mercoledì 23 ottobre 2013

Una pietra per don Puglisi a Brancaccio e poi pensa a Dio.

La Repubblica Palermo 
22 ottobre 2013
Per aprire un cantiere non basta la provvidenza
Francesco Palazzo



http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/10/22/news/per_aprire_un_cantiere_non_basta_la_provvidenza-69208419/



Un laureando è colui che sta per concludere il proprio percorso di studi. Una chiesa erigenda  -  così è stato chiamato nel corso della cerimonia di domenica il luogo di culto con altre strutture ad esso legate che, come è stato annunciato, sorgerà a Brancaccio nel nome di Puglisi  -  doveva essere qualcosa in più di una, pur gioiosa, mattina di festa. Con un progetto esecutivo già convalidato in tutte le sue parti e un corrispondente finanziamento per porlo in essere in maniera completa.
Magari, non sarebbe stato male, con un preventivo confronto con la gente del luogo per capire di cosa avevano davvero bisogno e come immaginavano l'opera. Con l'apposizione della prima pietra, con tanto di bollo papale, avvenuta appunto il 20 ottobre, in realtà, da quello che abbiamo capito, non è stato presentato il progetto, come si fa in genere in queste occasioni, in quanto è ancora in via di definizione. Né è stato chiarito con quali fondi si realizzerà quello che era un intendimento del beato, di cui ieri è ricorso il primo festeggiamento in termini di calendario. Come si legge in cronaca, ci sarebbero disponibili fondi derivanti dall'otto per mille. Vedremo come, in che quantità e con quali tempi verranno utilizzati allo scopo. Il resto dovrebbe venire fuori dalle donazioni dei fedeli e di quanti vorranno contribuire.
Insomma, siamo davanti ad un proponimento ancora, in larga parte, in divenire, dunque non quantificabile nella sua effettiva realizzazione in termini monetari e a un finanziamento che, per forza di cose, non può essere definito nella sua interezza se prima il disegno di tutta l'opera non sarà stato completato con tutte le previste autorizzazioni degli organi competenti. Perché allora, viene da chiedersi, la Curia ha manifestato tutta questa premura nell'iniziare un percorso, presentandolo quasi in via di realizzazione agli abitanti di Brancaccio e a tutta l'opinione pubblica? Ovviamente, ci auguriamo che tra alcuni mesi i lavori abbiano davvero inizio. Ma qualche punto interrogativo è lecito porselo. È vero che anche don Puglisi fece riferimento e affidamento alla provvidenza quando si trattò di acquistare, per quasi trecento milioni di lire, la palazzina di fronte la chiesa dove situare il centro Padre Nostro. Ma, in quel caso, si trattò di un cammino che venne sostenuto con azioni specifiche e coinvolgenti tutto il territorio. Quanti preti delle altre parrocchie della zona erano presenti domenica nel grande spiazzo di Via Fichidindia? E quelli delle altre parrocchie della città? Pochi, riteniamo, visto che la manifestazione è avvenuta in un orario domenicale in cui nelle comunità parrocchiali sono in corso le celebrazioni eucaristiche.
Non sarebbe stato meglio convocare lì, in un altro orario o in un giorno diverso, tutto il presbiterio palermitano, in modo che oltre la pietra ci fossero i corpi dei sacerdoti a testimoniare l'avvio di un sentiero comune della chiesa palermitana? In altre parole: si tratta di un'azione corale, sentita, della comunità cattolica del capoluogo, che con questo tempio e con gli spazi connessi intende muoversi tutta nella direzione di Puglisi, o di qualcosa calato dall'alto, utile a completare il tragitto iniziato con la beatificazione di maggio? 
Va ricordato, peraltro, proprio per sottolineare la concretezza e la sobrietà di un tipo come don Pino Puglisi, che egli inaugurò ufficialmente e in pompa magna solo nel gennaio del 1993, pochi mesi prima di morire, il Centro di accoglienza Padre Nostro. Quando quella struttura era già operante dal 1991 e aveva cominciato a porre da diverso tempo segni evidenti di cambiamento a Brancaccio. 

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