giovedì 31 dicembre 2015

Il bel tram e la ZTL alla pasta con le sarde.

La Repubblica Palermo - 30 12 2015
Ma per inquinare basterà pagare
FRANCESCO PALAZZO

Pagare per inquinare o non pagare e scordarsi tram, Amat e ogni parvenza di trasporto pubblico. Sembra questa la scelta che si troveranno davanti i palermitani nel 2016. Il tram è realtà ma, oltre che sui binari, scorre su due aspetti connessi che vale la pena evidenziare. Parliamo della Ztl e della tariffa che si dovrà sborsare. Prima domanda. Cosa è una Ztl? Cosa accade a Torino, Milano, Genova, Verona, Roma, Firenze, Bari e Bologna? Abbiamo l’impressione che, rispetto a Palermo, ci troviamo di fronte a due concetti di Ztl. Nelle città citate, come giustamente indica il termine limitato, non si può assolutamente, da non residenti, accedere in queste zone se non si è in possesso di specifiche autorizzazioni. A Bologna e a Milano un non residente sgancia cinque euro al giorno se vuole accedere, ed è chiaro che lo farà solo per eventi particolari. Non è che paghi cento euro una volta ogni 365 giorni ed entri per un anno intero 24 ore su 24. Se così fosse ovunque, andrebbe a farsi benedire l’ambiente e salirebbe ancora di più il picco di polveri velenose che stanno mettendo in ambasce molte città italiane, costringendo a targhe alterne o a chiusure totali. Per mettere in campo Ztl vere, devi fornire servizi di trasporto adeguati. Se non puoi fare questo, ti inventi la Ztl alla pasta con le sarde. Che consiste nel dire all’automobilista che ha acquistato la sua auto anche sedici anni addietro: vuoi entrare sempre dentro il cerchio magico anche se non sei residente? Pagare e sorridere. Con una somma la tua auto diventa pura come un giglio e ci scorderemo che in realtà inquina lo stesso. È vero che vengono fatte fuori le auto da Euro 0 a 2. Ma non cambia la struttura della Ztl palermitana, che non trova repliche in Italia. Sul fronte della spesa privata va detto che molte famiglie dovranno sborsare trecento o quattrocento euro. A ciò va aggiunto l’aumento del costo della sosta nelle strisce blu, portato dappertutto a un euro, anche se l’attuale amministrazione nel 2012 voleva eliminarle del tutto. Messa così, non ce ne voglia il Consiglio comunale che ha fatto nottate per tutti noi, sembra un modo di fare cassa. E qui siamo al secondo aspetto che vorremmo sottolineare. Non parliamo di un’imposta che viene raccolta da tempo, della quale si conosce la consistenza e che a un certo punto si destina a qualcosa. Ciò che andrà a saziare il tram, l’Amat e tutto il sistema di trasporto pubblico è una posta di bilancio di cui ancora non si conosce l’ammontare. Non è leggermente imprudente far dipendere tutto il sistema di trasporto pubblico della quinta città d’Italia da un’entrata ancora largamente incerta che dovrebbe andare a decrescere in condizioni ottimali? C’è infatti da augurarsi che, mettendo in campo condizioni migliori di mobilità nel tempo, solo una minima quota di palermitani pagheranno. Ma se ciò accadesse, visto che tutto è appeso al pagamento dell’obolo, che fine farebbero il tram, l’Amat e tutto il potenziamento della mobilità alternativa alle auto? Inoltre, non è leggermente temerario caricare su un’unica azienda, l’Amat, al momento pare in sofferenza, tutte le modalità di trasporto pubblico? Tutto ciò senza considerare che la Ztl potrebbe essere impugnata, come accadde nel 2008 con la Ztl venuta meno prima di emettere il primo vagito. Siamo contenti che il tram parta. Siamo pure disposti a non pensare che ci è costato quasi 18 milioni a chilometro. Vorremmo vederle sempre piene, quelle vetture, e non sappiamo se lo saranno subito. Cioè prima ancora che si completino le altre opere (anello ferroviario e passante). In atto pare che i numerosi semafori aggiunti nelle strade interessate al transito del tram creino non pochi ingorghi. Destinati ad aumentare ora che i convogli aumenteranno la loro frequenza. Altri punti di domanda, questi ultimi, che si sommano ai precedenti. Il 2016 si farà carico di diradare o confermare i dubbi.

venerdì 18 dicembre 2015

Tram a Palermo: l'ideologia e la concorrenza.

