giovedì 19 settembre 2013

San Saverio: il volontariato che sorregge, promuove e sa farsi da parte.

La Repubblica Palermo

 18 settembre 2013 —   pagina 15  

QUEL VOLONTARIATO VIRTUOSO PRESO A MODELLO DA PADRE PUGLISI

Francesco Palazzo

Recentemente abbiamo appreso che il ristorante Il Vicoletto dell'Albergheria ha tagliato il nastro dei venticinque anni. Se fosse una semplice attività commerciale, potremmo semplicemente complimentarci della longevità. Ma visto che si tratta di un'impresa che ha avuto una genesi particolare, è una specie di miracolo. Davanti al quale non possiamo sottrarci ad alcune rapide riflessioni sul ruolo del volontariato sociale e sulle sue finalità. Il Vicoletto è una delle realtà concrete (insieme ad un'agenzia di viaggi e a un bar gelateria) messe in campo, in un quartiere molto difficile, l'Albergheria, dal Centro Sociale San Saverio, nato a Palermo nella primavera del 1986. Quando la città si apprestava a vivere un'altra primavera, politica, ormai facente parte dell'album dei ricordi. Tante le azioni poste in essere dal San Saverio, associazione di volontariato aconfessionale e apartitica. Che, come tutte le cose umane, ha avuto certo dei limiti. Soggettivi ed oggettivi. Ma che almeno per quanto riguarda alcuni aspetti, fondamentali, è da prendere ad esempio per chi prova in Sicilia ad agire nel tessuto sociale in zone multiproblematiche. Intanto, è un riferimento per quanti appendono la vita associativa alla continua erogazione di risorse pubbliche. Al San Saverio sono riusciti a sopravvivere anche nei frequenti, e lunghi, periodi di tagli. Che poi bisognerebbe riuscire a capire se davvero tutti questi fondi trasferiti producano sempre utilità sociali, culturali e, perché no, economiche. O se talvolta servono per curare pezzi di elettorato, fornendo titoli, prebende e appagamenti personali per pochi. Inoltre, il Centro San Saverio è stato gestito in questi decenni da persone che si sono date il cambio nella direzione. La circolarità negli incarichi di vertice è importante. Fa crescere nuove levee allena alla democrazia. Per di più, i soggetti che hanno svolto funzioni di guida avevano già una loro professione privata. Quindi, l'impegno che hanno assicurato al sodalizio è stato davvero a titolo gratuito. Infine, cosa più importante, nelle tre esperienze imprenditoriali promosse, tra cui appunto Il Vicoletto, hanno dato a un gruppo di persone la canna per pescare e non il pesce, avariato, in quanto sovvenzionato con i soldi di tutti. Tale aspetto va sottolineato con forza. La promozione sociale nei confronti di terzi che versano in condizioni precarie, deve, o dovrebbe, sempre avere questa finalità. Ossia, favorire operosità e saper fare che poi abbiano la capacità di camminare con le proprie gambe, vedendosela con il mercato e con la concorrenza. Non ci sono scuse che tengano. Se lo hanno fatto all'Albergheria, si può fare ovunque. Invece, quasi sempre, l' assistenzialismo rimane fine a se stesso e genera clientele a lunga scadenza, in territori dove i bisogni contano più degli ideali. E sappiamo che nella nostra regione questi contesti sono davvero tanti. Inutile sottolineare che ciò vale sempre, ma in misura maggiore quando le realtà associative nascono sulla memoria dei morti di mafia. Che lo si voglia ammettere o no, i meccanismi della signoria mafiosa e della malapolitica ad essa collegata pescano nella stessa acqua di coltura della dipendenza infinita, che non riscatta ma fa rimanere piccini. Dobbiamo, perciò, essere tutti contenti del successo di questi imprenditori che sono riusciti ad attecchire all' Albergheria. La promozione dei cittadini, senza che essi dovessero inchinarsi al potere, divenendo al contrario protagonisti del loro futuro, era lo scopo principale dell'azione del Beato Pino Puglisi. Di cui si è celebrato il ventennale della morte per mano mafiosa. E che, significativamente, come del resto aveva fatto il suo predecessore nella chiesa di San Gaetano, Rosario Giuè, guardò proprio al Centro San Saverio come modello per la sua azione a Brancaccio.

2 commenti:

  1. Che bell'articolo, Francesco! Frequento il Centro San Saverio dal 1987 e posso sottolineare anch'io lo sforzo da parte di don Cosimo e di tutti gli operatori di far crescere qualcosa di buono nel quartiere.

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