle leggi. Il compito della chiesa è quello di fornire degli strumenti ai fedeli, che li pongano in condizione di agire con consapevolezza". Monsignor Urso prefigura una "chiesa dalle porte aperte per tutti. Per gli immigrati che sbarcano sulle coste di Pozzallo, per le donne in fuga da mariti violenti, per chi è omosessuale e si sente escluso". E non lo fa soltanto a parole. Ha, infatti, messo a capo dei molteplici uffici della curia ragusana dei laici. Insomma, da una realtà ecclesiale siciliana meno battuta dai riflettori ci giunge una lezione di normale, umana, laicità. Rivolta a tutti coloro che sono disposti ad ascoltarla.

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