La Repubblica Palermo - 17/12/2015 - Pag. I
Le domande da porsi aspettando il tram
Francesco Palazzo
Che il tram riesca entro dicembre a imbarcare utenti, pena la restituzione di fondi e una penale giornaliera alla ditta che ha svolto i lavori, dipende da un voto del Consiglio comunale.Il giocattolo è pronto, ma non è ancora stabilito chi debba gestire il servizio. Non ci si poteva pensare prima? Certo, dice l'opposizione di Forza Italia. Altri consiglieri comunali del centrosinistra sono sul piede di guerra. Affermano di non conoscere lo stato patrimoniale dell'Amat e di non essere, perciò, nelle condizioni di votare il contratto di servizio con l'azienda. Vedremo come andrà a finire. Ma lo spettacolo non è dei migliori. Già c'è un primo intoppo. Tre commissioni di Palazzo delle Aquile hanno bocciato il contratto di servizio dell'Amat e il suo piano industriale, rimandando la patata bollente in Consiglio. La battaglia è sulla Ztl. Da settimane c'è un movimento di cittadini. Chiede che le linee del tram entrino subito in funzione. In effetti, nel vedere tutto pronto, con queste luccicanti vetture che transitano senza passeggeri, un po' d'impazienza è normale che prevalga. E sono pure disposti ad accettare, i palermitani, che quanto spenderanno per le zone a traffico limitato andrà a foraggiare il sistema tranviario, pagando dunque due volte il servizio. Per la cui gestione l'amministrazione comunale ha individuato l'Amat. Si tratta di un'azienda florida, che gestisce in maniera ottimale il servizio degli autobus, per cui è logico affidarle un altro asse di mobilità pubblica di primaria importanza qual è il tram? Su questo punto, stando a quanto affermano i consiglieri del centrosinistra, non siamo in grado di dire molto. Come cittadini utenti non possiamo certo trarne giudizi superlativi. Basta vedere il numero di vetture che ogni giorno sono su strada e lo stato dei mezzi, il numero di portoghesi, le attese alle fermate. Si può dare a un'azienda già zoppicante un altro carico di lavoro molto pesante? Perché non veniva svolta, in tempi utili, non con l'acqua alla gola, una gara pubblica per vedere chi offriva la gestione migliore del tram e una spesa minore da parte dei viaggiatori? In fin dei conti all'utente interessa che i mezzi passino con una frequenza temporale accettabile e che il tagliando e gli abbonamenti costino il giusto. Per dire, se tutti pagassero sui bus dell'Amat, il biglietto costerebbe di più o di meno di un euro e 40? Con i soldi incassati si potrebbero comprare più o meno autobus? La risposta non è complicata. Qui, però, entra in gioco il classico schema che consiste nel mettere sull'avviso, contro quanti vogliono liberalizzare questo tipo di servizi, che sarebbero alle porte, pronti a buttarsi sull'osso, quei cattivoni dei privati. Non parliamo di scuola, di sanità, di acqua, ambiti in cui in occorre fare molta attenzione tra pubblico e privato. Si parla d'altro. E gridare al lupo sembra fuori luogo. Per carità. Dove il pubblico riesce a gestire in maniera ottimale il servizio di trasporto, nulla quaestio. Ma se non ci trovassimo in questa condizione a Palermo, e più di qualcosa ci dice che così è, aprire le porte alla concorrenza per offrire un servizio migliore, e che costi meno alle tasche dei contribuenti, dovrebbe essere assolutamente un percorso naturale. O no?

mercoledì 9 dicembre 2015

Vecchioni, nessuno ci può giudicare. Semu troppu tochi.

