venerdì 2 marzo 2012

Primarie a Palermo. Immigrati e minorenni: la democrazia per finta.

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Economia, Cultura
2 Marzo 2012 - Pag. 2
Primarie, libertà con riserva
Francesco Palazzo

Certo, la libertà non è stare sopra un albero. La libertà è partecipazione. Ma si può applicare il nobile concetto quando non puoi prendertela la libertà, ma te la concedono guardandoti con sospetto? Prendiamo il caso delle primarie a Palermo. Il tavolo che le disciplina, che a farne parte uno perde di colpo, come minimo, dieci anni di vita, decide di far votare immigrati e minorenni dai sedici anni in poi. Una buona notizia. Sembrava. Perché, vedete, se una cosa me la devi dare con il retro pensiero che posso fotterti, allora meglio di no. Meglio evitare. Evito io di sentirmi mezzo criminale e tu non fai una mala figura. Perché, diciamolo chiaramente, non ne esce bene il centrosinistra su questo. Per la verità, anche su altro, ma abbiamo già scritto in abbondanza e tanto, statene certi, ancora avremo da dire. Restiamo sul tema. Questione minorenni. Si sa, i ragazzi sono lontani dalla politica, quindi sembra una buona idea quella di avvicinarli al voto ammettendoli ai gazebo anche se non ancora diciottenni. Sembra. Perché, non so voi, ma io ci ho provato. Informo una diciassettenne abbastanza sveglia che quest'anno può votare per la prima volta. La novità la coinvolge, il lampo negli occhi non mente. Dove? Come? Sai le primarie, e giù una minima spiegazione. Che, vista l'ingarbugliata matassa palermitana, non può durare meno di mezz'ora. Spero mi perdoni. I giovani sono molto spicci. Come posso fare per votare? E qui viene il difficile. Perché in tempi in cui i giovani attraverso la rete fanno tutto in tempo reale, devi cimentarti a raccontare una procedura barocca e incomprensibile. Insomma, devi recarti in quella tale via, da quel giorno e quel giorno, da quell'ora a quell'ora e registrarti. Poi ti rilasciano un pizzino e puoi presentarti a quel gazebo di vattelapesca. Secondo voi quanto ci ha messo per mandarmi a quel paese? In meno di dieci secondi ha cambiato educatamente discorso e il mio atto di pedagogia politica è affogato nell'insensatezza di una procedura fatta da chi non ha minimamente idea di come ragiona un adolescente. Per pensare una cosa così la politica deve averti fatto molto male. Non c'è altra spiegazione. Perché, altrimenti, sarebbe bastato individuare uno o due gazebo dove questi ragazzi potevano andare a votare documento alla mano, magari quelli vicini al Politeama, dove spesso stazionano, e la cosa poteva chiudersi lì. Non ci voleva niente a controllare le eventuali duplicazoni di voti, se questi si temevano. Bastava un minimo sforzo e si poteva dare ai minorenni un vero messaggio di partecipazione. Mentre così è una babbiata buona per i flash dei fotografi. Solo chiacchiere e distintivo. Facile prevedere che pochi minori di diciotto anni andranno a votare il 4 marzo. Stesso ragionamento, anzi a maggior ragione, visto che parliamo di una fascia di popolazione molto debole e già con poche garanzie, si poteva fare con gli immigrati aventi permesso di soggiorno e documento di riconoscimento. Inutile sbandierare ai quattro venti che si consente di fare agli stranieri ciò che la legge italiana vieta a chi non è iscritto nelle liste elettorali, per poi mettere in moto un meccanismo di preregistrazione che ha come unico movente il fatto che non ci si fida di loro e ancor meno dei candidati che potrebbero beneficiare del loro consenso. Il risultato dell'operazione è che, rispetto alle primarie del 2007, la presenza degli immigrati alle primarie si è abbattuta di due terzi. E poi, se dobbiamo dirla tutta, perché ritenere passibile di inquinamento il voto di un immigrato e non quello di un pensionato dello ZEN, di un disoccupato di Borgo Nuovo, di un qualsiasi mestierante della politica messo a libro paga sino al 4 marzo? E vogliamo parlare dei possibili “apporti” sottobanco di altri partiti esterni al centrosinistra interessati a questo o a quel risultato? Allora, se davvero si vogliono fare le cose perbene, non si scimmiotti una democrazia che non c'è. Dalle prossime primarie si obblighino quanti intendono votare nei gazebo alla registrazione preventiva. Tutti, non soltanto certe categorie. Perché non vuol dire niente far parte delle liste elettorali. Il responso dei gazebo può essere inquinato dall'immigrato e dal sedicenne. Ma anche da tanti palermitani che possono essere precettatati come soldatini dai maestri del consenso malato e del clientelismo scientifico.

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