domenica 24 luglio 2016

Biblioteca di Ballarò, "Le Balate". L'Associazionismo e le nuove generazioni.



La Repubblica Palermo 
23 luglio 2016
Il rinnovamento alle Balate
FRANCESCO PALAZZO

Ma davvero la Biblioteca di Ballarò “Le Balate”, da una decina d’anni attiva verso bambini, ragazzi e adulti del quartiere, rischia di chiudere o di diventare, da laica, un territorio di conquista cattolico? La notizia è che c’è stato un ricambio con regolare votazione nel consiglio direttivo, perché quello precedente si era dimesso, del progetto pastorale Albergheria e Capo insieme per la promozione umana. Che vede coinvolte diverse parrocchie e tante associazioni. Una delle attività del progetto, che conta molteplici interventi sul territorio, è l’Associazione Le Balate, che gestisce la biblioteca. I giovani entrati nel consiglio direttivo sono della zona, laureati e con esperienza nel sociale. L’unico loro neo, pare, sia quello di frequentare ambienti cattolici. Che ragazzi credenti si avvicinino a un progetto promosso dalla curia di Palermo, non dovrebbe essere visto come un fatto eclatante. I nuovi arrivati non vogliono interrompere l’attività della biblioteca, né buttare fuori gli attuali operatori e neppure metterne in discussione la laicità. Intendono imprimere delle novità gestionali nelle dinamiche dell’intero progetto, biblioteca compresa, per dialogare meglio con il territorio e con tutti gli attori coinvolti nelle attività. Un fatto che dovrebbe essere considerato normale e salutare. Negli ultimi decenni molte realtà sono sparite proprio perché non c’è stata la capacità di trovare nuove leve. Le quali, fatalmente, devono trovare nuove strade. Guai se così non fosse. I tempi cambiano e non si può essere sempre uguali a se stessi. Le nuove generazioni che si alternano alle vecchie non devono essere i cloni di quelli di prima, altrimenti vuol dire che non si è seminato bene. E quando quelli che subentrano, come capita a questo progetto, sono pure ragazzi e ragazze dei quartieri interessati, la vittoria si dovrebbe considerare doppia. Non solo si è stati capaci di dare alla luce un nuovo domani per un progetto importante, ma lo si è fatto con gente del luogo, senza profeti esterni. Ciò significa che il percorso sociale e pedagogico ha funzionato alla perfezione. Sia chiaro, vivere il nuovo deve coincidere con l’immettere nel percorso che si inaugura la memoria storica e l’esperienza di quanti hanno avuto la pazienza di intraprendere e portare avanti la fatica di operare in territori difficili. Ammesso che ve ne siano di facili. Ma non c’è altra strada, se si vuole il bene di un territorio e di chi ne fa parte, che quella di rinnovarsi, di dare ad altri la possibilità di scrutare con occhi nuovi, trovando e percorrendo nuove vie. Il nuovo direttivo del progetto ha chiamato tutti gli attori operanti nello stesso, nessuno escluso, al dialogo e alla collaborazione. E tanto basta. I ragazzi ora coinvolti saranno giudicati dai fatti. Ma prima facciamoglieli compiere. Il problema del ricambio, mutando scenario, attanaglia anche l’associazionismo antimafia. Vi è mai capitato di vedere alla testa di associazioni che si rifanno a vittime della mafia le stesse persone per anni e anni? Circostanza frequente, quasi una regola. Ciò può creare, soprattutto quando talune realtà vengono innaffiate da cospicui fondi pubblici, dei centri di potere. Ciò è incompatibile con la finalità antimafia. Che invece, per prima cosa, dovrebbe includere nella direzione di attività importanti sempre più soggetti, biograficamente freschi, che sappiano guardare non solo a ieri, ma anche all’oggi e al domani. Se è vero che la mafia non è mai uguale a se stessa, lo stesso concetto deve valere per l’antimafia associativa. Che spesso, proprio perché interpretata da soggetti inamovibili, cammina, magari andando a sbattere, guardando dallo specchietto retrovisore. Con analisi e protocolli operativi che perdono via via smalto e presa sulla realtà. Sino a divenire brutte fotocopie di quelle che un tempo erano idee e azioni originali ed efficaci.

2 commenti:

  1. Interessante quanto scrivi. Nel caso specifico, mi piacerebbe discuterne meglio in altra sede, perchè penso molto dipenda dal tipo di persone che hanno gestito sino ad oggi la biblioteca "Le Balate". La questione in generale del ricambio generazionale relativo a ogni tipo di impegno va sicuramente posta. Un saluto affettuoso.

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  2. Non solo c'è la questione del ricambio, ma anche di affidare alle nuove generazioni il compito di trovare strade nuove. A volte ho l'impressione che si cerchino cloni che ripetano lo stesso copione, magari sbiadito, all'infinito.

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