La Repubblica Palermo 
 8/12/2015
L’errore di Vecchioni? Considerare i siciliani i più intelligenti.
Francesco Palazzo


Gentile Roberto Vecchioni, lei non poteva sapere che in Sicilia c’è un esercito che in passato su queste colonne ho chiamato compagnia dei difensori. Il quale non aspetta altro che qualcuno scopra l’acqua calda su di noi per scatenarsi. E’ difficile spiegare a un brianzolo il senso di una frase che definisce la compagnia dei difensori: “difenni u to o tortu o rittu”. Una reazione belluina, intrisa nel sangue, che porta a proteggere ciò che è tuo quando altri, “stranieri”, invadono il campo. E come si permette, uno di fuori, a dirci cose che solo noi, veri amanti di questa terra, possiamo pensare? Perché noi siamo amanti senza rivali. Amiamo tanto che soffochiamo per troppo ardore il nostro oggetto d’amore. Se l’avesse detta un siciliano quella frase, peraltro in un discorso ampio, che esortava alla reazione contro l’inciviltà, per non essere un’isola di merda, non ci sarebbe stata alcuna replica sdegnata. L’ottima platea che l’ascoltava avrebbe applaudito. L’opinione pubblica avrebbe calato umilmente la testa. Nelle nostre discussioni capita spesso che esprimiamo lo stesso concetto. Cosa dovremmo dire, del resto, con una regione che soffre da tanti punti di vista e che si trova in fondo alle classifiche di importanti indicatori, dove non i giovani meritevoli sono premiati, ma migliaia di lavoratori assistiti, che portano voti. E che talvolta devono completare i giorni lavorativi, non il lavoro, si badi bene. Dove le regole del vivere quotidiano, dallo buttare le cicche a terra al depredare tutto ciò che è pubblico, dal pagare i posteggiatori abusivi al parcheggiare ovunque, dal sostare sulle strisce pedonali allo sfrecciare lungo le corsie riservate, sono piegate verso l’interesse personale. E meno male che è venuto ad autunno inoltrato. Se fosse atterrato a Palermo in estate avrebbe ammirato montagne d’immondizia lungo il percorso che unisce il Falcone-Borsellino al capoluogo. Vicino all’aeroporto, inoltre, nei mesi caldi, i palermitani che si recano al lavoro dall’abitazione estiva, lanciano a due passi dallo svincolo autostradale sacchetti d’immondizia. E come vogliamo chiamarli, se non uomini e donne di merda, coloro che trattano la Sicilia come una pattumiera, che sfregiano le coste, il mare, il territorio, chi non controlla o si gira dall’altra parte? Ci sono tanti siciliani perbene, mi scrive un amico. E chi lo mette in dubbio. Ma se fossero molti e non una piccola minoranza non saremmo a questo punto. Ma sa cos’è, Vecchioni, che mi ha fatto sobbalzare? Lei ci definisce i più intelligenti al mondo. Le sembrano intelligenti persone che hanno pasciuto per più di un secolo e mezzo la mafia? Le pare dotato di grandi quantità di materia grigia un popolo che si crede furbo ricorrendo spesso alle raccomandazioni e invece è solo fesso? Le sembriamo così brillanti quando facciamo fuggire le teste migliori, che formiamo spendendo un fiume di soldi? Davvero siamo dotati di grande intelletto visto che riusciamo a esprimere una classe dirigente che, quando va bene, governa mediocremente la cosa pubblica? Ne è certo che siamo così acuti considerato che non riusciamo a valorizzare economicamente un tesoro, la Sicilia, che la storia ci ha messo tra le mani? Mi fermo qui. La ringrazio, ci ha aiutato a riflettere per qualche giorno. Ogni tanto qualche tumpulata a sorpresa ci vuole. Non che cambierà molto nella sostanza. Scorrendo i social network ho però l’impressione che molti abbiano capito la teoria. Un siciliano scrive: “Il mio paese è sul mare in un golfo splendido. Ma abbiamo il 70 per cento di disoccupati che del mare e del sole non se ne fanno niente”. L’altra sera, sull’autobus, (sa che a Palermo in pochi pagano il biglietto?) noto un ragazzo con i piedi sul sedile. Gli dico di metterli giù. Un suo amico sussurra che le mie parole gli ricordano l’intervento di quel cantante il giorno prima all’università. Insomma, almeno nella testa di un diciassettenne il suo discorso è entrato. Può essere un buon inizio.