venerdì 4 maggio 2012

Grillo e l'antimafia a comando.

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Economia, Cultura
N. 17 del 4 maggio 2012 - Pag. 2
Grillo e i professionisti dell'antimafia
Francesco Palazzo
Qualcuno è arrivato anche a dire simpaticamente che sarebbe meglio espellere Grillo dalla società civile. La stessa sorte che toccò venticinque anni addietro a Leonardo Sciascia per aver scritto dei professionisti dell'antimafia. Di cui oggi, fu un profeta il grandissimo scrittore di Racalmuto, veramente è strapiena la Sicilia. Che uno si chiede come mai la mafia esiste ancora nella nostra regione con tutti questi antimafiosi in giro e in servizio permanente effettivo. Perché che siano sempre in servizio non c'è dubbio alcuno. Appena tu sgarri una parola ti sfregiano a vita. Le azioni magari le perdonano e sono pure disposti, in nome della realpolitik, a non vedere e non sentire se si tratta di giocarsi il potere. Ma con le parole, diamine, con loro bisogna stare attenti. Il comico genovese ha preso una grossa bufala? Se ne può discutere quanto volete. Ma il punto è che tutta la canea che si è mossa intorno alle quattro parole di Grillo, che poi lo stesso ha spiegato rendendole meno acuminate e forse non così strampalate, ha un solo e unico movente. Scippare qualche voto a un movimento che pare farà sfraceli alle prossime amministrative e ancor di più alle politiche. Tutto qui. Né più, né meno. Inutile giraci intorno. Perché, capite, migliaia di persone che si radunano nel capoluogo siciliano, all'aperto, quando quasi tutti i leader dei maggiori partiti che vengono da fuori li mandano in qualche teatro o nei cinemini, perché gli ascoltatori nelle pubbliche piazze scomparirebbero, non sono roba di poco conto. Non so se riesco a spiegarmi. Se non si fosse parlato di mafia e antimafia il giorno dopo l'esibizione del comico genovese, si sarebbe dovuto discutere di questo. Solo qualcuno l'ha fatto. Per tutti gli altri, meglio buttare la palla dell'antimafia ferita e offesa nella curva dei tifosi e chiuderla lì. Funziona sempre e poi in campagna elettorale può venirci pure qualche voto. Non c'è motivo di lasciarsi sfuggire l'occasione. Dice, ma l'indomani era il trentesimo anniversario di Pio La Torre, ucciso dalla mafia. Recentemente sono usciti dei testi sull'argomento. Due in particolare. Il titolo del primo è: Chi ha ucciso Pio La Torre.  Il secondo: Perché è stato ucciso Pio La Torre? Già. Chi e perché ha ucciso La Torre? Dopo sei lustri non siamo in grado di dare una risposta condivisa e di sbrogliare la matassa politica e criminale che portò all'omicidio del leader comunista. Non tanto amato, a cominciare dal suo partito, da vivo e diventato un eroe da morto. E' capitato a tanti. Eppure, con tutti questi antimafiosi che ne sanno sempre una più di te e che fanno la tac e la risonanza magnetica ad una frase, non riusciamo a capire ancora tante cose nostre dell'ultimo trentennio di storia criminale dell'isola. Perché è stato ucciso Mattarella? Per quale motivo sono saltati in aria i due giudici nel 1992. E tutti gli altri delitti eccellenti? Mafia, coppole storte, tritolo e kalashinikov? Ormai sappiamo che è troppo poco metterla in tale modo. C'è molto altro. E a quest'altro, pur beandoci di saperne tanto, come siciliani massimi esperti mondiali di mafia, non riusciamo a fare che una sbiadita fotografia. Ma si potrebbe pure partire da più lontano per tracciare la parabola dell'ignoto. Perché no. Da Portella della Ginestra, ad esempio, visto che è si è appena celebrato il primo maggio. E però, pur ignorando tanto, non appena qualcuno da fuori esprime una mezza idea, sbagliata, giusta, figuriamoci, se ne sentono tante in questa terra sul tema, si alza il tiro al bersaglio a palle incatenate. Scagli la prima pietra chi non prova ogni volta una simile istintiva reazione. A mia? E come si permise? Faccia ammenda immediatamente il reprobo e si alzi il cartellino rosso della squalifica a vita. Grillo, sa che le dico? Chieda scusa a prescindere e ci capisca. La chiuda così. Le conviene. Qui, in Sicilia, di mafia e antimafia possiamo parlarne solo noi. Facciamo un sacco di improbabili ipotesi, più o meno come la sua, e non ci capiamo un granchè. Ma lo facciamo, da quasi due secoli, troppo bene.

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