mercoledì 21 febbraio 2018

L'importanza del voto di genere e il molto che c'è da fare oltre il voto.

La Repubblica Palermo - 21 febbraio 2018
LA LUNGA MARCIA OLTRE LE QUOTE ROSA
Francesco Palazzo

Si torna a discutere animatamente — ne dava conto ieri un articolo di Claudia Brunetto — intorno alla norma che prevede il doppio voto di genere alle elezioni amministrative, possibilità utilizzata anche a Palermo nel giugno dello scorso anno. Ricorderete. Se si segnava il voto per un uomo e si voleva esprimere il secondo, doveva essere per una donna e viceversa. È servito ciò a portare più donne a Palazzo delle Aquile? Sì. Le consigliere sono il 30 per cento ed erano al 18 dopo il voto del 2012, dove si scriveva un solo nome nella scheda elettorale. Se vogliamo fare un paragone con la stessa tornata elettorale del 2017, vediamo com’è andata nelle circoscrizioni, dove c’è pure la doppia preferenza. Su 75 consiglieri eletti nelle otto circoscrizioni le donne sono state 11, nemmeno il 15 per cento. Questo dimostra che la doppia scelta ha svolto bene il suo compito solo per Sala delle Lapidi e pure in tanti altri Comuni. In totale, dal 2013, ossia da quando è possibile in Sicilia attribuire le due preferenze di genere, è raddoppiata la presenza femminile nei Consigli comunali. È probabile che alle Politiche di marzo si possa verificare un aumento della presenza rosa in Parlamento, perché il Rosatellum dispone correttivi di genere sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali. Va però detto che all’Assemblea regionale, dove c’è la preferenza unica, si è verificato un aumento di presenze femminili nelle ultime due elezioni. Nella diciassettesima legislatura, l’attuale, le donne nel Parlamento siciliano sono 16 su 70, quasi il 23 per cento. Nella sedicesima erano 15 su 90 (tanti erano allora i deputati), quasi il 17 per cento. Nella quindicesima legislatura, ma più o meno era successo lo stesso nelle due ancora precedenti, le donne elette erano state 3 su 90, appena il 3,33 per cento. Cos’è accaduto? Nelle ultime due tornate elettorali sono approdati in Parlamento gli eletti del Movimento 5 stelle, che essendo una formazione politica giovane, e dunque rappresentando mediamente le ultime generazioni, nelle quali il ruolo delle donne è certamente cambiato, ha fatto sbarcare all’Ars quasi la metà della componente complessiva femminile. Mettendo insieme quanto detto, possiamo dire che la doppia preferenze di genere è generalmente utile, ma che il lavoro principale va fatto dentro partiti e movimenti, spesso formanti club per soli uomini al comando, che difficilmente fanno spazio all’altra metà del cielo. Che quasi sempre in politica è poco litigiosa e più concreta. Avete mai visto donne che fanno scissioni o cose simili?
Nel mondo della politica, che è uno specchio della società, ci vogliono ancora nella nostra terra molti passi in avanti. Basti pensare che a Palermo e a Catania, con l’eccezione di Elda Pucci, sindaco nel capoluogo dal 1983 al 1984, i sindaci sono stati tutti uomini. Stesso risultato per i presidenti delle attuali otto circoscrizioni palermitane e delle sei catanesi. Come, del resto, non c’è mai stata una donna a guidare il governo della Regione e l’Assemblea. D’altra parte sul palco del teatro Massimo, ad annunciare l’inizio di Palermo capitale della cultura 2018 erano sei, su sei, esponenti istituzionali della politica locale e nazionale appartenenti al sesso maschile. Per il momento, dunque, teniamoci quanto occorre a equilibrare un quadro segnato da una preponderanza maschile nell’universo della politica, non soltanto siciliana. Ciò a breve e medio raggio. A lunga scadenza dobbiamo sempre più costruire una società, non soltanto in ambito politico, in cui tali rimedi non avranno più motivo di esistere. Ma la strada da fare è ancora tanta, per nulla semplice e non passa solo dalle urne. Considerato che, quando va bene, non si va oltre il 30 per cento e che le poltrone più importanti, nei partiti come nelle istituzioni, vedono in prima fila, nella quasi totalità dei casi e almeno dalle nostre parti, solo uomini.

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