mercoledì 13 luglio 2016

Palermo e la Cavalleria Rusticana.


La Repubblica Palermo 
12 luglio 2016 - Pag. I
La quotidiana dose di violenza 
Francesco Palazzo
Magari pensiamo che le liti per futili motivi, dove poi spuntano pistole e coltelli che lasciano a terra morti e feriti, ma in anni passati gente ha perso la vita anche dopo aggressioni a mani nude, possano avvenire solo in contesti periferici in cui la violenza verbale è un sottofondo costante e dove è facile che fazioni familiari si scontrino. Non è così. Ci pensavo dopo i due ultimi omicidi a Borgo Nuovo e a Cruillas. Mi è tornato in mente un episodio. Mi aveva angustiato per qualche ora. Poi lo avevo archiviato, anche perché dovevo accudire un familiare, nella sezione Palermo senza regole e violenta. Lo racconto perché dobbiamo imparare a stare in guardia e pensare che, a queste latitudini, pure se parcheggi tranquillamente rispettando il codice della strada puoi finire in ospedale. Oppure in obitorio. In una mattina di metà giugno cercavo un posto per l’auto nei pressi di un ospedale. Nei dintorni del quale imperversano indisturbate le solite famiglie di posteggiatori abusivi. Una, addirittura, “vigila” su un pezzo di strada con divieto di sosta. Riesco a vedere un tratto di asfalto libero dove è consentita la sosta. Faccio marcia indietro e mi accosto evitando di qualche metro, come atto di gentilezza, l’ingresso di un esercizio commerciale. Esce la signora che lo gestisce e mi redarguisce arrabbiata dicendomi che così non li faccio lavorare. Abbasso il finestrino lato passeggero e faccio notare che ho evitato l’ingresso, che mi sono fermato regolarmente, che loro non hanno nessun diritto su quel pezzo di strada e che una cosa del genere va chiesta per favore. Infila la testa sin quasi dentro l’auto un energumeno, suppongo il marito, e rincara la dose. Cerco di ripetere che non sto facendo nulla di proibito, che devo recarmi con urgenza in ospedale e che il loro ingresso è comunque libero. Si inalbera e sposta la querelle, che a quel punto si fa pericolosa per me, sul versante dell’onore. «Ma come ti permetti, pezzo di porco, a prendertela con una fimmina? ». «Scusi, non ho offeso nessuno, ho solo parcheggiato in un posto dove è consentito farlo». Ma ormai siamo a un livello da Cavalleria Rusticana. Il tizio gira intorno alla macchina, lato guida, con intenti molto seri. È a pochi centimetri dal vetro, che mi guardo bene dall’abbassare. Minacciandomi, mi urla di andare via subito, apostrofandomi più volte come un maiale che se la voleva discutere con una fimmina. A quel punto ho due alternative. Restare sul posto, scendere dalla macchina e proseguire verso l’ospedale. Ma è chiaro che rischio di arrivarci in barella e dal lato del pronto soccorso. Sarebbe poi spuntata una pistola o un coltello se insistevo, essendo nel giusto, mi chiedo adesso dopo i fatti di Borgo Nuovo e Cruillas? In quel momento non ci ho pensato, l’unica cosa che ho fatto è stata quella di rimettermi in moto e fermarmi cinquanta metri più avanti. A distanza di sicurezza dal nostro compare Alfio e con più di un brivido lungo la schiena per il pericolo scampato. C’è da dire che tutto questo è avvenuto in pieno giorno, in una strada molto battuta e commerciale, senza che nessuno intervenisse. Ma anche nel cuore di Palermo, lungo il salotto di Via Libertà, può capitare di assistere a roba simile. Come accaduto a quel signore che, salendo sul 101, ha esortato un peso massimo a non rivolgersi in modo razzista verso dei ragazzi di colore. È stato costretto a darsela a gambe, inseguito dal tizio che voleva picchiarlo. È chiaro che ogni fatto ha la sua genesi e che non si può generalizzare. Ma mettendo insieme diversi episodi eclatanti, recenti e passati, che già comunque compongono una casistica di tutto rispetto, e i tanti che ciascuno di noi potrebbe elencare e che solo per un caso non hanno avuto l’onore delle cronache, qualche ragionamento, su quanto sia difficile vivere in una città come questa, e su come in qualsiasi momento si possano correre seri rischi, pure in ambiti non periferici e degradati, si potrebbe fare.

1 commento:

  1. Anche a me sono capitati, in misura diversa, episodi del genere. E' tremendo vivere in una città - e in una società - ormai abituata alla violenza verbale e spesso anche fisica.

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