venerdì 16 agosto 2013

La vita, nonostante tutto, come sentiero per chi rimane.

La Repubblica - Palermo

14 agosto 2013 —   pagina 1  

Se il dolore più grande si trasforma in esempio

Francesco Palazzo

Sul belvedere di Castellammare del Golfo, vista mozzafiato su uno dei tratti di costa più belli della Sicilia, c' è un Cristo dentro un piccolo terrazzino recintato, in memoria di una ragazza. Il luogo trasmette serenità. La tragedia della morte di un figlio non consente via d' uscita che non sia la lunga elaborazione del dolore. Q uesto è l' aspetto privato dove non è possibile entrare. C' è, però, un risvolto pubblico sul quale qualcosa si può dire, perché può costituire, in alcuni casi, per ciascuno di noi un possibile filo di senso. A tutti capita di notare, sui marciapiedi, sui pali o sugli alberi, lapidi, foto, fiori in corrispondenza dei luoghi dove giovani vite si sono spente. Modi di prolungare un dolore domestico, di renderlo presente a chiunque passi e non cancellabile dalla storia di una città. Si tratta di esperienze che rimangono circoscritte nell' ambito della sfera parentale, un estraneo che passa velocemente da questi luoghi non ha nemmeno il tempo di rendersi partecipe di una biografia. È una reazione assolutamente comprensibile, forse anche la più normale, quella di rintanarsi in se stessi quando suona la campana della disperazione. Del resto, come si fa a pensare ad altro in certi momenti? Tutti abbiamo condiviso la sorte di due ragazze palermitane andate via a distanza di qualche anno l' una dall' altra. Livia, nel marzo del 2011, e Giulia, il primo agosto di quest' anno. Il percorso nato attorno alla memoria di Livia Morello ha come filo conduttore la solidarietà e l' amore per il prossimo. C' è un sito liviamorello. it, tre appuntamenti annuali di beneficenza già svolti e altre attività. Il ricordo concreto di Giulia Foresta, andata via durante la spensieratezza di una vacanza estiva, così hanno annunciato i genitori, sarà affidato alla nascita di un' associazione in nome della figlia che possa continuarea dire alla società qualcosa di lei. Liviae Giulia ci trasmettono, con le scelte fatte dai loro familiari, suggerite evidentemente da ciò che loro erano in vita, innanzitutto, un messaggio. La morte non è l' ultima parola da affidare al futuro e scolpire per sempre in una foto, una lapide, un mazzo di fiori, sistemati lungo le vie del mondo. Il percorso amaro della condivisione di una perdita può trovare una strada diversa attraverso l' istituzione di realtà aggregative per altri giovani, che possano formarsi avendo come riferimento i valori di chi non c' è più fisicamente. Ciò veramente permette a queste esistenze spezzate troppo presto di sopravvivere. Inoltre, le biografie che spesso escono fuori, diventando di dominio pubblico ogni qual volta accade qualcosa di ineluttabile, ci consegnano spesso una generazione di giovani che ha qualcosa d' importante da dire a noi adulti. Infine, le scelte di questi genitori e il loro riuscire a non sigillare la propria sofferenza in un umanissimo e comprensibilissimo rinchiudersi in se stessi, ci consegnano pure uno spaccato di mondo adulto che si sente parte di una comunità pure nei momenti più difficili e intende andare avanti con essa. Cercando, insieme a tanti altri, di ricomporre il mosaico della propria storia infranta. E sappiamo quanto bisogno ci sia, in una città come Palermo, di riannodare i fili del comune sentire e del comune appartenere. Anche partendo da situazioni nelle quali gli infiniti punti interrogativi sono appesi a pochissime risposte.

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